Gooooood Morning, ASCOLI.
10 anni di torpore, un periodo infinito per una città che avrebbe, in questi anni, dovuto attivare strumenti per poter competere con le altre località turistiche delle Marche e del centro Italia e ritagliarsi la propria fetta di sviluppo e di crescita dell’economia. Tutto ciò non è accaduto: Ascoli è rimasta al palo, pensando di poter ancora a lungo giovarsi di una rendita di posizione derivante dal fatto di aver per tanti anni rappresentato l’estremo nord della Cassa per il mezzogiorno e di essere, per questo, territorio appetibile per tanti industriali improvvisati che calavano nel piceno le loro imprese per accedere a fondi pubblici e che poi, immancabilmente, non appena possibile, fuggivano col bottino.
Di questo, chi ha avuto affidata dai cittadini la responsabilità di amministrare una città quale quella di Ascoli, avrebbe dover avuto la consapevolezza e sopratutto la capacità e volontà di mettere in atto strumenti capaci di anticipare la crisi e di indirizzare le energie del territorio in altre direzioni.
Oggi, invece, tanti sono gli imprenditori intenti a leccarsi le ferite (basta farsi un giro in centro per vedere quante sono le attività commerciali cessate e i locali rimasti sfitti) perché nessuno in questi anni ha favorito la diversificazione degli investimenti e promosso in modo adeguato un territorio che avrebbe tutte le carte in regola per rappresentare un’eccellenza sia sotto il profilo del patrimonio artistico, culturale, e paesaggistico che della produzione di prodotti tipici.
La vicenda del riconoscimento della città di Ascoli come patrimonio dell’umanità da parte dell’UNESCO è emblematica: tante potrebbero essere le risorse indirizzate sulla nostra città in questo caso ma, una simile ipotesi, imporrebbe anche dei vincoli dal punto di vista urbanistico e paesaggistico, vincoli che probabilmente confliggono con volontà speculative più o meno manifeste, ed allora si preferisce soprassedere, si sceglie di garantire comunque a qualcuno la realizzazione dei propri interessi anche a costo di lasciare in agonia un territorio.
Good morning Vietnam gridava uno strepitoso Robin Williams nel famoso film diretto da Barry Levinson. Good morning Ascoli ci piace urlare in questi afosi giorni di campagna elettorale. Stavolta è la volta buona
10 anni di torpore, un periodo infinito per una città che avrebbe, in questi anni, dovuto attivare strumenti per poter competere con le altre località turistiche delle Marche e del centro Italia e ritagliarsi la propria fetta di sviluppo e di crescita dell’economia. Tutto ciò non è accaduto: Ascoli è rimasta al palo, pensando di poter ancora a lungo giovarsi di una rendita di posizione derivante dal fatto di aver per tanti anni rappresentato l’estremo nord della Cassa per il mezzogiorno e di essere, per questo, territorio appetibile per tanti industriali improvvisati che calavano nel piceno le loro imprese per accedere a fondi pubblici e che poi, immancabilmente, non appena possibile, fuggivano col bottino.
Di questo, chi ha avuto affidata dai cittadini la responsabilità di amministrare una città quale quella di Ascoli, avrebbe dover avuto la consapevolezza e sopratutto la capacità e volontà di mettere in atto strumenti capaci di anticipare la crisi e di indirizzare le energie del territorio in altre direzioni.
Oggi, invece, tanti sono gli imprenditori intenti a leccarsi le ferite (basta farsi un giro in centro per vedere quante sono le attività commerciali cessate e i locali rimasti sfitti) perché nessuno in questi anni ha favorito la diversificazione degli investimenti e promosso in modo adeguato un territorio che avrebbe tutte le carte in regola per rappresentare un’eccellenza sia sotto il profilo del patrimonio artistico, culturale, e paesaggistico che della produzione di prodotti tipici.
La vicenda del riconoscimento della città di Ascoli come patrimonio dell’umanità da parte dell’UNESCO è emblematica: tante potrebbero essere le risorse indirizzate sulla nostra città in questo caso ma, una simile ipotesi, imporrebbe anche dei vincoli dal punto di vista urbanistico e paesaggistico, vincoli che probabilmente confliggono con volontà speculative più o meno manifeste, ed allora si preferisce soprassedere, si sceglie di garantire comunque a qualcuno la realizzazione dei propri interessi anche a costo di lasciare in agonia un territorio.
Good morning Vietnam gridava uno strepitoso Robin Williams nel famoso film diretto da Barry Levinson. Good morning Ascoli ci piace urlare in questi afosi giorni di campagna elettorale. Stavolta è la volta buona
Nessun commento:
Posta un commento