giovedì 23 aprile 2009

L'università ad Ascoli, un sogno da realizzare


Mi è mancato poter studiare nella mia terra natale. In città è mancato il respiro culturale»
Ascoli Piceno - 22/4/2009, 16:20

Ascoli - «Sedici miliardi di vecchie lire, ovvero 8 milioni di euro. Non un regalo per la sottoscritta. Ma qualcosa che avrebbe cambiato la fisionomia della nostra città. Qualcosa che avrebbe offerto una vocazione nuova a questo territorio che privato di quella parte che gli conferiva il titolo di città del calzaturiero, cominciava a svuotarsi e a mancare di una caratterizzazione che, lungi dall’essere solo una questione economica, (sebbene faccenda non secondaria) diventava come la mancanza di un nome proprio per un essere umano. Non trattasi di un indovinello. Sarebbe troppo semplice trovare la soluzione. Troppo palese il fallimento del centro destra sul tema. Il tema caldo. Il tema dei giovani e non solo. La mancata realizzazione del Polo universitario ad Ascoli. Lungi dal volermi soffermare sui perché non si sia giunti alla realizzazione, mi soffermerò su cosa è venuto a mancare.E’ venuto a mancare un qualcosa che avrebbe scongiurato l’esodo di noi ragazzi, costretti ora a migrare per proseguire gli studi dopo il conseguimento del diploma e gravare sulle famiglie con spese per affitti, viaggi e tutto ciò che comporta la condizione di fuori sede. Questo è il dato palese visibile agli occhi di tutti.Cosa si vede meno? Forse che con questa lacuna si è persa l’occasione di dare un input al sistema economico di questa città ormai spenta. Qualcuno forse pensa che non si crei un “risultato economico” con la realizzazione di un Polo Universitario. Analisi errata. Certamente, non sono risultati immediatamente tangibili, ma mi chiedo cosa offra risultati immediati dal punto di vista economico. Sicuramente sarebbe stata un’opera i cui frutti si sarebbero avuti nel tempo e a parer mio non si sarebbe neanche dovuto attendere troppo.Ne avrebbe giovato il settore immobiliare, tutto le attività che ruotano attorno all’università e alla vita universitaria, quali librerie, tipografie, servizi in generale, ristorazione. Questo è un aspetto che si vede meno ma che un occhio attento avrebbe saputo leggere.Ma veniamo a cosa è mancato a me. A me è mancato il respiro culturale che potrebbe avvertirsi in una città universitaria, ove fosse possibile coltivare i proprio interessi “culturali” ove potrebbe saziarsi un bisogno di sapere che la mia città non ha mai appagato costringendomi all’esodo coatto, in quelle città dove questa sete poteva esser soddisfatta. Mi è mancato poter studiare nella mia terra natale. Ciò non vuol dire che Ascoli debba avere inutili doppioni di corsi di laurea. Studiare nella mia città non vuol dire unicamente seguire qui il corso di laurea che si confà alle mie attitudini. Vuol dire comunque trovare un humus fertile al soddisfacimento della mia sete di conoscenza, che si realizza attraverso biblioteche ben fornite, che offrano un servizio adeguato. Si realizza attraverso il contatto con studenti che giungono da altre parte di Italia e perché no d’Europa, portatori di un loro bagaglio di tradizioni, di cultura, di sapere da scambiare. Da condividere. Ascoli. Quale cornice migliore?Cosa potrebbe esser se non la degna sede di una università che miri al raggiungimento di alti livelli qualitativi e non soltanto alla conquista quantitativa di studenti?Che sogno sarebbe avere qui degli interessanti dottorati di ricerca! Ascoli città della ricerca. Cosa potrebbe impedirle di assumere questo ruolo? Credo solo l’inefficienza di classi dirigenti e di amministratori che deficiano di capacità progettuale. Purtroppo non vi trovo altra motivazione. Vorrei cominciare a sentire nell’aria questo fervore intellettuale. Il respiro culturale prima menzionato. Spero si esca presto da questo torpore e da questa chiusura. Spero nel vero cambiamento. Spero che almeno questo mio desiderio possa esser soddisfatto.Ho ormai concluso gli studi, ma il pensiero va ai nuovi maturandi, a questa nuova generazione che si appresta a intraprendere questo cammino. La politica non è pensare a sé stessi ed è per questo che ogni mezzo che avrò a disposizione per far sentire questa mia voce, lo utilizzerò. E’ un sogno da realizzare. I giovani di questa città lo meritano».


Daniela Santoni

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