domenica 8 marzo 2009

Linee programmatiche PD amministrative 2009

Documento propedeutico al confronto per la formulazione del programma delle amministrative

Linee Programmatiche
Partito Democratico – Unione Comunale – Ascoli Piceno


Questo lavoro ha solo funzione di stimolo rispetto alla discussione che nel partito si sta aprendo per la definizione del programma amministrativo delle prossime elezioni. Queste poche pagine vanno perciò considerate come un intervento di apertura alla discussione predetta.
La commissione su mandato del coordinatore dell’unione comunale ha affrontato il tema delle linee d’indirizzo programmatiche propedeutiche alla formulazione e stesura del programma in vista delle elezioni amministrative del 2009, da portare alla discussione dell’assemblea.
La commissione ha inteso individuare punti di forza che dovranno costituire la spina dorsale del programma amministrativo. La prima riflessione da affrontare nell’assemblea riguarda l’opportunità o meno di ripartire dai temi programmatici, ad oggi inattuati, da un’amministrazione a dire poco imbarazzante e inconcludente che nulla ha prodotto in termini di scelte e infrastrutture imbrigliate da procedure fasulle e opportunistiche che hanno impedito di arrivare a soluzioni definitive e stabili tali da far crescere la città che invece ha subito negli otto anni di amministrazione Celani un depauperamento culturale e sociale e che ha privato al città di quell’autorevolezza che è propria di un capoluogo di provincia.
Non esiste ancora oggi un’idea di sistema della città che invece è fondamentale avere essendo propedeutica ad ogni ipotesi di programma amministrativo . Nell’analisi della situazione e nel raffronto con quanto non realizzato la commissione, ha individuato punti nodali divenuti oggi “emergenze”:

1) Università
2) Piano regolatore e Infrastrutture; Sostenibilità
3) Centro Storico
4) Viabilità e Sosta
5) Problema SGL Carbon
6) Energia e Rifiuti
7) Lavoro e disoccupazione
8) Servizi alle famiglie
9) Giovani
10) Ambiente
11) Innovazione tecnologica (Città Digitale)
12) Cultura: distretto culturale

Il contesto di riferimento

La Regione Marche si caratterizza per un generale rallentamento nello sviluppo; anche nei settori nei quali si riscontra una crescita, questa è inferiore al dato medio delle principali aree del Centro e del Nord-est. La crescita dell’occupazione nel terziario (dato che esprime un certo livello di modernizzazione) è più limitata, se confrontata con i dati del centro Italia. All’interno della Regione, la provincia di Ascoli Piceno è quella che si caratterizza per le maggiori difficoltà; l’analisi del tasso di disoccupazione consente di verificare come siano consistenti le differenze tra Pesaro Urbino (tasso di disoccupazione pari al 7,3%) ed Ascoli Piceno (tasso di disoccupazione pari al 5,7%). Secondo l’Osservatorio Regionale sul Mercato del Lavoro (Rapporto Annuale 2008), sono circa 1.900 i lavoratori collocati in mobilità ad Ancona e ad Ascoli Piceno (risultano essere pari a circa 1.300 per le provincie di Macerata e di Pesaro Urbino).
In tale contesto NON POSITIVO, la posizione della Città di Ascoli Piceno (capoluogo di una nuova provincia di dimensioni più piccole) è particolarmente preoccupante.



La perdita di identità

La vocazione industriale che aveva caratterizzato l’economia e lo sviluppo della cittadina negli anni ’60, con l’attrazione d’investitori esterni all’area (anche multinazionali) tramite la Cassa per il Mezzogiorno, SEMBRA ORMAI PERSA! Il processo di allontanamento di tali imprese è evidente e ben poco è stato fatto –almeno in termini preventivi- per evitare tale eventualità. Al tempo stesso è entrato in crisi anche l’indotto collegato a tali aziende, in modo particolare quelle imprese che non sono riuscite a trovare un proprio mercato autonomo. Peraltro, tale situazione era stata più volte prevista e la Città non è riuscita a realizzare un necessario processo di riconversione, assumendo un atteggiamento passivo e non proattivo, attendendo invece che la crisi si presentasse nella sua gravità più ampia.
Ma l’evoluzione o meglio l’involuzione economica della Città di Ascoli Piceno va letta in stretta connessione ai dati socio-demografici, rilevando così un processo negativo anche da questo punto di vista. Il lavoro (un tempo comunque “sicuro”) risultato del processo d’industrializzazione delineato ha consentito un certo livello di benessere, ma ha riguardato nella maggior parte dei casi “un’attività operativa”. Non può sfuggire che, in piccolo, la Città di Ascoli Piceno ha funzionato come una sorta di serbatoio di manodopera –relativamente qualificata- almeno in una prima fase, per tali aziende, avendo queste la “testa” (e quindi gli organi dirigenziali –con esclusione del direttore di stabilimento) nelle sedi centrali.
Il risultato è stato negativo anche dal punto di vista dei processi imprenditoriali: è mancato lo stimolo che va riscontrato in altre aree verso la creazione di nuove attività.
Il mancato sviluppo di varie istituzioni (si pensi, solo per esempio, all’Università ed al Conservatorio) sembra il risultato di un processo voluto (e non casuale) da parte dei poteri più conservatori che hanno così bloccato e controllato la Città nei suoi vari aspetti, senza consentire quella crescita che la stessa avrebbe meritato e potuto, se adeguatamente gestita.

La città non si è preparata per le nuove generazioni
Ma l’aspetto più negativo è che la Città di Ascoli Piceno non ha predisposto il proprio territorio per le nuove generazioni (in particolare, per i “propri figli” che hanno studiato ed hanno acquisito competenze in vari settori) e che quindi richiedono opportunità adeguate. L’assenza di una strategia di sviluppo territoriale ha così determinato “l’allontanamento obbligato di tanti giovani”, che non hanno trovato interessi nell’area oggetto di analisi; la problematica della “fuga di cervelli” trova così un effettivo riscontro nella nostra Città. Al tempo stesso produce un fenomeno particolarmente pericoloso, noto agli studiosi di demografia, determinando un progressivo invecchiamento medio della popolazione. Non è del tutto irragionevole che la proiettoria individuata continui nei prossimi dieci anni, con la presenza di una Città sempre “più invecchiata” e sempre “più povera”, SE NON VERRANNO REALIZZATI INTERVENTI SPECIFICI.
E’ evidente in tal senso la responsabilità dell’Amministrazione precedente che – almeno nei fatti, a differenza delle molte parole- non è intervenuta in alcun modo su tali attività.

Ma qual è la nuova identità?
Alla perdita di un’identità “industriale”, caratterizzata dalla grande dimensione aziendale (in realtà “più subita” che “voluta”), non si è sostituita con chiarezza una nuova identità. Riguardo quest’ aspetto, è possibile sottolineare che le azioni finora attuate dall’Amministrazione Comunale negli ultimi dieci anni sono di tipo prevalentemente tattico, spesso non coerenti tra loro, caratterizzate da alcun tipo di pianificazione. E’ evidente l’assenza di una strategia; a tal proposito si può evidenziare che numerose manifestazioni organizzate e/o azioni intraprese non hanno un “filo conduttore” comune e sono limitate “al singolo fatto”. Manca, in sostanza, un continuum logico d’interventi, verso un determinato obiettivo.
E’ importante pensare ad Ascoli come città territorio. Il sistema industriale, quello della mobilità e dei trasporti il rapporto con i territori circostanti, le attività turistiche e commerciali, la qualità della vita nei centri urbani delle città circostanti, sono destinati ad integrarsi e a condizionarsi reciprocamente.
Costruire una piattaforma di dialogo fra soggetti che operano nello stesso campo appare oggi un’esigenza irrinunciabile se non si vuole correre il rischio di un crescente isolamento e una conseguente autoreferenzialità delle proprie attività.
In questo tempo caratterizzato da fattori dominanti opposti come la formazione di reti e flussi globali e dalla crescente omologazione di modelli culturali e comportamentali, l’incontro e il confronto delle idee, lo scambio e la cooperazione tra i diversi soggetti delle città rappresentano, perciò, un potente strumento di crescita.
Si deve approfittare di queste novità e cercare di indirizzare i cambiamenti vivendoli come opportunità di progresso e non come ostacolo allo sviluppo.
E’ importante contrastare le diffidenze e lo sterile campanilismo di chi crede di poter salvare il proprio benessere difendendo l’esistente e rifiutando le sfide che pone l’inevitabile apertura degli orizzonti fisici tra le comunità.
L' amministrazione sarà chiamata ad operare per creare forti sinergie tra le città, sottoscrivendo un’alleanza strategica per lo sviluppo economico, strutturale e culturale tra Ascoli e le città viciniori capace di ideare e realizzare progetti comuni in settori dell’amministrazione , delle attività produttive, della cultura , dei servizi, del sistema formativo.
E’ importante impegnarsi a:

1) Costituire una rete organizzata di relazioni tra le città e procedure di consultazione sulle scelte politiche strategiche nell’ambito del rapporto con la Regione, il governo e l’Unione Europea, per assumere un ruolo comune di rappresentanza a tutela degli interessi territoriali nelle istituzioni e nelle reti tra città.
2) A intraprendere azioni comuni sul tema della pace e della cooperazione internazionale
3) A costituire uno specifico gruppo di lavoro con lo scopo di proporre una conferenza di progetto che dovrà definire i piani di lavoro comuni da sviluppare e varare le agende delle amministrazioni coinvolte.
4) A creare gruppi di lavoro tematici con lo scopo di disciplinare in modo omogeneo, ove possibile, le attività di interesse collettivo a favorire lo scambio di buone pratiche in particolare per quanto riguarda le politiche sociali, con specifico riferimento ai processi di invecchiamento della popolazione, alle conseguenze di questo fenomeno nell’organizzazione della vita cittadina e alle scelte delle amministrazioni a sostegno degli anziani.
5) A realizzare, in via prioritaria ma non esaustiva, iniziative a partire da :
· Comunicazione : ideazione e realizzazione di campagne comunicative di comune interesse; scambio di informazione e programmazione , per quanto di competenza , delle attività culturali , promozionale e fieristica delle città aderenti, costituzione di reciproche antenne per la produzione e diffusione delle attività culturali , museali espositive e turistiche, ideazione, progettazione e realizzazione di esperienze di e-goverment , t-goverment e di utilizzo delle nuove tecnologie per la partecipazione dei cittadini
· Cultura : sviluppare il concetto di complementarietà delle città con le quali si fa sistema 0in ambito culturale, attraverso un progetto di conoscenza, discussione, progettazione, promozione e produzione dell’attività, coordinamento delle iniziative per evitare dannose sovrapposizioni ; stretta collaborazione tra le istituzioni culturali, con la supervisione delle amministrazioni ed eventuale apertura di nuove sedi operative; realizzazioni di network ideativi/produttivi fra i circuiti artistici e culturali delle città in sinergia ; studio delle forme e delle modalità di un’eventuale integrazione del sistema mussale ed espositivo e dei loro servizi/prodotti; scambio di esperienze e studio sull’organizzazione e sullo sviluppo di eventuali prodotti di gestione dei sistemi bibliotecari.
· Educazione e scuola : scambio di esperienze e collaborazione per il rafforzamento delle iniziative educative per l’infanzia e per la scuola dell’obbligo, in particolare per consolidare e sviluppare i servizi , migliorare la comunicazione e lo scambio di esperienze tra gli educatori, attivare nuovi interventi e programmi per la qualità educativa
· Europa : collaborazione nell’ambito delle Reti europee per valorizzare e rafforzare il ruolo delle rispettive amministrazioni comunali all’interno delle associazioni comunitarie e internazionali di città ; sviluppo di proposte progettuali comuni, da presentare per il co-finanziamento nell’ambito di programmi messi a disposizione delle istituzioni comunitarie.
· Formazione : progettazione, finanziamento e realizzazione di moduli formativi nel campo del welfare e dell’intermediazione culturale
· Inquinamento e ambiente : Analizzare le problematiche della gestione dei sistemi di rilevamento ambientale e delle politiche di riduzione delle varie forme di inquinamento ambientale ( atmosferico, acustico, luminoso ed elettromagnetico) al fine di verificare le esperienze più efficaci e incisive. Confrontare le forme di comunicazione con i cittadini in rapporto alle loro sensibilità sui diversi temi ambientali. Sviluppare un confronto sulle gestione del verde pubblico ( parchi e alberature) , e sul modello di gestione promuovendo sinergie e scambio di pratiche migliori ed esperienze.
· Modelli organizzativi e gestione dei servizi : Analisi dei modelli e dei bisogni organizzativi delle amministrazioni in sistema per individuare e diffondere le buone pratiche ; identificazione delle necessità informatiche per un’eventuale sperimentazione , personalizzazione e acquisto di software.
· Politiche di pari opportunità e delle differenze . Valorizzare le esperienze locali già in essere e in particolare promuovere sinergie tra le istituzioni e le realtà associative e di movimento fuori dalle istituzioni, favorendo le relazioni e lo scambio di buone pratiche. Importante favorire quelle attività che promuovono la cultura del rispetto, dell’accoglienza e dello scambio, per favorire il dialogo delle differenze e tutelare i diritti in ambito sociale, culturale e lavorativo nell’ottica del superamento delle discriminazioni basate sull’identità di genere.
· Sistema commerciale produttivo e turistico.importante valorizzare e promuovere le botteghe storiche , dell’artigianato artistico, e delle produzioni tipiche .studio di specifiche azioni di collaborazione e azioni promozionali sul sistema turistico ( in collaborazione con le Regioni, le Provincie e le Comunità montane).
· Trasporti. E’ necessario facilitare la mobilità all’interno e tra le città viciniori facendo convergere le formule tariffarie e gli standard di servizio dei trasporti pubblici; render validi, ove possibile, gli stessi titoli di viaggio nelle città viciniori; studiare e sviluppare soluzioni tecnologiche comuni per il controllo e la limitazione del traffico privato nei centri storici. Favorire la mobilità ciclabile e gli interventi in funzione di una riduzione della mobilità su gomma. Diffondere il modello della mobilità elettrica “zero emissioni”
· Urbanistica, Territorio, partecipazione. Necessaria la costruzione di un modello di urbanistica partecipata a partire dalla discussione sul Piano regolatore Generale , studio di politiche e avvio di sperimentazioni legislative sui temi degli orari della città e del territorio circostante, della sicurezza e del degrado ; avvio di uno studio sulla costruzione di un percorso partecipativo sul bilancio a cominciare dal bilancio di genere.

6) a favorire i rapporti tra le Università Marchigiane .
7) a Sviluppare le possibili sinergie, attraverso il loro coinvolgimento , tra le istituzioni gli enti e le aziende partecipate presenti sui territori .
8) a favorire il dialogo e la cooperazione dell’associazionismo e del volontariato operante sui territori attraverso al progettualità delle amministrazioni e l’istituzione di sedi di confronto tra le diverse realtà.
L’idea di città che vogliamo deve prendere forza dal confronto e dalla relazione continua con i cittadini e le organizzazioni. La città deve assurgere a capoluogo della nuova provincia riprendendo ad essere interlocutore attivo e propositivo capace di valorizzare gli interessi reali della collettività e riassumere autorevolezza nel rapporto con gli enti di riferimento ( Provincia e Regione) e le altre realtà territoriali.
In un periodo di collasso economico come quello che si sta attraversando occorre costruire importanti elementi di collegamento con le istituzioni nazionali ed europee in modo da attrarre risorse e raggiungere necessarie opportunità di sviluppo.
Lo sviluppo urbanistico della città deve essere concepito come un sistema che nel mentre frena ondate speculative, non ferma per questo la possibilità di crescita. Importante realizzare una pianificazione ragionata, partecipativa condivisa che porti all’approvazione del piano regolatore generale fermo ormai da nove anni.
Il nuovo PRG dovrà essere un piano possibile e basato su una regolazione d’impronta sistemica:
Il sistema Ascoli ed il suo territorio.
Tutto il territorio comunale dovrà essere interessato dalle scelte che non potranno non tener conto delle frazioni ma anche dei comuni limitrofi e dell’intera provincia.
Il PRG dovrà essere basato su scelte strategiche che indirizzino le potenzialità disponibili in un processo che garantisca una rivitalizzazione sociale ed economica coerente con la sostenibilità ambientale; dovrà essere la sintesi tra un sistema economico in grave crisi, un sistema sociale sempre più complesso ed un ambiente difficile da tutelare.

Gli obiettivi da perseguire che dovranno essere integrati da politiche programmatorie specifiche possono essere riassunti in:
· Organizzazione di una base conoscitiva dello stato attuale (infrastrutturale, demografico, ambientale, sociale, economico ecc) dalla cui analisi emergano sia le criticità sia le potenzialità rispetto alle risorse presenti nel territorio;
· Un Piano Regolatore redatto mediante la metodologia della Valutazione Ambientale Strategica ovvero un piano partecipato e condiviso che coniughi la tensione tra sviluppo e identità, tra locale e territorio, tra attori pubblici e privati e che non sia un modello rigido.
· Centralità del quadro della pianificazione organizzato con indicazioni programmatiche precise rispetto ai grandi temi della città ed ai nodi strategici con particolare riferimento alle infrastrutture, al reperimento di aree a standard (verde, parcheggi, attrezzature sportive, sociali ecc) alla riqualificazione dei quartieri periferici, alla valorizzazione delle frazioni ed alla accessibilità.
· Riorganizzazione del sistema della viabilità, della mobilità, del trasporto pubblico, dei percorsi ciclabili e pedonali e dei parcheggi pubblici.
· Ricostruzione del dialogo tra l’ambiente urbano e il paesaggio le cui categorie costitutive (colline, frontone san Marco, sponde Tronto e castellano, monte Ascensione, monte Vettore) dal punto di vista orografico, morfologico e di visuale prospettica hanno contribuito a creare l’attuale immagine urbana.
· Il centro storico non solo visto in rapporto alle altre parti di città ma baricentro di un sistema integrato di strumenti di programmazione come un Piano di Recupero, un piano del commercio, un piano di abbattimento delle barriere architettoniche, un piano dell’arredo urbano, un piano del traffico che abbiano come obiettivo comune la sua rivitalizzazione senza la paura di nuovi interventi se necessari, funzionali e finalizzati all’interesse pubblico.
· Sopperire alla mancanza di spazi comuni nelle periferie con la previsione di aree verdi, di parcheggi, di spazi per il tempo libero differenziando quelli di valenza di quartiere da quelli di valenza comunale per creare un assetto che soddisfi le esigenze a scala urbana.
· Le frazioni sono nodi strategici devono essere dotate di appositi piani attuativi con i quali provvedere a sanare le carenze di servizi e di collegamenti, stabilire interventi di riqualificazione e di nuova espansione privilegiando la qualità per invertire il fenomeno della migrazione verso il capoluogo.
· Reperire aree per realizzare edifici per l’edilizia residenziale pubblica che non siano “specializzate” ma siano individuate in aree di espansione residenziale.
· Individuare in tutte le zone omogenee, incluso il centro storico, immobili da destinare a edilizia residenziale pubblica al fine di incoraggiare l’integrazione sociale.
· Affrontare in modo complessivo le operazioni di trasformazione e di riqualificazione delle aree a maggior sofferenza infrastrutturale perseguendo l’obiettivo dell’interesse pubblico anche mediante strumenti perequativi.
· Incentivazione dell’uso della bioedilizia e della autonomia energetica per le nuove costruzioni ma anche per le ristrutturazioni.
· In merito alla problematica dei rifiuti ed alla produzione di energia vanno ipotizzate soluzioni alternative verificandone l’interesse pubblico e la sostenibilità ambientale mediante l’applicazione delle metodologie di Valutazione Ambientale Strategica e di Valutazione di Impatto Ambientale senza preclusioni e preconcetti spesso determinati dalla non conoscenza.
· No ad un ambientalismo che nega a priori gli interventi necessari per la città si ad una verifica rigorosa degli impatti ambientali e della sostenibilità delle scelte.
· Evitare lo sviluppo verso est che acutizzerebbe il fenomeno della perdita di identità della città e che causerebbe specie se verso Campolungo un aggravio di traffico sull’asse centrale di Monticelli determinato dall’aumento di carico insediativo. Ascoli non è una città lineare. Le nuove aree di espansione residenziale devono essere individuate evitando di sfrangiare l’attuale forma della città invadendo in maniera indiscriminata le zone agricole.
· Dopo la fase di trasposizione degli ambiti di tutela delle categorie costitutive del paesaggio stabiliti dal Piano Paesistico Ambientale Regionale privilegiare le aree franche o esenti dagli stessi e già infrastrutturate per individuare le nuove aree di espansione evitando eccessivi consumi di suoli lontani dall’attuale edificazione.
· Attuazione del PRG nelle zone di completamento anche mediante piani attuativi finalizzati al recupero delle zone periferiche a maggiore sofferenza senza escludere aprioristicamente l’intervento dei privati se finalizzato all’interesse pubblico.
All’interno del PRG non si può prescindere dalla soluzione SGL Carbon, vera emergenza lavorativa e ambientale della città la cui soluzione deve subire un’accelerazione in termini di scelte ripartendo dal lavoro svolto sino ad oggi da Provincia e Regione e Comune anche se il comune di Ascoli latita attratto com’è dalla sola visione urbanistica del problema tanto da aver tenuto “nascosto” per 11 mesi la prima relazione di sintesi dello studio di fattibilità per la riconversione della SGL Carbon . Ci si augurava che questo percorso, avviato tra le Istituzioni, poteva permettere a questa città di superare quel “blocco cognitivo” che l’ha colpita sul caso Carbon: purtroppo niente di tutto ciò. Siamo ancora all’impasse totale e alla vanificazione degli sforzi fin qui prodotti.
Della riconversione dell’area Carbon ormai si parla da troppo tempo. Tante sono state le strumentalizzazioni create a diversi livelli e dai vari soggetti. La ormai improcrastinabile riconversione dell’area Carbon ci deve costringere a fare un grande salto di qualità in termini di idee programmatiche , di lungimiranza , di unità di intenti, di collaborazione tra Enti e parti sociali, di volontà e di azione politica , amministrativa e sociale. E’ necessario superare quella fase del cosiddetto “pensiero magico” secondo il quale basta la sola enunciazione del problema per la soluzione dello stesso. E’ un “pensiero” che ha fatto presa in città da molti anni causando anche molti danni.
Se esiste una sola possibilità di soluzione del problema Carbon essa passa attraverso la grande capacità politica, amministrativa e sociale di questo territorio di far diventare questo problema un caso nazionale ed europeo: individuando priorità, metodologia e tempi necessari e conseguenti (con gli adeguati finanziamenti anche europei).
Ci sono dei passaggi obbligati e indifferibili:
1. Il ricollocamento di tutti i lavoratori e la creazione di nuovi posti di lavoro
2. La responsabilizzazione dell’azienda sulla bonifica e il riutilizzo dell’area
3. Il progetto complessivo di sviluppo sostenibile futuro dell’area, come obiettivo strategico della crescita occupazionale, economica e sociale della città.
Tra il 1905 e il 1917 fu presa, per la città, una decisione storica, ben precisa e forte. Si insedio la SICE che dal 1920 ha significato il motore propulsore dell’intera economia del territorio ascolano.
Ha creato enormi ricchezze ma anche inquinamento e insalubrità dell’ambiente.
Oggi è diventata ingombrante e incompatibile con la città che l’ha vista nascere.
Ha prodotto inquinamento e molti, troppi, sono stati i morti all’interno e all’esterno della fabbrica.
E’ tempo che se ne vada !!
Oggi la riconversione dell’area e dello stabilimento Carbon deve essere il volano per l’intera economia di Ascoli, è la più grande, forse unica, opportunità che Ascoli ha per il suo sviluppo e il suo futuro per il prossimo secolo.
Ogni ipotesi di utilizzo deve dare lavoro e sviluppo per i prossimi cento anni.
La centralità dell’intervento, come peraltro si evince dallo studio del CFR, dovrà essere costituita dal Polo Scientifico-Tecnologico, occorre definire perché ancora oggi non è chiarita da parte delle amministrazioni Pubbliche coinvolte (Comune, Provincia, Regione, Università, Confindustria e Camera di Commercio) la natura e la vocazione di tale polo (non può, infatti, essere generalista ma vocato ad alcuni settori di ricerca e di produzione innovativa).
Per essere concreti occorre realizzare un Polo di ricerca energetico europeo, un centro studi all’avanguardia nella ricerca di fonti di energia rinnovabile e non inquinante, di formazione universitaria e di innovazione tecnologica sul controllo , monitoraggio e bonifiche dei territori industriali inquinati e sui suoi riutilizzi sostenibili. Un Polo d’eccellenza di studi teorici e sperimentali che richiami i migliori studenti e professori di tutta Europa. Coinvolgendo Università italiane e straniere interessate alle nuove tecnologie di costruzioni e dell’uso di materiali innovativi per una Urbanistica ambientale sostenibile e con la realizzazione di impianti di energia rinnovabile ( Bio-tecnologie, bio-ingegneristica, casa domotica, ecc , ecc)
Prevedere un Concorso di Idee nazionale per la parte che riguarda la realizzazione del tessuto urbano caratterizzati da destinazioni d’uso miste: residenza, commercio, terziario, ricettivo.
In conclusione da un luogo che ha dato lavoro per un secolo a tutta la comunità ascolana e picena, si deve pensare alla riconversione di quell’area, o parte di essa, che possa ridare lavoro qualificato per altri decenni a tutto il territorio.
Da ultimo non si può trascurare che la soluzione del problema SGL Carbon diventa elemento importante della direzionalità della città e quindi va considerata anche come problema di viabilità da affrontare e risolvere in modo che interagisca con il piano del Centro direzionale ancora oggi peraltro in qualche modo vigente.








Infrastrutture: Ascoli Città Capoluogo

Il ruolo di capoluogo che la città di Ascoli vuole continuare a svolgere passa anche attraverso la realizzazione delle infrastrutture che devono essere realizzate.
Il rapporto inesistente con le vicine province di Teramo e Fermo è determinato dalla mancanza di un collegamento diretto che tra l’altro riequilibri il territorio verso l’interno nei confronti di una costa ormai intasata dalla presenza della ferrovia oltre che dall’autostrada la qual cosa incide anche negativamente nei confronti della sua stessa vocazione turistica.
Quest’asse viario, foriero di sviluppo, deve avere le caratteristiche di superstrada a quattro corsie (Mezzina) o essere rappresentato dall’arretramento dell’autostrada stessa, collegando il fermano con l’autostrada Roma –Teramo passando per il comune di Ascoli P..
Il riequilibrio del territorio verso monte rende indispensabile il completamento della sistemazione della Salaria nei tratti non ancora appaltati, nella strettoia di Mozzano, nell’attraversamento di Roccafluvione e di Acquasanta Terme.
Insieme ai trafori di Croce di Casale e di Forca Canapine, queste infrastrutture farebbero di Ascoli un importante nodo non autostradale che collega l’Umbria, il Lazio, l’interno delle Marche con la costa o il vicino Abruzzo valorizzando e sviluppando le strutture logistiche già presenti in Ascoli e nella Vallata del Tronto
A tal proposito riteniamo non più procrastinabile l’elettrificazione della ferrovia Ascoli –Porto D’Ascoli e la realizzazione della cosiddetta metropolitana a cielo aperto ai fini di un’offerta turistica moderna, più ampia e variegata.
Il trasporto passeggeri non dovrebbe contrapporsi al mantenimento del trasporto merci almeno sino all’ex stazione di Maltignano a servizio degli agglomerati industriali.
Da questo punto la metropolitana potrebbe proseguire con il vecchio tragitto penetrando all’interno della città mentre sarebbe opportuno individuare nella pianificazione della stessa come, una futura ferrovia Ascoli –Roma (Adriatico –Tirreno), potrebbe superare la città per poi continuare fiancheggiando la Salaria. La ferrovia, raggiunto il reatino troverebbe i suoi collegamenti con le reti già esistenti oltre che del Lazio , anche dell’Abruzzo e dell’Umbria .
Lungo la Vallata del Tronto verso la costa, declassata la vecchia Salaria a strada urbana, interna alle varie cittadine che si susseguono,e considerando l’Ascoli -Mare a scorrimento veloce, sarebbe opportuno prolungare l’asse attrezzato del nucleo industriale sino ad unire tutte le zone artigianali e gli agglomerati industriali esistenti sino a Porto d’Ascoli.
Lo sviluppo lineare della città verso est, peraltro previsto nel piano Benevolo-Zani, ha di fatto emarginato il Centro Storico.
E’ necessario quindi espandere dal punto di vista dell’edilizia residenziale la città verso le altre direzioni e per quanto possibile verso ovest.

QUARTIERI PERIFERICI

A tal proposito i quartieri periferici della città (a parte bisogna valutare Monticelli e Centro Storico) devono poter meglio utilizzare le due circonvallazioni a sud e a nord.
Considerata la difficile situazione della viabilità soprattutto sulle strade che tagliano longitudinalmente la città come via Piceno Aprutina, via Napoli, via Bari, via E. Mari, viale Indipendenza e viale della Repubblica e per una migliore utilizzazione della Ascoli-Mare anche a servizio della città in qualità di circonvallazione sud e vista la presenza sulla Ascoli-Mare nel territorio ascolano di molti cavalcavia, già realizzati, che la attraversano e visto che la costruzione di un cavalcavia è da considerarsi la struttura più onerosa nella realizzazione di uno svincolo
Riteniamo che, sullo svincolo autostradale Ascoli-Mare nel tratto che attraversa il comune capoluogo debbano essere previsti altri tre svincoli oltre i due attualmente esistenti a Marino del Tronto e a Porta Cartara e precisamente ,utilizzando i cavalcavia esistenti , sulla Folignanese, in località Cecabiocche e sulla strada per Lisciano-S. Marco, permettendo cosi una entrata e una uscita dalla città a pettine da tutte le vie perpendicolari a Via Napoli e via Bari.
Si ritiene che a supporto di questi svincoli sia necessario prevedere il potenziamento della strada che da via Sassari sale a Cecabiocche e inoltre una parallela alla Piceno Aprutina che da via Sassari raggiunga passando dietro la Caserma, la Folignanese all’incirca all’altezza di Villa Alvitreti cosi legando all’autostrada le due zone artigianali de “lu Battente” e le zone industriale di Castagneti indipendentemente dalla Picena-Aprutina.

La circonvallazione nord deve invece risolvere l’isolamento di Fonte di Campo, Valle Venere e Valle Fiorana, possibili aree di sviluppo, oggi serviti dalla sola strettissima via Po, attraverso la realizzazione di un ponte all’altezza di Via Nazario Sauro ed eventualmente un altro collegamento sulla strada per Venagrande cosi da chiudere il cerchio.

MONTICELLI

Per il quartiere di Monticelli è scomparsa dalla programmazione la mai realizzata Lungofiume su cui doveva essere deviato, secondo il piano regolatore, il traffico di scorrimento e cioè di chi non abita a Monticelli, ma devono transitarci per raggiungere l’Ascoli-Mare o la Salaria e che oggi sovraccaricano l’asse centrale. L’asse centrale è caricato inoltre dalla presenza dell’Ospedale con notevole traffico in arrivo e in partenza.
La struttura ospedaliera inoltre determina un non indifferente problema di parcheggi che crea disagi agli abitanti del quartiere.
Ma quale può essere la soluzione alternativa alla Lungofiume?
Un asse viario sotterraneo, che serva anche l’Ospedale, realizzato di sotto all’attuale asse centrale?Dal punto di vista tecnico e geologico è possibile.
Una soluzione possibile e già individuata nella planimetria della variante urbanistica, è quella di spostare il traffico proveniente dallo stadio dall’altra parte del fiume con un ponte, che da Croce di Tolignano passa alla zona industriale di Castagneti, per essere in seguito immesso nel raccordo autostradale dell’Ascoli-Mare saltando completamente il quartiere di Monticelli.
Questa realizzazione potrebbe essere accompagnatala un altro piccolo ponte, non collegato alla grande viabilità del quartiere, magari esclusivamente pedonale, magari meccanizzato, che colleghi il Centro Commerciale de “Lu Battente” con l’area antistante all’Ospedale, o con l’Ospedale stesso, al fine di utilizzare i parcheggi del Centro Commerciale per raggiungere l’Ospedale ma anche per collegare direttamente gli abitanti di Monticelli con lo stesso Centro Commerciali e i servizi adiacenti e soprattutto per collegarsi con la futura stazione della Metropolitana (ora ferrovia Ascoli-Porto D’Ascoli). Non possiamo non prevedere per gli abitanti del quartiere più grande della città un collegamento con Metropolitana cosi che, per andare a lavorare o al centro o al mare, questi siano costretti a prendere l’auto per raggiungere la stazione più vicina della Metropolitana stessa.

CENTRO STORICO E CITTA’ VECCHIA

Per rendere sempre più possibile una maggior pedonalizzazione del Centro Storico
È necessario realizzare un maggior numero di spazi di sosta.
La figura della margherita con i suoi petali attaccati al cerchio centrale del fiore era l’immagine che spesso era richiamata per rendere visibile il tipo di circolazione ideale a servizio del centro storico. Con l’auto privata si può quasi arrivare a ridosso del centro pedonalizzato senza superarlo per poi tornare indietro e lungo questo tragitto ritrovare gli spazi di sosta.
Seguendo questo schema il petalo ad est del centro e di fatto costituito da Corso Vittorio Emanuele e Viale De Gasperi con possibili spazi di sosta pubblici e privati individuabili sotto il giardino Colucci , nel parcheggio del vecchio seminario e sotto lo Squarcia.
Più difficile è la situazione sul lato ovest ove via Dino Angelini da sola non riesce a svolgere il percorso in andata, quello di ritorno, gli spazi di sosta e le eventuali corsie preferenziali da individuare per i mezzi pubblici.
L’idea di un tunnel che colleghi lo svincolo di Porta Cartara con Via Dino Angelini e la realizzazione di un parcheggio dietro il Tribunale sotto la collina dell’Annunziata probabilmente risolverebbe gran parte di questi problemi. Questo tra l’altro permetterebbe di non intasare le strade della collina dell’Annunziata riservandole all’Università e ai residenti.
In questo contesto, con la diminuzione del traffico in via Ricci, si potrebbe anche risolvere il problema di riportare alla luce completamente il Teatro Romano con l’eliminazione dell’ultimo tratto della stessa via Ricci che passa all’interno dell’anfiteatro o facendola proseguire più in alto verso via Mameli passando sotto le mura ovvero ricollegandola prima, più ad est ,con via Dino Angelini.
A un visitatore disattento è difficile riconoscere oggi la vecchia città, inattaccabile, sorta alla confluenza di due fiumi con sponde altissime circondata da mura e fortificazioni e nell’unico punto accessibile, la collina dell’Annunziata, difesa anche dalla Fortezza Pia e con le caratteristiche porte d’accesso (Romana, Cartara, Torricella, Maggiore, Tufilla, Solestà).Queste strutture meriterebbero di essere valorizzate attraverso un progetto complessivo che passi attraverso la ristrutturazione, la ripulitura dalla vegetazione, una corretta illuminazione notturna ecc.
Le sponde del fiume Tronto potrebbero inoltre essere utilizzate come possibile penetrazione anche per le auto all’interno della città vecchia col reperimento di spazi di sosta e possibile risalita in vari punti del centro. Da valutare in questa direzione,la fattibilità di un collegamento fra l’uscita di Porta Torricella, passando sotto lo Squarcia, e la via Ariosto già esistente sotto i vecchi Mulini e Pastifici . Si potrebbe facilmente proseguire almeno sino a sotto S. Pietro in Castello per risalire a piazza S. Pietro Martire liberando dal traffico uno dei punti da sempre più difficili da superare nei piani del traffico della città che è quella intorno a S. Maria Intervineas, via Ceci ecc..
C’è anche da ricordare che il parcheggio esistente nell’area ex Gil, direttamente legato alla Circonvallazione Nord della città, era inizialmente previsto con un collegamento meccanizzato, a basso impatto ambientale, con Via Asiago e la zona di S. Maria Intervineas
La supposta galleria sotto l’Annunziata sino al Tribunale e il collegamento con le sponde del fiume Tronto permetterebbero al traffico di penetrare da Porta Torricella all’interno della città senza invadere il centro storico.
La necessità di favorire la ristrutturazione dell’intero centro storico a fini abitativi e nello stesso tempo quelle di mantenere all’interno le direzionalità possibili nonché di realizzare il cosiddetto centro commerciale a cielo aperto, richiede per i residenti, i titolari delle attività, posti auto e garages.
Nello stesso tempo la valorizzazione turistica che si auspica del nostro patrimonio artistico impone di liberare dalle auto le vie e le piazze di maggior valore architettonico e più caratteristici della città.
Riteniamo possibile quindi la costruzione di garage sotterranei privati, compatibilmente con il sottosuolo che nel centro storico è particolarmente ricco di reperti, mantenendo o valorizzando i giardini che vi sono in superficie.










Polo universitario:

La gran confusione e inefficienza del sindaco Celani ha portato ad uno stallo amministrativo sul progetto di polo universitario. Ancora oggi i quindici miliardi delle vecchie lire stanziati dalla Regione Marche sono inutilizzati con evidente nocumento per la collettività (si pensi solo alla diminuzione del potere d’acquisto). Ancora oggi è irrisolto il contenzioso con la Zona 13 per il pagamento complessivo dell’immobile ex Mazzoni. L’amministrazione Comunale fronteggia in questi giorni un nuovo parere negativo dal comitato di valutazione regionale. Siamo dell’avviso che i soldi vadano utilizzati per il completamento dell’ex Mazzoni e sulla scorta di disponibilità di edifici universitari che si liberano dall’attuazione del polo scolastico provinciale, si deve pensare all’utilizzo degli stessi edifici per l’Università di Ascoli.
Per quanto riguarda l’università è fondamentale rivisitare la politica universitaria che deve passare necessariamente con un raccordo sostanziale con le strategie del CUP.

L’Università secondo un nuovo approccio
L’Università rappresenta una vocazione sulla quale impegnarsi ed investire, che richiede peraltro un nuovo approccio rispetto a quello finora seguito, tenendo conto di varie problematiche. Non può sfuggire che finora l’attenzione rivolta a tale “variabile competitiva territoriale” è stata concentrata sulle opportunità che lo sviluppo edilizio può comportare; in altri termini, il dibattito ha riguardato soprattutto le “infrastrutture”, evidenziando un approccio “miope”, con “lenti molto parziali”; MA NON E’ IN QUESTO MODO CHE SI PUO’ ASSICURARE LO SVILUPPO DELL’UNIVERSITA’ NELLA NOSTRA AREA, NE’ OTTENERE DA QUESTA LE “RICADUTE” PER IL TERRITORIO. Gli aspetti sui quali intervenire devono essere quindi differenti da logiche “palazzinare”, riguardando invece i seguenti aspetti.
1) Impegnarsi per una MAGGIORE AUTONOMIA DELLE SEDI PRESENTI NEL TERRITORIO rispetto a quelle di appartenenza; l’obiettivo ambizioso è quello di realizzare un’UNIVERSITA’ del PICENO, non particolarmente semplice per l’eccessivo numero di Università già presenti nella nostra Regione e per la scarsità di risorse destinate dall’attuale Governo a tale istituzione. Un passaggio graduale potrebbe essere quello di chiedere comunque il riconoscimento di una UNIVERSITA’ del PICENO, lasciando dal punto di vista “giuridico” l’afferenza delle singole facoltà interessate alla sede attuale, ma creando un organismo di coordinamento che “le raggruppi”, individuando anche uno/più soggetti di riferimento.
2) Favorire lo sviluppo di UN CORPO DOCENTE LOCALE; infatti, l’Università si sviluppa in una determinata area se anche i docenti vi rimangono, interagiscono con il territorio e con i discenti, evitando “toccate e fughe”, relativamente allo svolgimento di lezioni ed alla realizzazione degli esami. Ciò potrebbe essere realizzato sia favorendo (con borse di dottorato, assegni di ricerca) la “nascita” di ricercatori dell’area, sia verificando la possibilità di richiamare “docenti” , che hanno già fatto carriera e che si trovano in altre sedi (se le condizioni lo consentono).
3) Innescare la NECESSARIA INTEGRAZIONE TRA UNIVERSITA’ e TERRITORIO; favorire le possibili interazioni tra le organizzazioni pubbliche e private del territorio con l’istituzione universitaria, su progetti “specifici”. Non ha molto senso assegnare incarichi su vari settori secondo logiche “nepotistiche” e/o “esterofile”, senza coinvolgere le risorse presenti nell’area.

Cultura: Distretto Culturale

La cultura può e deve rappresentare per la nostra città, peraltro per alcuni versi in crisi di ruolo, un elemento fondamentale per la sua rinascita e per il suo sviluppo, con una città come la nostra ricca di patrimonio storico, artistico e architettonico di elevato valore, un contesto ambientale di elevato pregio, ricche e complesse tradizioni antropiche, l’utilizzazione e la valorizzazione di queste risorse è opportuno farla con interventi di carattere sistemico, fatti in conformità a un intelligente progetto onde favorire la creazione di una massa critica e quindi realizzare le economie di scala altrimenti non possibili.
Una risposta efficace ai problemi posti dalla globalizzazione può essere fornita dall’intelligente utilizzazione delle risorse tipiche locali (glocalism), tra cui vanno comprese quelle culturali di fondamentale importanza nel nostro paese.
La situazione di Ascoli e del suo comprensorio, a riguardo, è particolarmente favorevole, essendo presenti in uno spazio limitato un patrimonio storico, artistico, architettonico e urbanistico di elevato valore, un contesto ambientale di rilevante pregio oltre a numerose complesse e antiche tradizioni antropiche.
La presenza di queste risorse non è sufficiente da sola ad avviare un robusto processo di sviluppo.
E' necessaria l'elaborazione di una strategia d’intervento che favorisca l'avvio di un sistema integrato di tutela, valorizzazione e utilizzo delle risorse presenti, senza basarsi solo su interventi di tipo puntuali e scoordinati.
Bisogna realizzare il Distretto Culturale, un progetto complesso e di nuova concezione, che pone le basi per uno sviluppo armonico del territorio, con ricadute positive nel campo dell'occupazione, specie giovanile.
Il progetto del Distretto Culturale comporta lo sviluppo di una filiera dei settori produttivi occorrenti per avviare il processo di valorizzazione delle risorse culturali locali: ricerca, progettazione, formazione, restauro urbano ed ambientale, artigianato, informatica, promozione e marketing, editoria, comunicazione, multimedialità, agroalimentare, enogastronomia, organizzazione di eventi, creazione di strutture per la fornitura di servizi nel campo culturale etc.
La realizzazione del Distretto Culturale favorirà finalmente l'effettivo sviluppo del Turismo di qualità e potrà contribuire efficacemente all'eventuale accoglimento della domanda d’iscrizione del Centro Storico di Ascoli nella Lista del Patrimonio Mondiale dell'Unesco.
Il Prof. Pietro A. Valentino, docente presso la Facoltà di Economia dell'Università “ La Sapienza” di Roma, e massimo esperto nel campo dei Distretti Culturali ritiene che in Italia sia ipotizzabile la realizzazione di circa 100 Distretti con la creazione di oltre 170 mila posti di lavoro. La realizzazione del Distretto di Ascoli consentirebbe, quindi, la creazione di non meno di 1500 posti di lavoro, cui andrebbero aggiunti quelli legati allo sviluppo del turismo di qualità.
Il lavoro prevede varie tappe. Tracciati prioritariamente i confini del Distretto, saranno poi individuate le risorse culturali esistenti, che comprendono , come è noto, il patrimonio storico , artistico, urbano ed architettonico, quello naturalistico e quello antropico, nel cui ambito vanno comprese le tradizioni, le feste , il folclore, l'artigianato, l'agro-alimentare, l'eno- gastronoma oltre a tutte quelle attività e manifestazioni di carattere culturale (Festival, rassegne varie, Quintana etc), organizzate durante tutto l'anno.
Fatta questa indagine preliminare, si tratterà di tracciare le forme di organizzazione del Distretto e le strategie di tutela, valorizzazione e fruizione delle risorse esistenti al fine di favorire la loro più efficiente utilizzazione e lo sviluppo armonico del territorio , consentendo la formazione di nuove professionalità e la creazione di nuovi posti di lavoro in particolare per i giovani.
Il primo approccio a queste complesse problematiche prevede, peraltro, l'attenta analisi dei numerosi progetti già realizzati sia all'estero e, più recentemente, in Italia.
La realizzazione di un Distretto Culturale non è in contrasto con quella del Distretto Culturale Avanzato che porta avanti intelligentemente il CUP, trattandosi, invece, di proposte sicuramente complementari.
Anzi è da riconoscersi che in un territorio più sviluppato, più tutelato, più ricco e con una migliore qualità della vita, com’è quello in cui è realizzato un Distretto Culturale Tradizionale, si creano le condizioni favorevoli ad attirare i talenti più dinamici e più aperti all'innovazione, che sono il fondamento indispensabile per la realizzazione del Distretto Culturale Avanzato o della Conoscenza.
Si tratta di credere che possa aprirsi per la nostra città e per il territorio una nuova prospettiva di sviluppo, che le tante ricchezze presenti e la sua ricca storia giustificano ampiamente.
La realizzazione del Distretto culturale consente di intervenire nella tutela, valorizzazione e fruizione delle risorse culturali del territorio con interventi di tipo sistemico e non puntuali.
Ciò consente la realizzazione di economie di scala che favoriscono la sopravvivenza di attività che in un sistema scoordinato ed episodico non potrebbero sopravvivere.
Altro elemento positivo è rappresentato dall'immagine complessiva che connota le attività e la realtà del territorio del distretto, che crea un vero e proprio valore aggiunto di rilevante importanza.
Il lavoro di realizzazione del progetto di fattibilità può prevedere quattro fasi:
La prima diretta alla individuazione degli interventi già effettuati o in corso di effettuazione in Italia e all'estero.
La seconda fase prevede la delimitazione dei confini del distretto e la successiva individuazione delle risorse culturali esistenti nel territorio di riferimento.
Com’è noto le risorse culturali sono rappresentate dal patrimonio storico artistico e architettonico, da quello naturalistico e da quello antropico, che comprende le feste, il folclore, le tradizioni, l'artigianato, il settore agroalimentare e quello enogastronomico, oltre alle manifestazioni presenti nel territorio stesso.
Questa indagine, complessa e faticosa, sarà effettuata con il coinvolgimento delle amministrazioni dei comuni compresi nei confini del Distretto.
Definite le risorse, si passerà alla terza fase che si proporrà di individuare la filiera produttiva attivabile nel territorio, svolgendo l'attività richieste dai tre elementi che formano la filosofia del distretto: tutela, valorizzazione e fruizione.
Cosi, per quanto riguarda la tutela, saranno favorite tutte quelle attività volte al recupero e al restauro urbano e ambientale.
A queste attività vanno aggiunte tutte quelle volte alla valorizzazione e quelle volte al godimento.
L'ultima fase intende individuare, anche sulla base delle esperienze fatte altrove, gli strumenti operativi, i sistemi di organizzazione, le forme di sostegno utilizzabili per avviare questo complesso processo.
Non dimentichiamo, inoltre, il problema dell’Università e del suo sviluppo. E’ indubbio che i corsi da attivare e favorire siano quelli organici e complementari a questa ipotesi di tutela e valorizzazione del territorio. Indiscutibilmente i corsi di Laurea dell’area della Facoltà di Architettura sono i più indicati per una città che abbia fatto queste scelte.

Il problema del Conservatorio di Musica ad Ascoli

La città di Ascoli vanta un’illustre tradizione musicale e coreutica che affonda le proprie radici nella gloriosa “filarmonica Ascolana” quest’ultima sorta nel lontano 1874, che in quasi trent’anni di proficua attività è riuscita a organizzare una scuola di canto, di strumenti ad arco e pianoforte, la banda cittadina e una propria orchestra per l’esecuzione di concerti e opere liriche. Va inoltre ricordato che la stessa è riuscita persino ad acquistare un teatro, ubicato in Via delle Torri, denominato teatro de “ I Filarmonici”.
Da tale istituzione trae origine nel 1956, come diretta filiazione, l’Istituto Musicale “Gaspare Spontini” che, nell’arco di oltre cinquant’anni ha progressivamente sviluppato la sua attività di promozione e diffusione della cultura musicale e coreutica in seno alla città e al suo territorio.
L’Istituto è divenuto, infatti, ben presto, faro e punto di riferimento della tradizione artistica e musicale, ed ha allargato sempre più il suo bacino di utenza sfruttando la sua favorevole posizione confinante con i paesi del vicino Abruzzo, della Vallata del Tronto e quelli della Comunità Montana del Tronto e della Laga.
A tal proposito giova ricordare che negli ultimi anni la media delle iscrizioni si è attestata attorno alle 200 unità, e questo fa dell’Istituto la prima scuola musicale del territorio Piceno . Nonostante ciò ancora oggi, non è Conservatorio.
Sarebbe opportuno, anche alla luce della riforma dei Conservatori, che sono equiparati all’Università, inserire l?istituto Spontini nel contesto universitario della nostra città facendolo statizzare o stipulando convenzioni con altri Conservatori (per esempio l’Aquila) affinché gli allievi dell’Istituto possano sostenere gli esami e diplomarsi ad Ascoli.
Attualmente il Consorzio per l’istituto musicale Spontini è ospitato presso un’ala dell’ex Ospedale Mazzoni in attesa di ristabilire la propria sede nel palazzo Pacifici, ristrutturato in funzione esclusiva dell’Istituto Musicale. Il progetto e i finanziamenti risalgono al 1996 (giunta Allevi).
Nelle quasi due legislature successive del Sindaco Celani i lavori non sono stati ancora ultimati.
Contestualmente alla nuova sede, che va a inserirsi in uno scenario architettonico-culturale a dir poco incantevole che certe poche città possono vantare (di fronte alla chiesa monumentale e al chiostro di San Francesco a due passi da Piazza del Popolo e dal Palazzo dei Capitani, a fianco del Teatro Ventidio Basso e vicinissimo all’Auditorium di San Francesco di Paola) andrebbe restituito il “Filarmonici” anch’esso in ristrutturazione da 10 anni e ancora oggi chiuso.
Tale teatro una volta restituito alla città potrebbe essere messo a disposizione non solo dello “Spontini” per lo svolgimento di concerti e saggi vari, ma anche di tutte le associazioni culturali affinché diventi una fucina per i vari gruppi teatrali e musicali cittadini.
Ciò consentirebbe di restituire al Teatro “Ventidio Basso “ la funzione di “Massimo” cittadino adibendolo solo a rappresentazioni di un certo rilievo. (stagione teatrali, opere liriche , concerti di musica classica , sinfonica ecc.
Tutto ciò andrebbe contestualizzato in un discorso di valorizzazione del nostro centro storico al fine di favorirne lo sviluppo dal punto di vista turistico-culturale per una città come Ascoli già naturalmente dotata di un invidiabile patrimonio artistico. Una rivalutazione in tal senso creerebbe opportunità occupazionali nel settore del terziario.

Sanità e sociale :

Programmazione partecipata degli interventi e dei servizi sociali per la definizione degli obiettivi attraverso una conoscenza e conseguente monitoraggio delle condizioni della popolazione e la situazione dei servizi sociali, attraverso un intervento del comune per migliorare le attività di coordinamento, programmazione e gestione degli interventi. Evidente l'importanza di strutture sociali e socio sanitarie a carattere residenziale e semi residenziale per una riqualificazione dei servizi con un riordino delle figure professionali sociali in accordo con le figure sanitarie.
I punti cardine si possono sintetizzare come segue:

· Considerare i giovani ed anziani come risorsa e quindi valorizzarli nel sociale, nel volontariato, in attività con le quali occupare tempo ed energie;
· Sgravi fiscali e revisione delle tariffe per le famiglie monoreddito concordando, con l’amministrazione provinciale le politiche del lavoro al fine di diminuire La disoccupazione;
· il benessere dei singoli cittadini interpretato anche come diritto alla salute e rivolto soprattutto alle fasce più deboli come donne sole, anziani, disabili fisici e psichici, bambini immigrati.
· il potenziamento delle politiche familiari inteso come intervento sui servizi diretti alla famiglia quindi promozione sviluppo delle relazioni familiari, sostegno alle madri che lavorano predisponendo ampie fasce orarie per asili nido e scuole materne, sostegno alle famiglie con anziani o disabili o a basso reddito
· Una programmazione sociale che si occupi di politiche industriali, di formazione, lavoro, istruzione, politiche giovanili e per la casa, tutela ambientale, abbattimento barriere architettoniche
· programmazione territoriale sia sociale che socio sanitaria per il potenziamento e l'integrazione dei servizi sul territorio
· potenziamento del” terzo settore " ovvero associazioni di volontariato che si occupano del sociale e che svolgono un ruolo importante nell'assistenza del cittadino
· Promozione dell’integrazione degli stranieri attraverso associazioni, scuole per lo studio della lingua e attività che favoriscano l’ambientamento soprattutto di minori e adolescenti, mappatura di spazi di aggregazione.
· Prevenzione del fenomeno della droga attraverso il coinvolgimento di scuola e famiglia (inutile il kit )
· Aiuto ai portatori di handicap attraverso l’organizzazione di strutture per disabili senza famiglia, potenziamento delle RSA e riqualificazione della residenzialità per disabili e anziani



Salute

Salute come diritto, da promuovere e tutelare secondo i seguenti principi:
· equità: ovvero pari opportunità di accesso e fruizione dei servizi sanitari
· solidarietà
· centralità del territorio
· cooperazione e non concorrenza tra soggetti erogatori
· appropriatezza delle prestazioni
· cittadino coprotagonista e utilizzatori dei servizi
· integrazione socio sanitaria per un uso razionale delle risorse


Interventi

· riqualificazione della rete ospedaliera
· riassetto delle strutture residenziali tra extra ospedaliere a forte indirizzo d’integrazione socio sanitario per i soggetti più fragili (anziani non autosufficienti, disabili fisici e psichici, tossicodipendenti)
· valorizzazione della rete dei medici di base pediatri
· potenziamento dell'assistenza domiciliare e degli strumenti di supporto famiglia (assegni servizi, informazione, eccetera.)
· potenziamento della prevenzione in ambienti di lavoro e non
· controllo alimentare p.c. valutazione del rischio
· ampliamento sistema residenziale post trauma

Scuola:

Le funzioni che il comune dovrebbe esercitare d’intesa con le Istituzioni scolastiche, in collaborazione con le Comunità Montane e la Provincia, riguardano:
Educazione degli Adulti
Orientamento scolastico e professionale
Supporto alle strategie di continuità verticale ed orizzontale
Attuazione delle pari opportunità d’istruzione
Prevenzione della dispersione scolastica ed educazione alla salute
E’ fondamentale che il Comune promuova, interagendo con le scuole, in una prospettiva di educazione permanente, iniziative riguardanti, tra l’altro, l’educazione ambientale, l’educazione interculturale, l’attivazione di aule didattiche e laboratori presso i musei e le istituzioni cittadine.
Al Comune è riconosciuto un ruolo fondamentale per testimoniare le esigenze formative della comunità locale e per sostenere l’integrazione dei soggetti e dei processi che partecipano alla formazione dei bambini e dei giovani. Nel frattempo la scuola è considerata un “fattore di sistema” strategico per lo sviluppo del territorio e della vita democratica della comunità locale.
Un Comune attento e partecipe favorirebbe senza dubbio il formarsi di una buona scuola. Nelle realtà scolastiche più qualificate si rileva, infatti, come il Comune e le scuole realizzino un’efficace collaborazione orientata a corrispondere ai bisogni formativi del territorio, ad affrontare le nuove sfide dell’istruzione e dell’educazione e a gestire nel modo migliore le limitate risorse finanziarie e organizzative a disposizione.
Dell’importanza di questo patto di collaborazione operativa tra scuola ed ente locale ne sono ben consapevoli il personale scolastico e le famiglie degli alunni, che identificano sempre di più nel Comune un interlocutore fondamentale per garantire la qualità dei processi scolastici e la realizzazione del diritto allo studio ma al contempo nella nostra realtà trova un Sindaco e un’amministrazione sordi ad ogni richiamo ed assenti nella compartecipazione dei processi formativi.
Per parlare della scuola oggi è necessario emendarsi da pregiudizi di tipo ideologico e politico e guardare la realtà. e non “ giocare” certo col futuro formativo del paese.
Il punto di partenza, ormai lo sanno tutti, è la concreta ed effettiva situazione di “arretratezza e inadeguatezza “, misurata direttamente sulle conoscenze e competenze medie degli studenti, e , indirettamente su una serie di altri elementi che , viceversa, non vanno imputati ai ragazzi, ma al contesto formativo e, soprattutto, alla incapacità dello stato di organizzare il sistema scolastico,farlo funzionare, controllarlo e intervenire per correggerlo nei punti critici.
Questi sono i veri punti di partenza e su di essi bisogna sviluppare una riflessione “onesta e severa “ insieme. Altrimenti si cade nella solita “melassa ideologica” o nell’interesse di parte ,
Ad oggi appare evidente che il Comune di Ascoli ma anche le associazioni territoriali non hanno collaborato in modo significativo con le scuole del territorio per la elaborazione del Piano dell’Offerta Formativa limitandosi ,il comune, a programmare interventi estemporanei che certo on fanno parte di un progetto complessivo e integrato con la filosofia del POF di ogni scuola , ma che si limita ad accogliere proposte di singoli operatori tesi solo a realizzare iniziative che nulla hanno di strutturale e che certo non concorrono alla formazione dell’uomo e del cittadino.
Appare evidente che il Comune è ancora legato al modello di erogatore di servizi di supporto e non di cogestore di un procedimento progettuale, mentre le scuole nel momento progettuale, vivono il rapporto con l’Ente locale non in modo paritario, ma di sostanziale dipendenza per quanto attiene ai finanziamenti e alle strutture (mensa, trasporti, manutenzione degli edifici, gestione degli impianti sportivi ecc.).
Ancora oggi è evidentissimo che il mondo della Scuola e il mondo del lavoro sono realtà separate e che le associazioni operanti sul territorio sono consultate saltuariamente e, spesso , non se ne conoscono nemmeno le potenzialità.
E’ fondamentale che l’integrazione avvenga prima di tutto all’interno della Scuola attraverso l’istituzione di classi aperte e di laboratori, e che le assemblee, con la partecipazione degli enti locali, debbano costituire occasioni significative di crescita e di avvicinamento di mondi separati ma interdipendenti. L’importanza della Scuola si capirà solo se l’integrazione metterà intorno allo stesso tavolo tutti i soggetti coinvolti, per conoscere e discutere dei problemi scolastici ed arrivare a soluzioni condivise.
E’ indispensabile pervenire a momenti concreti di coprogettazione tra Scuole ed Enti locali.
E’ indispensabile costruire un nuovo tipo di rapporto con le Istituzioni Scolastiche da instaurarsi mediante l’istituzione di momenti formalizzanti per l’elaborazione e la cogestione di progetti utili all’intera comunità. L’ampliamento e la differenziazione dell’offerta formativa vanno viste sempre in rapporto allo sviluppo del territorio e alla crescita sociale e civile della comunità scolastica e territoriale.
E’ bene ribadire che la Scuola dell’autonomia è anche la “scuola” del Comune e della Provincia, in relazione alle specifiche competenze. All’Ente locale spetta la programmazione, promozione e gestione amministrativa dell’offerta formativa sul territorio a questo è indispensabile tendere vista l’assoluta mancanza progettuale di questa amministrazione.
Istituzioni scolastiche ed Enti locali dovranno tendere a una collaborazione sempre più stretta nella gestione della domanda formativa e nel confronto con tutte le risorse formative presenti sul territorio, nella consapevolezza che gli enti locali, rispetto alla scuola, hanno una capacità di lettura del territorio molto più ampia e oggettiva e una conoscenza più diretta ed analitica di tutti i soggetti che possono relazionarsi con la scuola.
Offerta formativa qualificata, sostegno all’autonomia scolastica e integrazione dei processi formativi sono le tre funzioni che gli enti locali e le istituzioni scolastiche devono svolgere insieme, attraverso un dialogo continuo e costruttivo, nell’interesse di un servizio pubblico di qualità sul quale è importante investire maggiormente.
Il comune, ma gli enti locali tutti, devono essere consapevoli che la Scuola dell’autonomia deve tendere a realizzare un servizio scolastico ricco e flessibile, ottimizzando l’uso di risorse e strutture e coordinandosi con il contesto territoriale per realizzare percorsi integrati tra i diversi sistemi formativi . Il comune deve fare da volano a quelle scuole che tendono a restare radicate al concetto di una scuola come servizio, che reclama servizi e strutture, e che non avvertono la necessità di aprirsi all’esterno e valutare l’impatto che le offerte formative hanno sul territorio.
E’ importante lavorare perché la scuola si apra al territorio, sia capace di entrare in rete con altre scuole, di stringere rapporti con soggetti esterni, di uscire dallo spazio angusto della propria scuola e di diventare luogo di produzione di attività culturali da porre al servizio del proprio contesto territoriale e, nello stesso tempo, capace di offrire agli studenti tutte le opportunità formative di cui il territorio dispone.
Per far ciò è importante che i componenti ( scuole ed Enti locali), all’interno del nuovo sistema di istruzione e formazione , svolgano le proprie funzioni con efficacia , efficienza ed economicità e possiedano cultura , professionalità e risorse (finanziarie, strumentali , umane) e comunque essere capaci , nel rispetto reciproco, dei propri ambiti di competenza e delle funzioni specifiche , di individuare campi di azione che richiedono lavoro in comune , condividendone obiettivi, scelte , decisioni nell’interesse della comunità scolastica e territoriale.
Il confronto, la ricerca continua del dialogo, la negoziazione e la condivisione delle operazioni da compiere e dei risultati da conseguire, rappresentano le condizioni necessarie perché si realizzi l’effettiva integrazione tra tutti i soggetti territoriali coinvolti nei processi formativi.
Su questi punti e su come essi possono parametrarsi nelle scuole di Ascoli è indispensabile appena saremo al governo della città attraverso una Conferenza Annuale Programmatica della scuola aprire un dibattito pubblico sostenuto da tutti, in primis dall’amministrazione locale e dalle forze sociali e sindacali, dai singoli dirigenti scolastici ,e attivamente partecipato dai docenti , studenti e genitori per far si che tutti in maniera sinergica scelgano la via perché l’amministrazione svolga con l’apporto di tutte le componenti quel ruolo fondamentale orientato a corrispondere ai bisogni formativi del territorio , ad affrontare le nuove sfide dell’istruzione e dell’educazione e a gestire nel modo migliore le limitate risorse finanziarie. E’ importante operare tutti insieme per rendere meno aleatorio il diritto dei giovani ascolani ad una scuola effettivamente capace di aprire ad futuro migliore.
E’ importante che ci si riunisca tutti in difesa dell’istruzione pubblica e non mercificata.
La scuola deve recuperare un grande ruolo educativo e tornare a essere uno strumento di convivenza civile e d’interazione tra culture diverse. Una scuola che dia più possibilità di apprendimento, più socialità, che sia sintonizzata con i processi sempre più complicati della società. Una scuola insomma che dia futuro.
A questo deve tendere la nuova politica scolastica del Comune fino ad oggi assente da tutte le scelte strategiche e formative dei cittadini attraverso la scuola.

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