mercoledì 18 marzo 2009

Intervento di Giorgio Rocchi all'ultimo consiglio comunale

Se umanamente comprendo lo stato d’animo del Sindaco, politicamente trovo scorretto non ascoltare i consiglieri, ma a questo siamo abituati. Respingo l’affermazione che chi ha firmato la mozione non ha senso civico né rigiro accusa analoga a chi ha amministrato per anni senza fare e perdendo quota. Il dibattito del centrodestra non ci interessa: questo non è un dibattito tra Ciccanti e Celani, ma per noi l’opportunità di un rendiconto alla città. La rassegna stampa proposta dal Sindaco è carente di quegli articoli di stampa in cui i consiglieri escono dalla maggioranza, rientrano, lasciano, ritornano…. Ci ha parlato di programmi futuri evitando di riscontrare gli impegni del mandato! Non c’è nessuna soddisfazione nell’affrontare il tema della sfiducia che giunge in maniera inaspettata ma non sorprendete. Come le dimissioni del sindaco appena comunicate come tentativo di sottrarsi al confronto ed alle valutazioni del consiglio che non è un tribunale ma il luogo del rendiconto ai cittadini elettori e contribuenti. Le dimissioni confermano la fondatezza oggettiva della mozione. La sfiducia prima di essere l’atto amministrativo oggi in discussione, e prima di formarsi per via oggettiva con una serie di motivazioni come illustrato, è sentimento che hanno vissuto i consiglieri comunali, in particolare quelli della ex maggioranza. Cosa altro è infatti se non sfiducia dell’Amministrazione verso i suoi consiglieri di maggioranza l’aver fatto sistematicamente ricorso a seduta di seconda convocazione? Organizzare il voto su delibere facendo a meno di 10 consiglieri di maggioranza è solo apparentemente agilità amministrativa quanto una via di agibilità politica attraverso la scorciatoia della rinuncia al voto di tutti ritenendo sufficienti 14 voti, gli altri non servono: ecco perché non otto ma dieci consiglieri avrebbero dovuto firmare la mozione. La improvvisa velocità di provvedimenti, fermi per mesi e attivati in pendenza di scadenza,cos’altro è stato se non il sottrarsi al contributo costruttivo di tutti i consiglieri, con un irrigidimento di fondo che ha reso le presentazioni in consiglio un vero soliloquio dell’Amministrazione rispetto ai consiglieri che l’hanno sostenuta? La politica possiede ragioni che non possono essere nascoste o mascherate a lungo a dispetto delle dichiarazioni fuorvianti dei protagonisti. Per giunta si è qui, in questo Consiglio, riprodotta una sfida fuorviante e durissima a tutte le forme di opposizione con posizioni intransigenti e persino lesive dei diritti dei consiglieri. Avere il coraggio di governare in mare aperto, con 25 voti su 41, portando alla discussione del Consiglio i problemi più spinosi e difficili, anche amministrativamente parlando è stato volutamente evitato ricorrendo persino all’ostruzionistico mancato adeguamento dello statuto e dei regolamenti alle leggi vigenti. Una vera compressione dei diritti, che non ha voluto trovare in nostri ricorsi amministrativi la via della tutela. Sorda la maggioranza anche alle più banali istanze di rappresentanza delle minoranze nelle commissioni, come spettante per legge. E’ chiaro che di fronte ad una tale decadimento della tensione istituzionale, le conseguenze non potevano limitarsi alla semplice frustrazione di ruolo, umana e politica dei soli consiglieri ma necessariamente riverberare su tutta l’organizzazione amministrativa degli uffici. Anche questi non toccati da quella riforma epocale (riforma per giunta di chi è succeduto a se stesso) annunciata trionfalisticamente in campagna elettorale e totalmente disattesa nei fatti, pur se sollecitata dai revisori dei conti e dagli ordini del giorno, di AN in particolare. Neppure una parola ora.
Di fronte ad un’azione politico amministrativa del tutto, non dico insufficiente, sarebbe già un premio, ma del tutto insussistente, è stato davvero difficile per la maggioranza organizzare interventi in aula a favore, limitandosi al voto favorevole. Ebbi a dire nella seduta consiliare del 28 novembre 2008 che ritornava, negli ultimi provvedimenti, l’attitudine di questa ex maggioranza ad amministrare più toccando i toni della paura sociale che quelli dello sviluppo civile. Parimenti, in quella stessa seduta, mi esprimevo con considerazione che rinnovo verso quei colleghi silenziosi, anche di fronte alle nostre sollecitazioni di poterli ascoltare, perché avevamo compreso lo stato di disagio che stavano vivendo. Sindaco e Giunta si sono sottratti dal fornire e confrontarsi anche su una semplice tabella degli ordini del giorno approvati per un monitoraggio della loro esecuzione da parte del Consiglio: un impedimento oggettivo non solo all’azione di controllo del consiglio ma anche all’azione politica di tutti i consiglieri. Disattendere, anzi snobbare, un tale deliberato è indicatore di quali difficoltà e di quale isolamento stesse vivendo la Giunta rispetto al Consiglio. In questo quadro complesso e di veti incrociati c’è un fallimento strategico del ruolo della città nel territorio, del ruolo nel processo di divisione con la provincia di Fermo, di apertura alle novità mentre al contrario si è registrata ulteriore chiusura ed isolamento. Lo conferma il consigliere candidato Castelli con i suoi manifesti che attestano di un suo impegno a Roma per la città: se è vero quello che è scritto allora è vero che ha fatto supplenza di una rappresentanza cittadina che non c’è mai stata a Roma, oppure è stata originalmente e personalmente curata. Stiamo ancora aspettando il ministro Urbani ad inaugurare piazza Arringo….. speriamo il Ministro Scajola mantenga la sua visita programmata e di questo lo ringrazieremo, perché sarà il primo ministro di centrodestra non in visita di partito ad Ascoli. Meglio i manifesti del candidato Canzian: c’è bisogno di “un comune amico dei cittadini”. Oggi, probabilmente, ci saranno ragioni politiche, meglio partitiche per cui diversi si esprimeranno a sostegno dell’Amministrazione, la stessa che hanno criticato nei corridoi, la stessa verso la quale hanno formulato emendamenti ai bilanci di previsioni obbedientemente derubricati ad ordini del giorno e quindi lasciati languire ma cavalcati mediaticamente come risposta ai problemi di questa città. Buon testimone il piano delle opere pubbliche che è stato ogni anno più che per un impegno per la città un messaggio per alcuni consiglieri. I revisori dei conti dicono: non eseguito per il 75%. La mozione non è pesata con la bilancia dell’orefice, ma il 75% di opere non fatte, ma programmate è un risultato che dice solo della propaganda su alcuni temi. Ci aspettiamo un sussulto d’orgoglio da chi è entrato ed uscito dalla maggioranza per le incompatibilità nelea partecipate mai rimosse, per la realizzazione dell’autodromo, lo spostamento dello stadio, i programmi di sostenibilità ambientale, la realizzazione di alcuni fossi, l’inesistente controllo del consiglio sulle partecipate al 100% dal Comune e sul loro concorso al bilancio comunale: le partecipate comunali sono un vero e proprio salvadanaio in esaurimento con buona pace per chi verrà e per le tariffe pagate dai cittadini. Il bilancio si regge sulle partecipate e sui riaccertamenti dei residui: meglio che arrivi un commissario prefettizio a sistemarlo. Qualche consigliere si è mobilitato su alcuni temi, ma cos’altro se non un giro di pista per sentirsi accolti, ma sostanzialmente rifiutati nella proposta di cui sono stati latori anzi attori?
Altri consiglieri si sono disillusi ed hanno appreso dai giornali di aver venduto immobili del Comune in delibere su cui i relatori si sono guardati bene di evidenziare la cosa, ed i testi di esplicitare una tale vendita. Alcuni di loro hanno dato segnali di sofferenza, per tempo, dimettendosi dalla presidenza di commissioni. Un segnale di disagio prima umano che politico stante l’irrilevanza dei ruoli, la disparità di informazioni, eppure hanno portato voti alla causa a cui non hanno potuto lavorare. Oggi diversi di loro hanno ritenuto di prendere le distanze da un programma ormai irrealizzabile a due mesi dalla scadenza. A loro solidarietà per gli attacchi che hanno ricevuto per la loro scelta di autonomia. Oggi è difficile fare propaganda: la gente si scontra con problemi reali. E’ di questo che vuole parlare, di cui vuole sentir parlare, quando noi consumiamo apparentemente il meglio delle nostre energie per questioni tutte interne alla politica. E qui ritorna il tema dell’isolamento cui contribuisce lo stallo nella redazione del nuovo PRG: meglio non provvedere perché fare scelte potrebbe significare scontentare qualcuno, allora meglio un niente in cui tutto è possibile. E le imprese ancora non sanno cosa programmare, come affrontare un periodo difficile, eppure hanno gli operai a libro paga. Soffocamento dello sviluppo, frustrazione delle attese, mancanza di clima di fiducia: elementi ancor più negativi oggi di fronte ad una crisi così devastante e generalizzata. La misurabilità del programma di mandato e la sua rendicontazione al termine del periodo di governo cittadino sono previsti dall’art. 24 ter dello Statuto comunale. Questo neutralizza buona parte degli spiriti politici di contraddizione di fronte all’evidenza di quanto programmato e misurato al termine per quanto non fatto. Qui il bilancio è disarmante. Non recriminiamo di fronte a qualche inadempienza ed a qualche lacuna che pure in un periodo lungo possono starci: la valutazione è nel sostanziale scostamento tra promesse e realizzazioni, tra annunciato e fatto, tra proclamato ed attuato. Tra bisogni e risposte, tra destinazione delle risorse ed ammortizzatori dei servizi per i cittadini quali l’assistenza, le rette per gli asili, i buoni mensa. La delusione è tanto più forte quanto più oggettiva è la valutazione e tanto più alta l’illusione, come per Case Minime, l’ex Tirassegno, il contratto di quartiere di Monticelli, l’Unesco mal digerito. Non ci anima il rammarico di non aver potuto realizzare la nostra ipotesi alternativa: abbiamo preso atto dei risultati elettorali, ma ci motiva il vedere non realizzato un programma e non averci fatto realizzare il nostro programma per Ascoli, di fronte ad una città che ha urgenza di interventi! Abbiamo atteso i fatti di un Comune riorganizzato, “azienda”, “frontiera della democrazia”: se in quest’aula sono entrati i cittadini è perché noi abbiamo fatto convocare consigli comunali aperti sui temi della città. Anche nell’ultimo provvedimento sui progetti per la SGL Carbon abbiamo inserito gli elementi della trasparenza e della partecipazione perché la città deve sapere e deve poter essere coinvolta e decidere in un processo in cui non solo è coinvolta civicamente ma anche relazionalmente collegata con quell’area e quell’azienda, oltre all’urbanistica, perché non c’è famiglia ad Ascoli che non abbia o abbia avuto un lavoratore in quella fabbrica, spesso pagando un alto tributo di salute. E’ la restituzione sociale, civica ed amministrativa di un ruolo che spetta ai cittadini, a maggior ragione per i motivi appena detti. Questa è solo l’ultima delle nostre proposte. Abbiamo cercato di partecipare ai provvedimenti amministrativi fornendo con la nostra critica anche il nostro supporto e
presentando le nostre proposte. Non c’è delibera in cui non ci sia un nostro intervento propositivo. Eppure, a tanti, è stato sempre comodo voler comprendere il contrario senza lo sforzo di analizzare quanto stavamo dicendo. I nostri interventi sono stati spesso accolti, oltre che nella diffidenza, in un clima di sopportazione di un tempo perso dietro ad una volontà di ostruzione, classificandoci di intralcio alla speditezza dell’iter amministrativo. Qualche ora di interventi vista come una trave, mentre gli 11 mesi in cui il progetto per la Carbon è rimasto nel cassetto del Sindaco sono una pagliuzza. Ognuno vede con i suoi occhi e finalmente qualcuno dei consiglieri ha alzato la testa ed ha voluto prendere le distanze da una paralisi amministrativa straordinaria; e si sappia parimenti che il comune non ha messo un euro per i nuovi progetti per il lavoro e per la Carbon, al contrario di Provincia e Regione, a merito dell’Assessore Ugo Ascoli. E’ bene che ricordiamo che abbiamo sostenuto e votato delibere in cui la maggioranza si era dileguata con il rischio di perdere finanziamenti: ho la responsabilità di aver tenuto legale la seduta, per esempio, per il finanziamento del Museo Archeologico, della Palazzina Liberty, del Campo Squarcia: un caso quest’ultimo in cui dovrei rimproverarmi. Avevamo ed abbiamo un’altra idea. Abbiamo fatto sì che la città non perdesse finanziamenti. Poi la propaganda avrà detto e potrà ancora dire altre cose, ma gli atti parlano. E’ tutto agli atti. Qui non unisco ulteriori argomenti alla mozione, ma quella lista provoca sofferenza ed inquietudine per il tanto tempo trascorso senza che nulla accadesse. Nel programma di mandato una coerenza c’è: mai scritta la parola Pace: infatti ferma anche quell’Università che il Consigliere Trenta era riuscito a portare ad Ascoli. Tempo consumato nell’attesa dei rinvii, delle giustificazioni, del vittimismo politico in cui si è fatta credere l’avversione di Provincia e Regione per il fallimento di provvedimenti che questo Comune, autonomamente, aveva scelto di avviare, troppo spesso prendendo impervie soluzioni amministrative, rischiose nei tempi (e si è visto), rischiose nel merito (ed altrettanto si è visto) con il risultato che ad oggi nessuna delle grandi opere, per usare un linguaggio noto alla nazione e nella cultura del centrodestra, è stata non realizzata ma neppure avviata con bandi per spendere soldi che la Regione matrigna ha dato per l’Università come per i soldi per l’Auditorium che sono derivati dal bilancio dello Stato nessuno può vedere un cantiere. Se non quelli di strade, su cui tornare ad intervenire e marciapiedi. Avevamo, sul tema altre idee, e qui le abbiamo proposte ed illustrate anche alla città: a quel polo universitario noi teniamo e non avremmo certo fatto entrare l’Università nella progettazione attraverso osservazioni esterne, quasi fosse un privato cittadino. Altre idee che sollecitavano il Comune ad accordarsi con la Provincia per realizzare un nuovo sistema delle scuole superiori e dell’università, con l’IPSIA e l’ex S. Domenico a servizio di quest’ultima. Sarebbe potuti partire almeno 50ml di euro di cantieri nell’edilizia scolastica cittadina: un po’ più di una boccata di ossigeno, ma questa maggioranza pensa più alle social card ed ai kit antidroga che a costruire un futuro. Riparte così la narrazione di temi forti del centro destra in vista delle prossime elezioni…. La ricerca di strategie competitive sta determinando progressivamente l’abbandono apparente di identità storiche nella cultura dei partiti. Ma resta ancora distinguibile la differenza tra il nostro modo di pensare ed amministrare e quello del centrodestra. La disputa sinistra/destra è stata riprodotta qui in Consiglio nei confronti degli stessi consiglieri di maggioranza per GENERARE CONSENSO ED AMMORTIZZARE I DISSENSI.
Fiducia sempre. A prescindere, contro il nemico. La relazione amico-nemico che ha caratterizzato la campagna elettorale del centrodestra è stata qui riprodotta e prolungata. E l’effetto è tuttora riverberante anche sui miei familiari più stretti. Nessuno spazio alla minoranza nelle commissioni, in taluni casi con convocazioni così diradate da averne perso memoria. Nessun dialogo sui temi importanti. In questo quadro il nostro contributo con la poca agibilità istituzionale si è manifestato con ordini del giorno, interpellanze, proposte di delibera vessate anche da un tormentato e non garantito iter interno a taluni uffici. Nessuna garanzia e nessuna tutela come minoranza eppure non ci siamo tirati indietro: non abbiamo ispirato la nostra azione ad uno sterile rimpianto di vittoria elettorale, ma abbiamo sempre studiato, approfondito, documentato la nostra azione politica, la nostra presenza istituzionale, il nostro ruolo di consiglieri comunali. E poi, di fronte all’evidenza di provvedimenti avventurosi, rischiosi, impraticabili, e di fatto non andati a bon fine, abbiamo dovuto manifestare il nostro pensiero fino al dissenso. La semplificazione favorevoli/contrari non dà giustizia degli sforzi fatti in termini di merito delle poche questioni affrontate. Eppure in ogni atto, come dicevo, oltre all’obiezione, c’è la proposta non solo non valutata ma spesso neppure presa in considerazione, a prescindere. Ricordo l’amarezza provata nel vedere gli atteggiamenti verso i colleghi interroganti da parte di amministratori e consiglieri, anche di fronte a miei colleghi di minoranza all’esordio nel civico consesso. Nessuna parola del Sindaco a distinguere e difendere il nostro ruolo; una parola che gli offriamo per la prova umana che vive pur nella severità del giudizio politico che confermiamo.
Nella conclusione rubo uno spazio personale, non l’ho mai fatto…. l’esperienza straordinaria di mettersi a servizio della città, con le preoccupazioni, le ansie e le inquietudine è stata arricchita dalla condivisione di questo percorso con i colleghi consiglieri di minoranza e con taluni di maggioranza che desidero pubblicamente ringraziare per il non facile compito e le non poche difficoltà nell’interpretare un ruolo difficile, spesso incompreso anche da parte di chi ci ha votato. Un grazie a tutti i consiglieri, nessuno escluso, anche se ci siamo scontrati con determinazione, ma sempre con serenità d’animo e senza doppi fini. Permettetemi un grazie speciale ai colleghi del centrosinistra, compreso il consigliere Carlo Cannella, quindi a tutti i gruppi di minoranza con apprezzamento rinnovato e con affetto, specie nei confronti della lista che contiene il mio nome. Questa esperienza non è stata mai personalizzata, ho lasciato che in questi anni potessero emergere tutti; ho scelto di comparire il meno possibile sulla cronaca, di non alimentare polemiche sterili, ho scelto di non rivolgere interpellanze formali all’Amministrazione per non segnarle di un presunto quanto inesistente risentimento, perché fosse il dialogo la via per praticare la ricerca di nuove strade per questa città. Ringrazio i colleghi di minoranza per la fiducia, quanti mi incoraggiano ed incontro per strada, anche oggi chiedendo se avevo le armi affilate. Mi sono schernito nelle risposte dicendo che io non ho armi, neppure la fionda di Davide, ma solo la parola. Esattamente solo la parola, il rispetto degli altri, qualche idea e quei principi che mi fanno ancora rinnovare l’impegno per una città di tutti e non di pochi.

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