giovedì 26 marzo 2009
Appello contro la produzione di 131 cacciabombardieri
In questi giorni il governo italiano sta chiedendo al parlamento il parere positivo alla continuazione della produzione di 131 caccia bombardieri Joint Strike Fighters che impegneranno il nostro paese fino al 2026 con una spesa di quasi 14 miliardi di euro.Si tratta di una decisione irresponsabile sia per la politica di riarmo che tale scelta rappresenta, sia per le risorse che vengono destinante ad un programma sovradimensionato nei costi sia per la sua incoerenza (si tratta di un aereo di attacco che può trasportare anche ordigni nucleari) con le autentiche missioni di pace del nostro paese.In un momento di grave crisi economica in cui non si riescono a trovare risorse per gli ammortizzatori sociali per i disoccupati e vengono tagliati i finanziamenti pubblici alla scuola, all’università e alle politiche sociali, destinare 14 miliardi di euro alla costruzione di 131 cacciabombardieri è una scelta sbagliata e incompatibile con la situazione sociale del paese.Sbilanciamoci chiede al parlamento di dare parere negativo alla prosecuzione del programma, destinando in alternativa una parte delle risorse già accantonate a programmi di riconversione civile dell’industria bellica e agli interventi delle politiche pubbliche di cooperazione internazionale, che la scorsa manovra finanziaria ha tagliato di ben il 56%.Con 14 miliardi di euro si possono inoltre fare molte altre cose in alternativa. Ad esempio si possono contemporaneamente costruire 5000 nuovi asili nido, costruire un milione di pannelli solari, dare a tutti i collaboratori a progetto la stessa indennità di disoccupazione dei lavoratori dipendenti, allargare la cassa integrazione a tutte le piccole imprese.Il parlamento faccia una scelta di pace e di solidarietà; blocchi la prosecuzione del programma. Destini le risorse alla società, all’ambiente, al lavoro, alla solidarietà internazionale.
Per adesioni: info@sbilanciamoci.org.
Scarica l’appello da www.sbilanciamoci.org
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martedì 24 marzo 2009
Una legge contro il territorio
Firma l’appello di Gae Aulenti, Massimiliano Fuksas, Vittorio Gregotti
Le licenze facili e i permessi edilizi fai da te decretano la fine delle nostre malconce istituzioni. Il territorio, la città e l'architettura non dipendono da un'anarchia progettuale che non rispetta il contesto, al contrario dipendono dalla civiltà e dalle leggi della comunità. La proposta di liberalizzazione dell'edilizia, annunciata dal presidente Berlusconi, rischierebbe di compromettere in maniera definitiva il territorio. Ecco perché c'è bisogno di un sussulto civile delle coscienze di questo paese.
http://www.repubblica.it/speciale/2009/appelli/legge-ed-edilizia-del-governo/index.html
Le licenze facili e i permessi edilizi fai da te decretano la fine delle nostre malconce istituzioni. Il territorio, la città e l'architettura non dipendono da un'anarchia progettuale che non rispetta il contesto, al contrario dipendono dalla civiltà e dalle leggi della comunità. La proposta di liberalizzazione dell'edilizia, annunciata dal presidente Berlusconi, rischierebbe di compromettere in maniera definitiva il territorio. Ecco perché c'è bisogno di un sussulto civile delle coscienze di questo paese.
http://www.repubblica.it/speciale/2009/appelli/legge-ed-edilizia-del-governo/index.html
Intervento all'assemblea nazionale dei segretari di circolo di Debora Serracchiani Sergretaria del PD di Udine
Ho ascoltato con molta attenzione tutti gli interventi e sono arrivata a due conclusioni la prima è che siamo votati alla sofferenza perché in questo posto fa freddo e ci si sta anche male la seconda è che c’è molto ottimismo…io vengo da una città lontana, la città di Udine, che per darvi delle coordinate sportive è la città dell’Udinese e della Snaidero ed è stata permettetemi di ricordarlo la città che ha accolto Eluana Englaro.Io mi permetto, anche per non essere ripetitiva, di dire al mio segretario alcune cose che secondo me forse lui avrebbe dovuto e deve sottolineare con maggiore fermezza.Dicevo al segretario che mi permetto di dire alcune cose che desidero sottolineare perché credo che vadano sottolineate con maggiore fermezza e che questa mattina questa fermezza credo non ci sia stata fino in fondo.Io credo che il problema di questo partito non sia stato Walter Veltroni, io credo che sia mancata la leadership intesa come il mezzo per una linea politica di sintesi, una linea politica che pur nella più ampia discussione nella più approfondita mediazione che è necessaria in un partito grande come il nostro però, alla fine, deve arrivare alla sintesi e la sintesi è mancata. La verità. E quindi io chiedo al segretario di dirci convintamente che questo cambiamento che noi abbiamo avvertito da quando ha dato le dimissioni Walter Veltroni non è la paura perché abbiamo toccato il fondo ma è una strategia, abbiamo cambiato strategia, abbiamo una linea politica di sintesi, questo io chiedo al mio segretario. Questo chiedo, perché siamo apparsi come un partito lontano dalla realtà, dalle cose reali, non siamo stati capaci ciascuno di parlare oltre il proprio elettorato.Mai una parola chiara, mai una linea netta e soprattutto mai una linea unica. E’ per questo motivo che i nostri elettori, io dico per disperazione e per assenza di alternativa, hanno votato e votano Di Pietro che è a capo di un partito fai da te, personale e personalista, che con il centro sinistra non ha nulla a che vedere e il problema non è stato quello di averlo scelto come nostro alleato, ma è stato quello di avergli fatto fare da solo l’opposizione su temi che ci appartengono, come il conflitto di interessi e la questione morale. Io l’ho detto più volte a Udine: la differenza tra noi e l’Italia dei Valori sta nel fatto che noi parliamo in tanti e iniziamo sempre i nostri discorsi con "Io", loro aprono i discorsi solo in due modi: "Berlusconi ha detto", "L’Italia dei Valori dice".La differenza è enorme si vede! La diversità è la ricchezza del nostro partito, ma io chiedo al nostro partito di imparare a votare, di imparare ad assumere decisioni, se è necessario anche solo a maggioranza, se è necessario anche lasciando a casa qualcuno. Io dico che dobbiamo imparare a parlare unitariamente da PD, è giusto il dissenso, è giusta la scelta di coscienza, ma la libertà di coscienza non deve essere il paravento dietro il quale nascondersi quando non siamo uniti. E dobbiamo smetterla di pensare che il nostro problema sia soltanto come comunichiamo ai giornali perché non è così, ci mettiamo molto del nostro. Faccio un esempio su un argomento come quello del testamento biologico: è giusta la libertà di coscienza, ma quando c’è una posizione prevalente all’interno del partito democratico questa deve avere il giusto riconoscimento, perchè altrimenti si finisce con il parlare solo della posizione di dissenso e non di tutte le altre, si finisce con il guardare l’astensione e non la compattezza del gruppo, quindi trovo, segretario glielo dico veramente con grande semplicità, trovo che sia un errore assoluto quello di aver indicato come capogruppo alla commissione sanità del senato chi non è portatore della posizione prevalente. Lo dico! No, siccome... scusate... siccome ne ho una per tutti, dico anche che non si può decidere di dialogare con un partito ... all’opposizione, alla vigilia della presentazione degli emendamenti al DDL Calabrò, frutto di un’ulteriore mediazione come sono stati definiti, che hanno il plauso entusiasta di quel leader e il giorno dopo pensare che non ci siano illazioni sul giornale: è assurdo!!! È folle!!! Cosi come trovo che sia intollerabile che il partito dia il mandato all’allora vice segretario per chiudere la trattativa sullo sbarramento alle europee e che poi vi siano critiche sulla scelta il giorno dopo sul giornale sull’assunto che non si hanno incarichi di partito e quindi si può dire quello che si vuole perché si è iscritti al PD. La verità è che, in questi pochi mesi di vita del partitodemocratico, almeno io ho avuto la netta impressione che l’appartenenza al nuovo partito fosse sentita molto di più dalla base che dai dirigenti. Noi dobbiamo superare i protagonisti e i personalismi ed avere una nostra politica che sia nuova e se necessario rinnovata. Abbiamo bisogno di una nuova generazione politica che non è solo una questione anagrafica ma è una questione di mentalità una mentalità che non sia ancorata alla difesa dell’identità ma votata alla costruzione convinta del partito democratico. Una mentalità che è difficile riscontrare, io lo credo, in quelli che per anni hanno vissuto come ad opposte fazioni e che non è detto che esista in coloro che indichiamo come dirigenti solo perché sono giovani o perché sono figli di. Non basta, non basta, ci illudiamo se crediamo che il cambiamento avvenga spontaneamente, noi dobbiamo conquistarlo. L’assemblea costituente, segretario, ti ha scelto come il suo segretario: continuare a discutere se in quella sede noi avessimo dovuto fare una scelta più coraggiosa o no non ci porterà da nessuna parte. Tu hai un compito difficile perché non sei un volto nuovo. Però hai il compito di dare una credibilità nuova a questo partito e ci stai riuscendo alla grande!!! Ecco è stato detto da tanti ma visto che…scusate noi abbiamo parlato tanto di ascoltarci etc, ma stamattina non ci siamo ascoltati tanto eh! Parecchi di noi si facevano gli affari loro uscendo…e visto che mi state ascoltando adesso io voglio dirvi questo: che noi non ci possiamo riconoscere in un Paese che crede che la sicurezza si possa realizzare affidandola a dei politicizzati che si mettono a fare gli sceriffi, noi non possiamo riconoscerci in chi pensa che gli immigrati siano i criminali. Noi non possiamo riconoscerci in un Paese che non investe nella scuola nell’università e nella ricerca. Noi non ci possiamo riconoscere in un Paese che pensa di superare la crisi economica solo prendendola più allegramente. Noi non ci possiamo riconoscere in un Paese che pensa che i propri lavoratori siano dei fannulloni e che i medici debbano denunciare i propri assistiti. E noi non ci possiamo riconoscere in un Paese che non si preoccupa di quei bambini che rischiano di essere bambini non esistenti, bambini che non potranno essere registrati. Io quel paese non lo voglio. Noi non ci dobbiamo riconoscere in questi. E noi, dico segretario, non ci possiamo riconoscere in un Paese che non tassa i più ricchi solo perché pensa che siano troppo pochi! E dico, segretario, che non ci riconosceremo in un partito che non capisca quanto sia importante tornare a parlare agli italiani con una voce sola. Questo noi lo pretendiamo!!! Noi a Udine abbiamo fatto 7 circoli, abbiamo la fortuna di essere al governo della città perché abbiamo vinto le elezioni, raro, rarissimo caso!!! Io sono segretario di un partito vivace, generoso, che si è dimostrato veramente lucido, compatto e generoso nell’accogliere Eluana Englaro. Devo dire però che a livelli superiori non abbiamo avuto la stessa accortezza e necessità di silenzio. Noi abbiamo tenuto, il comune di Udine, la linea del silenzio, proprio per evitare che qualcuno si potesse sentire al di fuori del nostro partito. Esponenti a livello superiore hanno ritenuto che questo non fosse opportuno e solo per avere il trafiletto sul giornale, un giornale di provincia, che leggeranno che solo poche persone, io, mia nonna, mia zia, solo per fare quello fosse necessario dire io ci credo perché, perché devo pensare che uno ha diritto di morire o di vivere come meglio crede. No, non hai quel diritto! Te lo dice la Costituzione quello che devi fare. Fermati li! E poi un’ultima cosa, perché mi sto rendendo conto che sto rubando tempo agli altri. Noi abbiamo fatto un intervento bellissimo a Udine sul testamento biologico. Abbiamo fatto parlare 3 senatori con un DVD il senatore Veronesi, il senatore Ichino e un senatore della PDL Valditara, e abbiamo ascoltato il loro intervento e abbiamo poi aperto il dibattito e abbiamo lanciato un’idea. Il nostro regolamento all’art 28 prevede un referendum consultivo sugli argomenti e sui temi che riguardano la politica del partito questo non è un tema dove vanno sentite le basi??? Io penso di si. Poi mi associo e qui chiudo, nel chiedere che le indicazioni sulle candidature alle Europee non ci vengano date dai segretari regionali ma ci vengano chieste a noi come circoli, perché sarebbe un segnale importante! Grazie!
lunedì 23 marzo 2009
Italo Calvino- Le città invisibili
"L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio".
domenica 22 marzo 2009
Gli indifferenti
Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che "vivere vuol dire essere partigiani". Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L'indifferenza è il peso morto della storia. E' la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall'impresa eroica.
L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E' la fatalità; e ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all'intelligenza e la strozza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare, non è tanto dovuto all'iniziativa dei pochi che operano, quanto all'indifferenza, all'assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo. Dei fatti maturano nell'ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa. I destini di un'epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi immediati, delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perché non se ne preoccupa. Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela tessuta nell'ombra arriva a compimento: e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. E questo ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non è responsabile. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch'io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo? Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel tal male, combattevano, di procurare quel tal bene si proponevano.
I più di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità. E non già che non vedano chiaro nelle cose, e che qualche volta non siano capaci di prospettare bellissime soluzioni dei problemi più urgenti, o di quelli che, pur richiedendo ampia preparazione e tempo, sono tuttavia altrettanto urgenti. Ma queste soluzioni rimangono bellissimamente infeconde, ma questo contributo alla vita collettiva non è animato da alcuna luce morale; è prodotto di curiosità intellettuale, non di pungente senso di una responsabilità storica che vuole tutti attivi nella vita, che non ammette agnosticismi e indifferenze di nessun genere.
Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze virili della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano nel sacrificio; e colui che sta alla finestra, in agguato, voglia usufruire del poco bene che l'attività di pochi procura e sfoghi la sua delusione vituperando il sacrificato, lo svenato perché non è riuscito nel suo intento.
Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.
L'indifferenza è il peso morto della storia. E' la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall'impresa eroica.
L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E' la fatalità; e ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all'intelligenza e la strozza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare, non è tanto dovuto all'iniziativa dei pochi che operano, quanto all'indifferenza, all'assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo. Dei fatti maturano nell'ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa. I destini di un'epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi immediati, delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perché non se ne preoccupa. Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela tessuta nell'ombra arriva a compimento: e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. E questo ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non è responsabile. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch'io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo? Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel tal male, combattevano, di procurare quel tal bene si proponevano.
I più di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità. E non già che non vedano chiaro nelle cose, e che qualche volta non siano capaci di prospettare bellissime soluzioni dei problemi più urgenti, o di quelli che, pur richiedendo ampia preparazione e tempo, sono tuttavia altrettanto urgenti. Ma queste soluzioni rimangono bellissimamente infeconde, ma questo contributo alla vita collettiva non è animato da alcuna luce morale; è prodotto di curiosità intellettuale, non di pungente senso di una responsabilità storica che vuole tutti attivi nella vita, che non ammette agnosticismi e indifferenze di nessun genere.
Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze virili della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano nel sacrificio; e colui che sta alla finestra, in agguato, voglia usufruire del poco bene che l'attività di pochi procura e sfoghi la sua delusione vituperando il sacrificato, lo svenato perché non è riuscito nel suo intento.
Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.
"La Città futura", Antonio Gramsci.
mercoledì 18 marzo 2009
Intervento di Giorgio Rocchi all'ultimo consiglio comunale
Se umanamente comprendo lo stato d’animo del Sindaco, politicamente trovo scorretto non ascoltare i consiglieri, ma a questo siamo abituati. Respingo l’affermazione che chi ha firmato la mozione non ha senso civico né rigiro accusa analoga a chi ha amministrato per anni senza fare e perdendo quota. Il dibattito del centrodestra non ci interessa: questo non è un dibattito tra Ciccanti e Celani, ma per noi l’opportunità di un rendiconto alla città. La rassegna stampa proposta dal Sindaco è carente di quegli articoli di stampa in cui i consiglieri escono dalla maggioranza, rientrano, lasciano, ritornano…. Ci ha parlato di programmi futuri evitando di riscontrare gli impegni del mandato! Non c’è nessuna soddisfazione nell’affrontare il tema della sfiducia che giunge in maniera inaspettata ma non sorprendete. Come le dimissioni del sindaco appena comunicate come tentativo di sottrarsi al confronto ed alle valutazioni del consiglio che non è un tribunale ma il luogo del rendiconto ai cittadini elettori e contribuenti. Le dimissioni confermano la fondatezza oggettiva della mozione. La sfiducia prima di essere l’atto amministrativo oggi in discussione, e prima di formarsi per via oggettiva con una serie di motivazioni come illustrato, è sentimento che hanno vissuto i consiglieri comunali, in particolare quelli della ex maggioranza. Cosa altro è infatti se non sfiducia dell’Amministrazione verso i suoi consiglieri di maggioranza l’aver fatto sistematicamente ricorso a seduta di seconda convocazione? Organizzare il voto su delibere facendo a meno di 10 consiglieri di maggioranza è solo apparentemente agilità amministrativa quanto una via di agibilità politica attraverso la scorciatoia della rinuncia al voto di tutti ritenendo sufficienti 14 voti, gli altri non servono: ecco perché non otto ma dieci consiglieri avrebbero dovuto firmare la mozione. La improvvisa velocità di provvedimenti, fermi per mesi e attivati in pendenza di scadenza,cos’altro è stato se non il sottrarsi al contributo costruttivo di tutti i consiglieri, con un irrigidimento di fondo che ha reso le presentazioni in consiglio un vero soliloquio dell’Amministrazione rispetto ai consiglieri che l’hanno sostenuta? La politica possiede ragioni che non possono essere nascoste o mascherate a lungo a dispetto delle dichiarazioni fuorvianti dei protagonisti. Per giunta si è qui, in questo Consiglio, riprodotta una sfida fuorviante e durissima a tutte le forme di opposizione con posizioni intransigenti e persino lesive dei diritti dei consiglieri. Avere il coraggio di governare in mare aperto, con 25 voti su 41, portando alla discussione del Consiglio i problemi più spinosi e difficili, anche amministrativamente parlando è stato volutamente evitato ricorrendo persino all’ostruzionistico mancato adeguamento dello statuto e dei regolamenti alle leggi vigenti. Una vera compressione dei diritti, che non ha voluto trovare in nostri ricorsi amministrativi la via della tutela. Sorda la maggioranza anche alle più banali istanze di rappresentanza delle minoranze nelle commissioni, come spettante per legge. E’ chiaro che di fronte ad una tale decadimento della tensione istituzionale, le conseguenze non potevano limitarsi alla semplice frustrazione di ruolo, umana e politica dei soli consiglieri ma necessariamente riverberare su tutta l’organizzazione amministrativa degli uffici. Anche questi non toccati da quella riforma epocale (riforma per giunta di chi è succeduto a se stesso) annunciata trionfalisticamente in campagna elettorale e totalmente disattesa nei fatti, pur se sollecitata dai revisori dei conti e dagli ordini del giorno, di AN in particolare. Neppure una parola ora.
Di fronte ad un’azione politico amministrativa del tutto, non dico insufficiente, sarebbe già un premio, ma del tutto insussistente, è stato davvero difficile per la maggioranza organizzare interventi in aula a favore, limitandosi al voto favorevole. Ebbi a dire nella seduta consiliare del 28 novembre 2008 che ritornava, negli ultimi provvedimenti, l’attitudine di questa ex maggioranza ad amministrare più toccando i toni della paura sociale che quelli dello sviluppo civile. Parimenti, in quella stessa seduta, mi esprimevo con considerazione che rinnovo verso quei colleghi silenziosi, anche di fronte alle nostre sollecitazioni di poterli ascoltare, perché avevamo compreso lo stato di disagio che stavano vivendo. Sindaco e Giunta si sono sottratti dal fornire e confrontarsi anche su una semplice tabella degli ordini del giorno approvati per un monitoraggio della loro esecuzione da parte del Consiglio: un impedimento oggettivo non solo all’azione di controllo del consiglio ma anche all’azione politica di tutti i consiglieri. Disattendere, anzi snobbare, un tale deliberato è indicatore di quali difficoltà e di quale isolamento stesse vivendo la Giunta rispetto al Consiglio. In questo quadro complesso e di veti incrociati c’è un fallimento strategico del ruolo della città nel territorio, del ruolo nel processo di divisione con la provincia di Fermo, di apertura alle novità mentre al contrario si è registrata ulteriore chiusura ed isolamento. Lo conferma il consigliere candidato Castelli con i suoi manifesti che attestano di un suo impegno a Roma per la città: se è vero quello che è scritto allora è vero che ha fatto supplenza di una rappresentanza cittadina che non c’è mai stata a Roma, oppure è stata originalmente e personalmente curata. Stiamo ancora aspettando il ministro Urbani ad inaugurare piazza Arringo….. speriamo il Ministro Scajola mantenga la sua visita programmata e di questo lo ringrazieremo, perché sarà il primo ministro di centrodestra non in visita di partito ad Ascoli. Meglio i manifesti del candidato Canzian: c’è bisogno di “un comune amico dei cittadini”. Oggi, probabilmente, ci saranno ragioni politiche, meglio partitiche per cui diversi si esprimeranno a sostegno dell’Amministrazione, la stessa che hanno criticato nei corridoi, la stessa verso la quale hanno formulato emendamenti ai bilanci di previsioni obbedientemente derubricati ad ordini del giorno e quindi lasciati languire ma cavalcati mediaticamente come risposta ai problemi di questa città. Buon testimone il piano delle opere pubbliche che è stato ogni anno più che per un impegno per la città un messaggio per alcuni consiglieri. I revisori dei conti dicono: non eseguito per il 75%. La mozione non è pesata con la bilancia dell’orefice, ma il 75% di opere non fatte, ma programmate è un risultato che dice solo della propaganda su alcuni temi. Ci aspettiamo un sussulto d’orgoglio da chi è entrato ed uscito dalla maggioranza per le incompatibilità nelea partecipate mai rimosse, per la realizzazione dell’autodromo, lo spostamento dello stadio, i programmi di sostenibilità ambientale, la realizzazione di alcuni fossi, l’inesistente controllo del consiglio sulle partecipate al 100% dal Comune e sul loro concorso al bilancio comunale: le partecipate comunali sono un vero e proprio salvadanaio in esaurimento con buona pace per chi verrà e per le tariffe pagate dai cittadini. Il bilancio si regge sulle partecipate e sui riaccertamenti dei residui: meglio che arrivi un commissario prefettizio a sistemarlo. Qualche consigliere si è mobilitato su alcuni temi, ma cos’altro se non un giro di pista per sentirsi accolti, ma sostanzialmente rifiutati nella proposta di cui sono stati latori anzi attori?
Altri consiglieri si sono disillusi ed hanno appreso dai giornali di aver venduto immobili del Comune in delibere su cui i relatori si sono guardati bene di evidenziare la cosa, ed i testi di esplicitare una tale vendita. Alcuni di loro hanno dato segnali di sofferenza, per tempo, dimettendosi dalla presidenza di commissioni. Un segnale di disagio prima umano che politico stante l’irrilevanza dei ruoli, la disparità di informazioni, eppure hanno portato voti alla causa a cui non hanno potuto lavorare. Oggi diversi di loro hanno ritenuto di prendere le distanze da un programma ormai irrealizzabile a due mesi dalla scadenza. A loro solidarietà per gli attacchi che hanno ricevuto per la loro scelta di autonomia. Oggi è difficile fare propaganda: la gente si scontra con problemi reali. E’ di questo che vuole parlare, di cui vuole sentir parlare, quando noi consumiamo apparentemente il meglio delle nostre energie per questioni tutte interne alla politica. E qui ritorna il tema dell’isolamento cui contribuisce lo stallo nella redazione del nuovo PRG: meglio non provvedere perché fare scelte potrebbe significare scontentare qualcuno, allora meglio un niente in cui tutto è possibile. E le imprese ancora non sanno cosa programmare, come affrontare un periodo difficile, eppure hanno gli operai a libro paga. Soffocamento dello sviluppo, frustrazione delle attese, mancanza di clima di fiducia: elementi ancor più negativi oggi di fronte ad una crisi così devastante e generalizzata. La misurabilità del programma di mandato e la sua rendicontazione al termine del periodo di governo cittadino sono previsti dall’art. 24 ter dello Statuto comunale. Questo neutralizza buona parte degli spiriti politici di contraddizione di fronte all’evidenza di quanto programmato e misurato al termine per quanto non fatto. Qui il bilancio è disarmante. Non recriminiamo di fronte a qualche inadempienza ed a qualche lacuna che pure in un periodo lungo possono starci: la valutazione è nel sostanziale scostamento tra promesse e realizzazioni, tra annunciato e fatto, tra proclamato ed attuato. Tra bisogni e risposte, tra destinazione delle risorse ed ammortizzatori dei servizi per i cittadini quali l’assistenza, le rette per gli asili, i buoni mensa. La delusione è tanto più forte quanto più oggettiva è la valutazione e tanto più alta l’illusione, come per Case Minime, l’ex Tirassegno, il contratto di quartiere di Monticelli, l’Unesco mal digerito. Non ci anima il rammarico di non aver potuto realizzare la nostra ipotesi alternativa: abbiamo preso atto dei risultati elettorali, ma ci motiva il vedere non realizzato un programma e non averci fatto realizzare il nostro programma per Ascoli, di fronte ad una città che ha urgenza di interventi! Abbiamo atteso i fatti di un Comune riorganizzato, “azienda”, “frontiera della democrazia”: se in quest’aula sono entrati i cittadini è perché noi abbiamo fatto convocare consigli comunali aperti sui temi della città. Anche nell’ultimo provvedimento sui progetti per la SGL Carbon abbiamo inserito gli elementi della trasparenza e della partecipazione perché la città deve sapere e deve poter essere coinvolta e decidere in un processo in cui non solo è coinvolta civicamente ma anche relazionalmente collegata con quell’area e quell’azienda, oltre all’urbanistica, perché non c’è famiglia ad Ascoli che non abbia o abbia avuto un lavoratore in quella fabbrica, spesso pagando un alto tributo di salute. E’ la restituzione sociale, civica ed amministrativa di un ruolo che spetta ai cittadini, a maggior ragione per i motivi appena detti. Questa è solo l’ultima delle nostre proposte. Abbiamo cercato di partecipare ai provvedimenti amministrativi fornendo con la nostra critica anche il nostro supporto e
presentando le nostre proposte. Non c’è delibera in cui non ci sia un nostro intervento propositivo. Eppure, a tanti, è stato sempre comodo voler comprendere il contrario senza lo sforzo di analizzare quanto stavamo dicendo. I nostri interventi sono stati spesso accolti, oltre che nella diffidenza, in un clima di sopportazione di un tempo perso dietro ad una volontà di ostruzione, classificandoci di intralcio alla speditezza dell’iter amministrativo. Qualche ora di interventi vista come una trave, mentre gli 11 mesi in cui il progetto per la Carbon è rimasto nel cassetto del Sindaco sono una pagliuzza. Ognuno vede con i suoi occhi e finalmente qualcuno dei consiglieri ha alzato la testa ed ha voluto prendere le distanze da una paralisi amministrativa straordinaria; e si sappia parimenti che il comune non ha messo un euro per i nuovi progetti per il lavoro e per la Carbon, al contrario di Provincia e Regione, a merito dell’Assessore Ugo Ascoli. E’ bene che ricordiamo che abbiamo sostenuto e votato delibere in cui la maggioranza si era dileguata con il rischio di perdere finanziamenti: ho la responsabilità di aver tenuto legale la seduta, per esempio, per il finanziamento del Museo Archeologico, della Palazzina Liberty, del Campo Squarcia: un caso quest’ultimo in cui dovrei rimproverarmi. Avevamo ed abbiamo un’altra idea. Abbiamo fatto sì che la città non perdesse finanziamenti. Poi la propaganda avrà detto e potrà ancora dire altre cose, ma gli atti parlano. E’ tutto agli atti. Qui non unisco ulteriori argomenti alla mozione, ma quella lista provoca sofferenza ed inquietudine per il tanto tempo trascorso senza che nulla accadesse. Nel programma di mandato una coerenza c’è: mai scritta la parola Pace: infatti ferma anche quell’Università che il Consigliere Trenta era riuscito a portare ad Ascoli. Tempo consumato nell’attesa dei rinvii, delle giustificazioni, del vittimismo politico in cui si è fatta credere l’avversione di Provincia e Regione per il fallimento di provvedimenti che questo Comune, autonomamente, aveva scelto di avviare, troppo spesso prendendo impervie soluzioni amministrative, rischiose nei tempi (e si è visto), rischiose nel merito (ed altrettanto si è visto) con il risultato che ad oggi nessuna delle grandi opere, per usare un linguaggio noto alla nazione e nella cultura del centrodestra, è stata non realizzata ma neppure avviata con bandi per spendere soldi che la Regione matrigna ha dato per l’Università come per i soldi per l’Auditorium che sono derivati dal bilancio dello Stato nessuno può vedere un cantiere. Se non quelli di strade, su cui tornare ad intervenire e marciapiedi. Avevamo, sul tema altre idee, e qui le abbiamo proposte ed illustrate anche alla città: a quel polo universitario noi teniamo e non avremmo certo fatto entrare l’Università nella progettazione attraverso osservazioni esterne, quasi fosse un privato cittadino. Altre idee che sollecitavano il Comune ad accordarsi con la Provincia per realizzare un nuovo sistema delle scuole superiori e dell’università, con l’IPSIA e l’ex S. Domenico a servizio di quest’ultima. Sarebbe potuti partire almeno 50ml di euro di cantieri nell’edilizia scolastica cittadina: un po’ più di una boccata di ossigeno, ma questa maggioranza pensa più alle social card ed ai kit antidroga che a costruire un futuro. Riparte così la narrazione di temi forti del centro destra in vista delle prossime elezioni…. La ricerca di strategie competitive sta determinando progressivamente l’abbandono apparente di identità storiche nella cultura dei partiti. Ma resta ancora distinguibile la differenza tra il nostro modo di pensare ed amministrare e quello del centrodestra. La disputa sinistra/destra è stata riprodotta qui in Consiglio nei confronti degli stessi consiglieri di maggioranza per GENERARE CONSENSO ED AMMORTIZZARE I DISSENSI.
Fiducia sempre. A prescindere, contro il nemico. La relazione amico-nemico che ha caratterizzato la campagna elettorale del centrodestra è stata qui riprodotta e prolungata. E l’effetto è tuttora riverberante anche sui miei familiari più stretti. Nessuno spazio alla minoranza nelle commissioni, in taluni casi con convocazioni così diradate da averne perso memoria. Nessun dialogo sui temi importanti. In questo quadro il nostro contributo con la poca agibilità istituzionale si è manifestato con ordini del giorno, interpellanze, proposte di delibera vessate anche da un tormentato e non garantito iter interno a taluni uffici. Nessuna garanzia e nessuna tutela come minoranza eppure non ci siamo tirati indietro: non abbiamo ispirato la nostra azione ad uno sterile rimpianto di vittoria elettorale, ma abbiamo sempre studiato, approfondito, documentato la nostra azione politica, la nostra presenza istituzionale, il nostro ruolo di consiglieri comunali. E poi, di fronte all’evidenza di provvedimenti avventurosi, rischiosi, impraticabili, e di fatto non andati a bon fine, abbiamo dovuto manifestare il nostro pensiero fino al dissenso. La semplificazione favorevoli/contrari non dà giustizia degli sforzi fatti in termini di merito delle poche questioni affrontate. Eppure in ogni atto, come dicevo, oltre all’obiezione, c’è la proposta non solo non valutata ma spesso neppure presa in considerazione, a prescindere. Ricordo l’amarezza provata nel vedere gli atteggiamenti verso i colleghi interroganti da parte di amministratori e consiglieri, anche di fronte a miei colleghi di minoranza all’esordio nel civico consesso. Nessuna parola del Sindaco a distinguere e difendere il nostro ruolo; una parola che gli offriamo per la prova umana che vive pur nella severità del giudizio politico che confermiamo.
Nella conclusione rubo uno spazio personale, non l’ho mai fatto…. l’esperienza straordinaria di mettersi a servizio della città, con le preoccupazioni, le ansie e le inquietudine è stata arricchita dalla condivisione di questo percorso con i colleghi consiglieri di minoranza e con taluni di maggioranza che desidero pubblicamente ringraziare per il non facile compito e le non poche difficoltà nell’interpretare un ruolo difficile, spesso incompreso anche da parte di chi ci ha votato. Un grazie a tutti i consiglieri, nessuno escluso, anche se ci siamo scontrati con determinazione, ma sempre con serenità d’animo e senza doppi fini. Permettetemi un grazie speciale ai colleghi del centrosinistra, compreso il consigliere Carlo Cannella, quindi a tutti i gruppi di minoranza con apprezzamento rinnovato e con affetto, specie nei confronti della lista che contiene il mio nome. Questa esperienza non è stata mai personalizzata, ho lasciato che in questi anni potessero emergere tutti; ho scelto di comparire il meno possibile sulla cronaca, di non alimentare polemiche sterili, ho scelto di non rivolgere interpellanze formali all’Amministrazione per non segnarle di un presunto quanto inesistente risentimento, perché fosse il dialogo la via per praticare la ricerca di nuove strade per questa città. Ringrazio i colleghi di minoranza per la fiducia, quanti mi incoraggiano ed incontro per strada, anche oggi chiedendo se avevo le armi affilate. Mi sono schernito nelle risposte dicendo che io non ho armi, neppure la fionda di Davide, ma solo la parola. Esattamente solo la parola, il rispetto degli altri, qualche idea e quei principi che mi fanno ancora rinnovare l’impegno per una città di tutti e non di pochi.
Di fronte ad un’azione politico amministrativa del tutto, non dico insufficiente, sarebbe già un premio, ma del tutto insussistente, è stato davvero difficile per la maggioranza organizzare interventi in aula a favore, limitandosi al voto favorevole. Ebbi a dire nella seduta consiliare del 28 novembre 2008 che ritornava, negli ultimi provvedimenti, l’attitudine di questa ex maggioranza ad amministrare più toccando i toni della paura sociale che quelli dello sviluppo civile. Parimenti, in quella stessa seduta, mi esprimevo con considerazione che rinnovo verso quei colleghi silenziosi, anche di fronte alle nostre sollecitazioni di poterli ascoltare, perché avevamo compreso lo stato di disagio che stavano vivendo. Sindaco e Giunta si sono sottratti dal fornire e confrontarsi anche su una semplice tabella degli ordini del giorno approvati per un monitoraggio della loro esecuzione da parte del Consiglio: un impedimento oggettivo non solo all’azione di controllo del consiglio ma anche all’azione politica di tutti i consiglieri. Disattendere, anzi snobbare, un tale deliberato è indicatore di quali difficoltà e di quale isolamento stesse vivendo la Giunta rispetto al Consiglio. In questo quadro complesso e di veti incrociati c’è un fallimento strategico del ruolo della città nel territorio, del ruolo nel processo di divisione con la provincia di Fermo, di apertura alle novità mentre al contrario si è registrata ulteriore chiusura ed isolamento. Lo conferma il consigliere candidato Castelli con i suoi manifesti che attestano di un suo impegno a Roma per la città: se è vero quello che è scritto allora è vero che ha fatto supplenza di una rappresentanza cittadina che non c’è mai stata a Roma, oppure è stata originalmente e personalmente curata. Stiamo ancora aspettando il ministro Urbani ad inaugurare piazza Arringo….. speriamo il Ministro Scajola mantenga la sua visita programmata e di questo lo ringrazieremo, perché sarà il primo ministro di centrodestra non in visita di partito ad Ascoli. Meglio i manifesti del candidato Canzian: c’è bisogno di “un comune amico dei cittadini”. Oggi, probabilmente, ci saranno ragioni politiche, meglio partitiche per cui diversi si esprimeranno a sostegno dell’Amministrazione, la stessa che hanno criticato nei corridoi, la stessa verso la quale hanno formulato emendamenti ai bilanci di previsioni obbedientemente derubricati ad ordini del giorno e quindi lasciati languire ma cavalcati mediaticamente come risposta ai problemi di questa città. Buon testimone il piano delle opere pubbliche che è stato ogni anno più che per un impegno per la città un messaggio per alcuni consiglieri. I revisori dei conti dicono: non eseguito per il 75%. La mozione non è pesata con la bilancia dell’orefice, ma il 75% di opere non fatte, ma programmate è un risultato che dice solo della propaganda su alcuni temi. Ci aspettiamo un sussulto d’orgoglio da chi è entrato ed uscito dalla maggioranza per le incompatibilità nelea partecipate mai rimosse, per la realizzazione dell’autodromo, lo spostamento dello stadio, i programmi di sostenibilità ambientale, la realizzazione di alcuni fossi, l’inesistente controllo del consiglio sulle partecipate al 100% dal Comune e sul loro concorso al bilancio comunale: le partecipate comunali sono un vero e proprio salvadanaio in esaurimento con buona pace per chi verrà e per le tariffe pagate dai cittadini. Il bilancio si regge sulle partecipate e sui riaccertamenti dei residui: meglio che arrivi un commissario prefettizio a sistemarlo. Qualche consigliere si è mobilitato su alcuni temi, ma cos’altro se non un giro di pista per sentirsi accolti, ma sostanzialmente rifiutati nella proposta di cui sono stati latori anzi attori?
Altri consiglieri si sono disillusi ed hanno appreso dai giornali di aver venduto immobili del Comune in delibere su cui i relatori si sono guardati bene di evidenziare la cosa, ed i testi di esplicitare una tale vendita. Alcuni di loro hanno dato segnali di sofferenza, per tempo, dimettendosi dalla presidenza di commissioni. Un segnale di disagio prima umano che politico stante l’irrilevanza dei ruoli, la disparità di informazioni, eppure hanno portato voti alla causa a cui non hanno potuto lavorare. Oggi diversi di loro hanno ritenuto di prendere le distanze da un programma ormai irrealizzabile a due mesi dalla scadenza. A loro solidarietà per gli attacchi che hanno ricevuto per la loro scelta di autonomia. Oggi è difficile fare propaganda: la gente si scontra con problemi reali. E’ di questo che vuole parlare, di cui vuole sentir parlare, quando noi consumiamo apparentemente il meglio delle nostre energie per questioni tutte interne alla politica. E qui ritorna il tema dell’isolamento cui contribuisce lo stallo nella redazione del nuovo PRG: meglio non provvedere perché fare scelte potrebbe significare scontentare qualcuno, allora meglio un niente in cui tutto è possibile. E le imprese ancora non sanno cosa programmare, come affrontare un periodo difficile, eppure hanno gli operai a libro paga. Soffocamento dello sviluppo, frustrazione delle attese, mancanza di clima di fiducia: elementi ancor più negativi oggi di fronte ad una crisi così devastante e generalizzata. La misurabilità del programma di mandato e la sua rendicontazione al termine del periodo di governo cittadino sono previsti dall’art. 24 ter dello Statuto comunale. Questo neutralizza buona parte degli spiriti politici di contraddizione di fronte all’evidenza di quanto programmato e misurato al termine per quanto non fatto. Qui il bilancio è disarmante. Non recriminiamo di fronte a qualche inadempienza ed a qualche lacuna che pure in un periodo lungo possono starci: la valutazione è nel sostanziale scostamento tra promesse e realizzazioni, tra annunciato e fatto, tra proclamato ed attuato. Tra bisogni e risposte, tra destinazione delle risorse ed ammortizzatori dei servizi per i cittadini quali l’assistenza, le rette per gli asili, i buoni mensa. La delusione è tanto più forte quanto più oggettiva è la valutazione e tanto più alta l’illusione, come per Case Minime, l’ex Tirassegno, il contratto di quartiere di Monticelli, l’Unesco mal digerito. Non ci anima il rammarico di non aver potuto realizzare la nostra ipotesi alternativa: abbiamo preso atto dei risultati elettorali, ma ci motiva il vedere non realizzato un programma e non averci fatto realizzare il nostro programma per Ascoli, di fronte ad una città che ha urgenza di interventi! Abbiamo atteso i fatti di un Comune riorganizzato, “azienda”, “frontiera della democrazia”: se in quest’aula sono entrati i cittadini è perché noi abbiamo fatto convocare consigli comunali aperti sui temi della città. Anche nell’ultimo provvedimento sui progetti per la SGL Carbon abbiamo inserito gli elementi della trasparenza e della partecipazione perché la città deve sapere e deve poter essere coinvolta e decidere in un processo in cui non solo è coinvolta civicamente ma anche relazionalmente collegata con quell’area e quell’azienda, oltre all’urbanistica, perché non c’è famiglia ad Ascoli che non abbia o abbia avuto un lavoratore in quella fabbrica, spesso pagando un alto tributo di salute. E’ la restituzione sociale, civica ed amministrativa di un ruolo che spetta ai cittadini, a maggior ragione per i motivi appena detti. Questa è solo l’ultima delle nostre proposte. Abbiamo cercato di partecipare ai provvedimenti amministrativi fornendo con la nostra critica anche il nostro supporto e
presentando le nostre proposte. Non c’è delibera in cui non ci sia un nostro intervento propositivo. Eppure, a tanti, è stato sempre comodo voler comprendere il contrario senza lo sforzo di analizzare quanto stavamo dicendo. I nostri interventi sono stati spesso accolti, oltre che nella diffidenza, in un clima di sopportazione di un tempo perso dietro ad una volontà di ostruzione, classificandoci di intralcio alla speditezza dell’iter amministrativo. Qualche ora di interventi vista come una trave, mentre gli 11 mesi in cui il progetto per la Carbon è rimasto nel cassetto del Sindaco sono una pagliuzza. Ognuno vede con i suoi occhi e finalmente qualcuno dei consiglieri ha alzato la testa ed ha voluto prendere le distanze da una paralisi amministrativa straordinaria; e si sappia parimenti che il comune non ha messo un euro per i nuovi progetti per il lavoro e per la Carbon, al contrario di Provincia e Regione, a merito dell’Assessore Ugo Ascoli. E’ bene che ricordiamo che abbiamo sostenuto e votato delibere in cui la maggioranza si era dileguata con il rischio di perdere finanziamenti: ho la responsabilità di aver tenuto legale la seduta, per esempio, per il finanziamento del Museo Archeologico, della Palazzina Liberty, del Campo Squarcia: un caso quest’ultimo in cui dovrei rimproverarmi. Avevamo ed abbiamo un’altra idea. Abbiamo fatto sì che la città non perdesse finanziamenti. Poi la propaganda avrà detto e potrà ancora dire altre cose, ma gli atti parlano. E’ tutto agli atti. Qui non unisco ulteriori argomenti alla mozione, ma quella lista provoca sofferenza ed inquietudine per il tanto tempo trascorso senza che nulla accadesse. Nel programma di mandato una coerenza c’è: mai scritta la parola Pace: infatti ferma anche quell’Università che il Consigliere Trenta era riuscito a portare ad Ascoli. Tempo consumato nell’attesa dei rinvii, delle giustificazioni, del vittimismo politico in cui si è fatta credere l’avversione di Provincia e Regione per il fallimento di provvedimenti che questo Comune, autonomamente, aveva scelto di avviare, troppo spesso prendendo impervie soluzioni amministrative, rischiose nei tempi (e si è visto), rischiose nel merito (ed altrettanto si è visto) con il risultato che ad oggi nessuna delle grandi opere, per usare un linguaggio noto alla nazione e nella cultura del centrodestra, è stata non realizzata ma neppure avviata con bandi per spendere soldi che la Regione matrigna ha dato per l’Università come per i soldi per l’Auditorium che sono derivati dal bilancio dello Stato nessuno può vedere un cantiere. Se non quelli di strade, su cui tornare ad intervenire e marciapiedi. Avevamo, sul tema altre idee, e qui le abbiamo proposte ed illustrate anche alla città: a quel polo universitario noi teniamo e non avremmo certo fatto entrare l’Università nella progettazione attraverso osservazioni esterne, quasi fosse un privato cittadino. Altre idee che sollecitavano il Comune ad accordarsi con la Provincia per realizzare un nuovo sistema delle scuole superiori e dell’università, con l’IPSIA e l’ex S. Domenico a servizio di quest’ultima. Sarebbe potuti partire almeno 50ml di euro di cantieri nell’edilizia scolastica cittadina: un po’ più di una boccata di ossigeno, ma questa maggioranza pensa più alle social card ed ai kit antidroga che a costruire un futuro. Riparte così la narrazione di temi forti del centro destra in vista delle prossime elezioni…. La ricerca di strategie competitive sta determinando progressivamente l’abbandono apparente di identità storiche nella cultura dei partiti. Ma resta ancora distinguibile la differenza tra il nostro modo di pensare ed amministrare e quello del centrodestra. La disputa sinistra/destra è stata riprodotta qui in Consiglio nei confronti degli stessi consiglieri di maggioranza per GENERARE CONSENSO ED AMMORTIZZARE I DISSENSI.
Fiducia sempre. A prescindere, contro il nemico. La relazione amico-nemico che ha caratterizzato la campagna elettorale del centrodestra è stata qui riprodotta e prolungata. E l’effetto è tuttora riverberante anche sui miei familiari più stretti. Nessuno spazio alla minoranza nelle commissioni, in taluni casi con convocazioni così diradate da averne perso memoria. Nessun dialogo sui temi importanti. In questo quadro il nostro contributo con la poca agibilità istituzionale si è manifestato con ordini del giorno, interpellanze, proposte di delibera vessate anche da un tormentato e non garantito iter interno a taluni uffici. Nessuna garanzia e nessuna tutela come minoranza eppure non ci siamo tirati indietro: non abbiamo ispirato la nostra azione ad uno sterile rimpianto di vittoria elettorale, ma abbiamo sempre studiato, approfondito, documentato la nostra azione politica, la nostra presenza istituzionale, il nostro ruolo di consiglieri comunali. E poi, di fronte all’evidenza di provvedimenti avventurosi, rischiosi, impraticabili, e di fatto non andati a bon fine, abbiamo dovuto manifestare il nostro pensiero fino al dissenso. La semplificazione favorevoli/contrari non dà giustizia degli sforzi fatti in termini di merito delle poche questioni affrontate. Eppure in ogni atto, come dicevo, oltre all’obiezione, c’è la proposta non solo non valutata ma spesso neppure presa in considerazione, a prescindere. Ricordo l’amarezza provata nel vedere gli atteggiamenti verso i colleghi interroganti da parte di amministratori e consiglieri, anche di fronte a miei colleghi di minoranza all’esordio nel civico consesso. Nessuna parola del Sindaco a distinguere e difendere il nostro ruolo; una parola che gli offriamo per la prova umana che vive pur nella severità del giudizio politico che confermiamo.
Nella conclusione rubo uno spazio personale, non l’ho mai fatto…. l’esperienza straordinaria di mettersi a servizio della città, con le preoccupazioni, le ansie e le inquietudine è stata arricchita dalla condivisione di questo percorso con i colleghi consiglieri di minoranza e con taluni di maggioranza che desidero pubblicamente ringraziare per il non facile compito e le non poche difficoltà nell’interpretare un ruolo difficile, spesso incompreso anche da parte di chi ci ha votato. Un grazie a tutti i consiglieri, nessuno escluso, anche se ci siamo scontrati con determinazione, ma sempre con serenità d’animo e senza doppi fini. Permettetemi un grazie speciale ai colleghi del centrosinistra, compreso il consigliere Carlo Cannella, quindi a tutti i gruppi di minoranza con apprezzamento rinnovato e con affetto, specie nei confronti della lista che contiene il mio nome. Questa esperienza non è stata mai personalizzata, ho lasciato che in questi anni potessero emergere tutti; ho scelto di comparire il meno possibile sulla cronaca, di non alimentare polemiche sterili, ho scelto di non rivolgere interpellanze formali all’Amministrazione per non segnarle di un presunto quanto inesistente risentimento, perché fosse il dialogo la via per praticare la ricerca di nuove strade per questa città. Ringrazio i colleghi di minoranza per la fiducia, quanti mi incoraggiano ed incontro per strada, anche oggi chiedendo se avevo le armi affilate. Mi sono schernito nelle risposte dicendo che io non ho armi, neppure la fionda di Davide, ma solo la parola. Esattamente solo la parola, il rispetto degli altri, qualche idea e quei principi che mi fanno ancora rinnovare l’impegno per una città di tutti e non di pochi.
Il Salvador sceglie il rinnovamento
E' Mauricio Funes, ex giornalista della CNN il nuovo presidente di El Salvador. Dopo 20 anni di egemonia della destra ed indicibili crimini, nel Paese centroamericano, va al potere il Fronte Farabundo Martì. Nel suo primo messaggio alla nazione da presidente eletto Mauricio Funes ha ringraziato «Tutti coloro che hanno vinto la paura e hanno scelto il cambiamento». La vittoria è stata dedicata a «un Santo che illumina il popolo salvadoregno, il nostro vescovo martire monsignor Oscar Romero», l'arcivescovo di San Salvador, assassinato da un tiratore scelto il 24 marzo 1980.
lunedì 16 marzo 2009
Piano Casa
Il Governo invece di affrontare seriamente la crisi che sta colpendo le famiglie italiane vuole lanciare un piano casa che permette l’allargamento del 20 % dei volumi e delle superfici principali.
Ci chiediamo con quali soldi dovremmo affrontare questa spesa ?
E dove, in caso potessimo permettercelo, noi che viviamo in appartamenti, in palazzi, in condomini dovremmo allargare i nostri spazi ? nelle scale ? nell’ascensore? Sul pianerottolo?
Il risultato di questa proposta sarà nient’altro che un nuovo condono mascherato, opportunità di allargare le unità monofamiliari come ville, villette o case di campagna.
Ancora niente di serio per i cittadini, chi sta bene sta sempre meglio e gli altri possono solo sperare.
Un vero ‘Piano casa’ avrebbe bisogno di aiuti per le famiglie che pagano l’affitto e ora sono in difficoltà, di fondi per chi ha un mutuo e non riesce a pagarlo,di costruzione o ristrutturazione di immobili da affittare alle giovani coppie, agli studenti, ai singoli a prezzi calmierati.Servono risorse da dare ad Enti Locali e Regioni per far ripartire i piani di edilizia popolare.
Noi pensiamo che nella crisi debbano scattare i meccanismi di solidarietà nelle comunità, loro pensano che nella crisi sia inevitabile che qualcuno soccomba e qualcuno si salvi.
Noi sappiamo che il Paese si salva tutto assieme o non si salva nessuno.
La Crisi c’è. E il Governo?
Ci chiediamo con quali soldi dovremmo affrontare questa spesa ?
E dove, in caso potessimo permettercelo, noi che viviamo in appartamenti, in palazzi, in condomini dovremmo allargare i nostri spazi ? nelle scale ? nell’ascensore? Sul pianerottolo?
Il risultato di questa proposta sarà nient’altro che un nuovo condono mascherato, opportunità di allargare le unità monofamiliari come ville, villette o case di campagna.
Ancora niente di serio per i cittadini, chi sta bene sta sempre meglio e gli altri possono solo sperare.
Un vero ‘Piano casa’ avrebbe bisogno di aiuti per le famiglie che pagano l’affitto e ora sono in difficoltà, di fondi per chi ha un mutuo e non riesce a pagarlo,di costruzione o ristrutturazione di immobili da affittare alle giovani coppie, agli studenti, ai singoli a prezzi calmierati.Servono risorse da dare ad Enti Locali e Regioni per far ripartire i piani di edilizia popolare.
Noi pensiamo che nella crisi debbano scattare i meccanismi di solidarietà nelle comunità, loro pensano che nella crisi sia inevitabile che qualcuno soccomba e qualcuno si salvi.
Noi sappiamo che il Paese si salva tutto assieme o non si salva nessuno.
La Crisi c’è. E il Governo?
La crisi c'è e il Governo?
ABBIAMO PROPOSTO
Assegno mensile per chi perde il lavoro.Sono fino ad un milione i lavoratori precari che rischiano di perdere il posto di lavoro senza avere nessun sostegno per sopravvivere
Il Governo ha detto NO
ABBIAMO PROPOSTOUn contributo straordinario “una tantum” solo per il 2009, pari a due punti Irpef sui redditi superiori ai 120.000 euro (circa 200 mila contribuenti) per venire in aiuto delle persone maggiormente in difficoltà con la crisi economica. Questo contributo toccherà i redditi dei parlamentari e finanzierà circa 500 milioni per far fronte alla crisi.A beneficiarne, in prima persona, sarebbero i comuni (il Fondo sociale per i comuni è stato tagliato dal governo di 300 milioni) e le associazioni di volontariato che utilizzerebbero i 500 milioni a loro disposizione per contrastare la povertà estrema.
Il Governo ha detto NO
ABBIAMO PROPOSTORiduzione degli sprechi delle spese pubblicheAbbiamo proposto di accorpare il voto per il referendum con le elezioni europee.Questo accorpamento farebbe risparmiare allo Stato 460 milioni di Euro che potrebbero andare alle forze di polizia ( senza soldi per la benzina delle auto)
Il Governo ha detto NO
Noi pensiamo che nella crisi debbano scattare i meccanismi di solidarietà nelle comunità, loro pensano che nella crisi sia inevitabile che qualcuno soccomba e qualcuno si salvi. Noi sappiamo che il Paese si salva tutto assieme o non si salva nessuno
La Crisi c’è. E il Governo?
Assegno mensile per chi perde il lavoro.Sono fino ad un milione i lavoratori precari che rischiano di perdere il posto di lavoro senza avere nessun sostegno per sopravvivere
Il Governo ha detto NO
ABBIAMO PROPOSTOUn contributo straordinario “una tantum” solo per il 2009, pari a due punti Irpef sui redditi superiori ai 120.000 euro (circa 200 mila contribuenti) per venire in aiuto delle persone maggiormente in difficoltà con la crisi economica. Questo contributo toccherà i redditi dei parlamentari e finanzierà circa 500 milioni per far fronte alla crisi.A beneficiarne, in prima persona, sarebbero i comuni (il Fondo sociale per i comuni è stato tagliato dal governo di 300 milioni) e le associazioni di volontariato che utilizzerebbero i 500 milioni a loro disposizione per contrastare la povertà estrema.
Il Governo ha detto NO
ABBIAMO PROPOSTORiduzione degli sprechi delle spese pubblicheAbbiamo proposto di accorpare il voto per il referendum con le elezioni europee.Questo accorpamento farebbe risparmiare allo Stato 460 milioni di Euro che potrebbero andare alle forze di polizia ( senza soldi per la benzina delle auto)
Il Governo ha detto NO
Noi pensiamo che nella crisi debbano scattare i meccanismi di solidarietà nelle comunità, loro pensano che nella crisi sia inevitabile che qualcuno soccomba e qualcuno si salvi. Noi sappiamo che il Paese si salva tutto assieme o non si salva nessuno
La Crisi c’è. E il Governo?
domenica 8 marzo 2009
Linee programmatiche PD amministrative 2009
Documento propedeutico al confronto per la formulazione del programma delle amministrative
Linee Programmatiche
Partito Democratico – Unione Comunale – Ascoli Piceno
Questo lavoro ha solo funzione di stimolo rispetto alla discussione che nel partito si sta aprendo per la definizione del programma amministrativo delle prossime elezioni. Queste poche pagine vanno perciò considerate come un intervento di apertura alla discussione predetta.
La commissione su mandato del coordinatore dell’unione comunale ha affrontato il tema delle linee d’indirizzo programmatiche propedeutiche alla formulazione e stesura del programma in vista delle elezioni amministrative del 2009, da portare alla discussione dell’assemblea.
La commissione ha inteso individuare punti di forza che dovranno costituire la spina dorsale del programma amministrativo. La prima riflessione da affrontare nell’assemblea riguarda l’opportunità o meno di ripartire dai temi programmatici, ad oggi inattuati, da un’amministrazione a dire poco imbarazzante e inconcludente che nulla ha prodotto in termini di scelte e infrastrutture imbrigliate da procedure fasulle e opportunistiche che hanno impedito di arrivare a soluzioni definitive e stabili tali da far crescere la città che invece ha subito negli otto anni di amministrazione Celani un depauperamento culturale e sociale e che ha privato al città di quell’autorevolezza che è propria di un capoluogo di provincia.
Non esiste ancora oggi un’idea di sistema della città che invece è fondamentale avere essendo propedeutica ad ogni ipotesi di programma amministrativo . Nell’analisi della situazione e nel raffronto con quanto non realizzato la commissione, ha individuato punti nodali divenuti oggi “emergenze”:
1) Università
2) Piano regolatore e Infrastrutture; Sostenibilità
3) Centro Storico
4) Viabilità e Sosta
5) Problema SGL Carbon
6) Energia e Rifiuti
7) Lavoro e disoccupazione
8) Servizi alle famiglie
9) Giovani
10) Ambiente
11) Innovazione tecnologica (Città Digitale)
12) Cultura: distretto culturale
Il contesto di riferimento
La Regione Marche si caratterizza per un generale rallentamento nello sviluppo; anche nei settori nei quali si riscontra una crescita, questa è inferiore al dato medio delle principali aree del Centro e del Nord-est. La crescita dell’occupazione nel terziario (dato che esprime un certo livello di modernizzazione) è più limitata, se confrontata con i dati del centro Italia. All’interno della Regione, la provincia di Ascoli Piceno è quella che si caratterizza per le maggiori difficoltà; l’analisi del tasso di disoccupazione consente di verificare come siano consistenti le differenze tra Pesaro Urbino (tasso di disoccupazione pari al 7,3%) ed Ascoli Piceno (tasso di disoccupazione pari al 5,7%). Secondo l’Osservatorio Regionale sul Mercato del Lavoro (Rapporto Annuale 2008), sono circa 1.900 i lavoratori collocati in mobilità ad Ancona e ad Ascoli Piceno (risultano essere pari a circa 1.300 per le provincie di Macerata e di Pesaro Urbino).
In tale contesto NON POSITIVO, la posizione della Città di Ascoli Piceno (capoluogo di una nuova provincia di dimensioni più piccole) è particolarmente preoccupante.
La perdita di identità
La vocazione industriale che aveva caratterizzato l’economia e lo sviluppo della cittadina negli anni ’60, con l’attrazione d’investitori esterni all’area (anche multinazionali) tramite la Cassa per il Mezzogiorno, SEMBRA ORMAI PERSA! Il processo di allontanamento di tali imprese è evidente e ben poco è stato fatto –almeno in termini preventivi- per evitare tale eventualità. Al tempo stesso è entrato in crisi anche l’indotto collegato a tali aziende, in modo particolare quelle imprese che non sono riuscite a trovare un proprio mercato autonomo. Peraltro, tale situazione era stata più volte prevista e la Città non è riuscita a realizzare un necessario processo di riconversione, assumendo un atteggiamento passivo e non proattivo, attendendo invece che la crisi si presentasse nella sua gravità più ampia.
Ma l’evoluzione o meglio l’involuzione economica della Città di Ascoli Piceno va letta in stretta connessione ai dati socio-demografici, rilevando così un processo negativo anche da questo punto di vista. Il lavoro (un tempo comunque “sicuro”) risultato del processo d’industrializzazione delineato ha consentito un certo livello di benessere, ma ha riguardato nella maggior parte dei casi “un’attività operativa”. Non può sfuggire che, in piccolo, la Città di Ascoli Piceno ha funzionato come una sorta di serbatoio di manodopera –relativamente qualificata- almeno in una prima fase, per tali aziende, avendo queste la “testa” (e quindi gli organi dirigenziali –con esclusione del direttore di stabilimento) nelle sedi centrali.
Il risultato è stato negativo anche dal punto di vista dei processi imprenditoriali: è mancato lo stimolo che va riscontrato in altre aree verso la creazione di nuove attività.
Il mancato sviluppo di varie istituzioni (si pensi, solo per esempio, all’Università ed al Conservatorio) sembra il risultato di un processo voluto (e non casuale) da parte dei poteri più conservatori che hanno così bloccato e controllato la Città nei suoi vari aspetti, senza consentire quella crescita che la stessa avrebbe meritato e potuto, se adeguatamente gestita.
La città non si è preparata per le nuove generazioni
Ma l’aspetto più negativo è che la Città di Ascoli Piceno non ha predisposto il proprio territorio per le nuove generazioni (in particolare, per i “propri figli” che hanno studiato ed hanno acquisito competenze in vari settori) e che quindi richiedono opportunità adeguate. L’assenza di una strategia di sviluppo territoriale ha così determinato “l’allontanamento obbligato di tanti giovani”, che non hanno trovato interessi nell’area oggetto di analisi; la problematica della “fuga di cervelli” trova così un effettivo riscontro nella nostra Città. Al tempo stesso produce un fenomeno particolarmente pericoloso, noto agli studiosi di demografia, determinando un progressivo invecchiamento medio della popolazione. Non è del tutto irragionevole che la proiettoria individuata continui nei prossimi dieci anni, con la presenza di una Città sempre “più invecchiata” e sempre “più povera”, SE NON VERRANNO REALIZZATI INTERVENTI SPECIFICI.
E’ evidente in tal senso la responsabilità dell’Amministrazione precedente che – almeno nei fatti, a differenza delle molte parole- non è intervenuta in alcun modo su tali attività.
Ma qual è la nuova identità?
Alla perdita di un’identità “industriale”, caratterizzata dalla grande dimensione aziendale (in realtà “più subita” che “voluta”), non si è sostituita con chiarezza una nuova identità. Riguardo quest’ aspetto, è possibile sottolineare che le azioni finora attuate dall’Amministrazione Comunale negli ultimi dieci anni sono di tipo prevalentemente tattico, spesso non coerenti tra loro, caratterizzate da alcun tipo di pianificazione. E’ evidente l’assenza di una strategia; a tal proposito si può evidenziare che numerose manifestazioni organizzate e/o azioni intraprese non hanno un “filo conduttore” comune e sono limitate “al singolo fatto”. Manca, in sostanza, un continuum logico d’interventi, verso un determinato obiettivo.
E’ importante pensare ad Ascoli come città territorio. Il sistema industriale, quello della mobilità e dei trasporti il rapporto con i territori circostanti, le attività turistiche e commerciali, la qualità della vita nei centri urbani delle città circostanti, sono destinati ad integrarsi e a condizionarsi reciprocamente.
Costruire una piattaforma di dialogo fra soggetti che operano nello stesso campo appare oggi un’esigenza irrinunciabile se non si vuole correre il rischio di un crescente isolamento e una conseguente autoreferenzialità delle proprie attività.
In questo tempo caratterizzato da fattori dominanti opposti come la formazione di reti e flussi globali e dalla crescente omologazione di modelli culturali e comportamentali, l’incontro e il confronto delle idee, lo scambio e la cooperazione tra i diversi soggetti delle città rappresentano, perciò, un potente strumento di crescita.
Si deve approfittare di queste novità e cercare di indirizzare i cambiamenti vivendoli come opportunità di progresso e non come ostacolo allo sviluppo.
E’ importante contrastare le diffidenze e lo sterile campanilismo di chi crede di poter salvare il proprio benessere difendendo l’esistente e rifiutando le sfide che pone l’inevitabile apertura degli orizzonti fisici tra le comunità.
L' amministrazione sarà chiamata ad operare per creare forti sinergie tra le città, sottoscrivendo un’alleanza strategica per lo sviluppo economico, strutturale e culturale tra Ascoli e le città viciniori capace di ideare e realizzare progetti comuni in settori dell’amministrazione , delle attività produttive, della cultura , dei servizi, del sistema formativo.
E’ importante impegnarsi a:
1) Costituire una rete organizzata di relazioni tra le città e procedure di consultazione sulle scelte politiche strategiche nell’ambito del rapporto con la Regione, il governo e l’Unione Europea, per assumere un ruolo comune di rappresentanza a tutela degli interessi territoriali nelle istituzioni e nelle reti tra città.
2) A intraprendere azioni comuni sul tema della pace e della cooperazione internazionale
3) A costituire uno specifico gruppo di lavoro con lo scopo di proporre una conferenza di progetto che dovrà definire i piani di lavoro comuni da sviluppare e varare le agende delle amministrazioni coinvolte.
4) A creare gruppi di lavoro tematici con lo scopo di disciplinare in modo omogeneo, ove possibile, le attività di interesse collettivo a favorire lo scambio di buone pratiche in particolare per quanto riguarda le politiche sociali, con specifico riferimento ai processi di invecchiamento della popolazione, alle conseguenze di questo fenomeno nell’organizzazione della vita cittadina e alle scelte delle amministrazioni a sostegno degli anziani.
5) A realizzare, in via prioritaria ma non esaustiva, iniziative a partire da :
· Comunicazione : ideazione e realizzazione di campagne comunicative di comune interesse; scambio di informazione e programmazione , per quanto di competenza , delle attività culturali , promozionale e fieristica delle città aderenti, costituzione di reciproche antenne per la produzione e diffusione delle attività culturali , museali espositive e turistiche, ideazione, progettazione e realizzazione di esperienze di e-goverment , t-goverment e di utilizzo delle nuove tecnologie per la partecipazione dei cittadini
· Cultura : sviluppare il concetto di complementarietà delle città con le quali si fa sistema 0in ambito culturale, attraverso un progetto di conoscenza, discussione, progettazione, promozione e produzione dell’attività, coordinamento delle iniziative per evitare dannose sovrapposizioni ; stretta collaborazione tra le istituzioni culturali, con la supervisione delle amministrazioni ed eventuale apertura di nuove sedi operative; realizzazioni di network ideativi/produttivi fra i circuiti artistici e culturali delle città in sinergia ; studio delle forme e delle modalità di un’eventuale integrazione del sistema mussale ed espositivo e dei loro servizi/prodotti; scambio di esperienze e studio sull’organizzazione e sullo sviluppo di eventuali prodotti di gestione dei sistemi bibliotecari.
· Educazione e scuola : scambio di esperienze e collaborazione per il rafforzamento delle iniziative educative per l’infanzia e per la scuola dell’obbligo, in particolare per consolidare e sviluppare i servizi , migliorare la comunicazione e lo scambio di esperienze tra gli educatori, attivare nuovi interventi e programmi per la qualità educativa
· Europa : collaborazione nell’ambito delle Reti europee per valorizzare e rafforzare il ruolo delle rispettive amministrazioni comunali all’interno delle associazioni comunitarie e internazionali di città ; sviluppo di proposte progettuali comuni, da presentare per il co-finanziamento nell’ambito di programmi messi a disposizione delle istituzioni comunitarie.
· Formazione : progettazione, finanziamento e realizzazione di moduli formativi nel campo del welfare e dell’intermediazione culturale
· Inquinamento e ambiente : Analizzare le problematiche della gestione dei sistemi di rilevamento ambientale e delle politiche di riduzione delle varie forme di inquinamento ambientale ( atmosferico, acustico, luminoso ed elettromagnetico) al fine di verificare le esperienze più efficaci e incisive. Confrontare le forme di comunicazione con i cittadini in rapporto alle loro sensibilità sui diversi temi ambientali. Sviluppare un confronto sulle gestione del verde pubblico ( parchi e alberature) , e sul modello di gestione promuovendo sinergie e scambio di pratiche migliori ed esperienze.
· Modelli organizzativi e gestione dei servizi : Analisi dei modelli e dei bisogni organizzativi delle amministrazioni in sistema per individuare e diffondere le buone pratiche ; identificazione delle necessità informatiche per un’eventuale sperimentazione , personalizzazione e acquisto di software.
· Politiche di pari opportunità e delle differenze . Valorizzare le esperienze locali già in essere e in particolare promuovere sinergie tra le istituzioni e le realtà associative e di movimento fuori dalle istituzioni, favorendo le relazioni e lo scambio di buone pratiche. Importante favorire quelle attività che promuovono la cultura del rispetto, dell’accoglienza e dello scambio, per favorire il dialogo delle differenze e tutelare i diritti in ambito sociale, culturale e lavorativo nell’ottica del superamento delle discriminazioni basate sull’identità di genere.
· Sistema commerciale produttivo e turistico.importante valorizzare e promuovere le botteghe storiche , dell’artigianato artistico, e delle produzioni tipiche .studio di specifiche azioni di collaborazione e azioni promozionali sul sistema turistico ( in collaborazione con le Regioni, le Provincie e le Comunità montane).
· Trasporti. E’ necessario facilitare la mobilità all’interno e tra le città viciniori facendo convergere le formule tariffarie e gli standard di servizio dei trasporti pubblici; render validi, ove possibile, gli stessi titoli di viaggio nelle città viciniori; studiare e sviluppare soluzioni tecnologiche comuni per il controllo e la limitazione del traffico privato nei centri storici. Favorire la mobilità ciclabile e gli interventi in funzione di una riduzione della mobilità su gomma. Diffondere il modello della mobilità elettrica “zero emissioni”
· Urbanistica, Territorio, partecipazione. Necessaria la costruzione di un modello di urbanistica partecipata a partire dalla discussione sul Piano regolatore Generale , studio di politiche e avvio di sperimentazioni legislative sui temi degli orari della città e del territorio circostante, della sicurezza e del degrado ; avvio di uno studio sulla costruzione di un percorso partecipativo sul bilancio a cominciare dal bilancio di genere.
6) a favorire i rapporti tra le Università Marchigiane .
7) a Sviluppare le possibili sinergie, attraverso il loro coinvolgimento , tra le istituzioni gli enti e le aziende partecipate presenti sui territori .
8) a favorire il dialogo e la cooperazione dell’associazionismo e del volontariato operante sui territori attraverso al progettualità delle amministrazioni e l’istituzione di sedi di confronto tra le diverse realtà.
L’idea di città che vogliamo deve prendere forza dal confronto e dalla relazione continua con i cittadini e le organizzazioni. La città deve assurgere a capoluogo della nuova provincia riprendendo ad essere interlocutore attivo e propositivo capace di valorizzare gli interessi reali della collettività e riassumere autorevolezza nel rapporto con gli enti di riferimento ( Provincia e Regione) e le altre realtà territoriali.
In un periodo di collasso economico come quello che si sta attraversando occorre costruire importanti elementi di collegamento con le istituzioni nazionali ed europee in modo da attrarre risorse e raggiungere necessarie opportunità di sviluppo.
Lo sviluppo urbanistico della città deve essere concepito come un sistema che nel mentre frena ondate speculative, non ferma per questo la possibilità di crescita. Importante realizzare una pianificazione ragionata, partecipativa condivisa che porti all’approvazione del piano regolatore generale fermo ormai da nove anni.
Il nuovo PRG dovrà essere un piano possibile e basato su una regolazione d’impronta sistemica:
Il sistema Ascoli ed il suo territorio.
Tutto il territorio comunale dovrà essere interessato dalle scelte che non potranno non tener conto delle frazioni ma anche dei comuni limitrofi e dell’intera provincia.
Il PRG dovrà essere basato su scelte strategiche che indirizzino le potenzialità disponibili in un processo che garantisca una rivitalizzazione sociale ed economica coerente con la sostenibilità ambientale; dovrà essere la sintesi tra un sistema economico in grave crisi, un sistema sociale sempre più complesso ed un ambiente difficile da tutelare.
Gli obiettivi da perseguire che dovranno essere integrati da politiche programmatorie specifiche possono essere riassunti in:
· Organizzazione di una base conoscitiva dello stato attuale (infrastrutturale, demografico, ambientale, sociale, economico ecc) dalla cui analisi emergano sia le criticità sia le potenzialità rispetto alle risorse presenti nel territorio;
· Un Piano Regolatore redatto mediante la metodologia della Valutazione Ambientale Strategica ovvero un piano partecipato e condiviso che coniughi la tensione tra sviluppo e identità, tra locale e territorio, tra attori pubblici e privati e che non sia un modello rigido.
· Centralità del quadro della pianificazione organizzato con indicazioni programmatiche precise rispetto ai grandi temi della città ed ai nodi strategici con particolare riferimento alle infrastrutture, al reperimento di aree a standard (verde, parcheggi, attrezzature sportive, sociali ecc) alla riqualificazione dei quartieri periferici, alla valorizzazione delle frazioni ed alla accessibilità.
· Riorganizzazione del sistema della viabilità, della mobilità, del trasporto pubblico, dei percorsi ciclabili e pedonali e dei parcheggi pubblici.
· Ricostruzione del dialogo tra l’ambiente urbano e il paesaggio le cui categorie costitutive (colline, frontone san Marco, sponde Tronto e castellano, monte Ascensione, monte Vettore) dal punto di vista orografico, morfologico e di visuale prospettica hanno contribuito a creare l’attuale immagine urbana.
· Il centro storico non solo visto in rapporto alle altre parti di città ma baricentro di un sistema integrato di strumenti di programmazione come un Piano di Recupero, un piano del commercio, un piano di abbattimento delle barriere architettoniche, un piano dell’arredo urbano, un piano del traffico che abbiano come obiettivo comune la sua rivitalizzazione senza la paura di nuovi interventi se necessari, funzionali e finalizzati all’interesse pubblico.
· Sopperire alla mancanza di spazi comuni nelle periferie con la previsione di aree verdi, di parcheggi, di spazi per il tempo libero differenziando quelli di valenza di quartiere da quelli di valenza comunale per creare un assetto che soddisfi le esigenze a scala urbana.
· Le frazioni sono nodi strategici devono essere dotate di appositi piani attuativi con i quali provvedere a sanare le carenze di servizi e di collegamenti, stabilire interventi di riqualificazione e di nuova espansione privilegiando la qualità per invertire il fenomeno della migrazione verso il capoluogo.
· Reperire aree per realizzare edifici per l’edilizia residenziale pubblica che non siano “specializzate” ma siano individuate in aree di espansione residenziale.
· Individuare in tutte le zone omogenee, incluso il centro storico, immobili da destinare a edilizia residenziale pubblica al fine di incoraggiare l’integrazione sociale.
· Affrontare in modo complessivo le operazioni di trasformazione e di riqualificazione delle aree a maggior sofferenza infrastrutturale perseguendo l’obiettivo dell’interesse pubblico anche mediante strumenti perequativi.
· Incentivazione dell’uso della bioedilizia e della autonomia energetica per le nuove costruzioni ma anche per le ristrutturazioni.
· In merito alla problematica dei rifiuti ed alla produzione di energia vanno ipotizzate soluzioni alternative verificandone l’interesse pubblico e la sostenibilità ambientale mediante l’applicazione delle metodologie di Valutazione Ambientale Strategica e di Valutazione di Impatto Ambientale senza preclusioni e preconcetti spesso determinati dalla non conoscenza.
· No ad un ambientalismo che nega a priori gli interventi necessari per la città si ad una verifica rigorosa degli impatti ambientali e della sostenibilità delle scelte.
· Evitare lo sviluppo verso est che acutizzerebbe il fenomeno della perdita di identità della città e che causerebbe specie se verso Campolungo un aggravio di traffico sull’asse centrale di Monticelli determinato dall’aumento di carico insediativo. Ascoli non è una città lineare. Le nuove aree di espansione residenziale devono essere individuate evitando di sfrangiare l’attuale forma della città invadendo in maniera indiscriminata le zone agricole.
· Dopo la fase di trasposizione degli ambiti di tutela delle categorie costitutive del paesaggio stabiliti dal Piano Paesistico Ambientale Regionale privilegiare le aree franche o esenti dagli stessi e già infrastrutturate per individuare le nuove aree di espansione evitando eccessivi consumi di suoli lontani dall’attuale edificazione.
· Attuazione del PRG nelle zone di completamento anche mediante piani attuativi finalizzati al recupero delle zone periferiche a maggiore sofferenza senza escludere aprioristicamente l’intervento dei privati se finalizzato all’interesse pubblico.
All’interno del PRG non si può prescindere dalla soluzione SGL Carbon, vera emergenza lavorativa e ambientale della città la cui soluzione deve subire un’accelerazione in termini di scelte ripartendo dal lavoro svolto sino ad oggi da Provincia e Regione e Comune anche se il comune di Ascoli latita attratto com’è dalla sola visione urbanistica del problema tanto da aver tenuto “nascosto” per 11 mesi la prima relazione di sintesi dello studio di fattibilità per la riconversione della SGL Carbon . Ci si augurava che questo percorso, avviato tra le Istituzioni, poteva permettere a questa città di superare quel “blocco cognitivo” che l’ha colpita sul caso Carbon: purtroppo niente di tutto ciò. Siamo ancora all’impasse totale e alla vanificazione degli sforzi fin qui prodotti.
Della riconversione dell’area Carbon ormai si parla da troppo tempo. Tante sono state le strumentalizzazioni create a diversi livelli e dai vari soggetti. La ormai improcrastinabile riconversione dell’area Carbon ci deve costringere a fare un grande salto di qualità in termini di idee programmatiche , di lungimiranza , di unità di intenti, di collaborazione tra Enti e parti sociali, di volontà e di azione politica , amministrativa e sociale. E’ necessario superare quella fase del cosiddetto “pensiero magico” secondo il quale basta la sola enunciazione del problema per la soluzione dello stesso. E’ un “pensiero” che ha fatto presa in città da molti anni causando anche molti danni.
Se esiste una sola possibilità di soluzione del problema Carbon essa passa attraverso la grande capacità politica, amministrativa e sociale di questo territorio di far diventare questo problema un caso nazionale ed europeo: individuando priorità, metodologia e tempi necessari e conseguenti (con gli adeguati finanziamenti anche europei).
Ci sono dei passaggi obbligati e indifferibili:
1. Il ricollocamento di tutti i lavoratori e la creazione di nuovi posti di lavoro
2. La responsabilizzazione dell’azienda sulla bonifica e il riutilizzo dell’area
3. Il progetto complessivo di sviluppo sostenibile futuro dell’area, come obiettivo strategico della crescita occupazionale, economica e sociale della città.
Tra il 1905 e il 1917 fu presa, per la città, una decisione storica, ben precisa e forte. Si insedio la SICE che dal 1920 ha significato il motore propulsore dell’intera economia del territorio ascolano.
Ha creato enormi ricchezze ma anche inquinamento e insalubrità dell’ambiente.
Oggi è diventata ingombrante e incompatibile con la città che l’ha vista nascere.
Ha prodotto inquinamento e molti, troppi, sono stati i morti all’interno e all’esterno della fabbrica.
E’ tempo che se ne vada !!
Oggi la riconversione dell’area e dello stabilimento Carbon deve essere il volano per l’intera economia di Ascoli, è la più grande, forse unica, opportunità che Ascoli ha per il suo sviluppo e il suo futuro per il prossimo secolo.
Ogni ipotesi di utilizzo deve dare lavoro e sviluppo per i prossimi cento anni.
La centralità dell’intervento, come peraltro si evince dallo studio del CFR, dovrà essere costituita dal Polo Scientifico-Tecnologico, occorre definire perché ancora oggi non è chiarita da parte delle amministrazioni Pubbliche coinvolte (Comune, Provincia, Regione, Università, Confindustria e Camera di Commercio) la natura e la vocazione di tale polo (non può, infatti, essere generalista ma vocato ad alcuni settori di ricerca e di produzione innovativa).
Per essere concreti occorre realizzare un Polo di ricerca energetico europeo, un centro studi all’avanguardia nella ricerca di fonti di energia rinnovabile e non inquinante, di formazione universitaria e di innovazione tecnologica sul controllo , monitoraggio e bonifiche dei territori industriali inquinati e sui suoi riutilizzi sostenibili. Un Polo d’eccellenza di studi teorici e sperimentali che richiami i migliori studenti e professori di tutta Europa. Coinvolgendo Università italiane e straniere interessate alle nuove tecnologie di costruzioni e dell’uso di materiali innovativi per una Urbanistica ambientale sostenibile e con la realizzazione di impianti di energia rinnovabile ( Bio-tecnologie, bio-ingegneristica, casa domotica, ecc , ecc)
Prevedere un Concorso di Idee nazionale per la parte che riguarda la realizzazione del tessuto urbano caratterizzati da destinazioni d’uso miste: residenza, commercio, terziario, ricettivo.
In conclusione da un luogo che ha dato lavoro per un secolo a tutta la comunità ascolana e picena, si deve pensare alla riconversione di quell’area, o parte di essa, che possa ridare lavoro qualificato per altri decenni a tutto il territorio.
Da ultimo non si può trascurare che la soluzione del problema SGL Carbon diventa elemento importante della direzionalità della città e quindi va considerata anche come problema di viabilità da affrontare e risolvere in modo che interagisca con il piano del Centro direzionale ancora oggi peraltro in qualche modo vigente.
Infrastrutture: Ascoli Città Capoluogo
Il ruolo di capoluogo che la città di Ascoli vuole continuare a svolgere passa anche attraverso la realizzazione delle infrastrutture che devono essere realizzate.
Il rapporto inesistente con le vicine province di Teramo e Fermo è determinato dalla mancanza di un collegamento diretto che tra l’altro riequilibri il territorio verso l’interno nei confronti di una costa ormai intasata dalla presenza della ferrovia oltre che dall’autostrada la qual cosa incide anche negativamente nei confronti della sua stessa vocazione turistica.
Quest’asse viario, foriero di sviluppo, deve avere le caratteristiche di superstrada a quattro corsie (Mezzina) o essere rappresentato dall’arretramento dell’autostrada stessa, collegando il fermano con l’autostrada Roma –Teramo passando per il comune di Ascoli P..
Il riequilibrio del territorio verso monte rende indispensabile il completamento della sistemazione della Salaria nei tratti non ancora appaltati, nella strettoia di Mozzano, nell’attraversamento di Roccafluvione e di Acquasanta Terme.
Insieme ai trafori di Croce di Casale e di Forca Canapine, queste infrastrutture farebbero di Ascoli un importante nodo non autostradale che collega l’Umbria, il Lazio, l’interno delle Marche con la costa o il vicino Abruzzo valorizzando e sviluppando le strutture logistiche già presenti in Ascoli e nella Vallata del Tronto
A tal proposito riteniamo non più procrastinabile l’elettrificazione della ferrovia Ascoli –Porto D’Ascoli e la realizzazione della cosiddetta metropolitana a cielo aperto ai fini di un’offerta turistica moderna, più ampia e variegata.
Il trasporto passeggeri non dovrebbe contrapporsi al mantenimento del trasporto merci almeno sino all’ex stazione di Maltignano a servizio degli agglomerati industriali.
Da questo punto la metropolitana potrebbe proseguire con il vecchio tragitto penetrando all’interno della città mentre sarebbe opportuno individuare nella pianificazione della stessa come, una futura ferrovia Ascoli –Roma (Adriatico –Tirreno), potrebbe superare la città per poi continuare fiancheggiando la Salaria. La ferrovia, raggiunto il reatino troverebbe i suoi collegamenti con le reti già esistenti oltre che del Lazio , anche dell’Abruzzo e dell’Umbria .
Lungo la Vallata del Tronto verso la costa, declassata la vecchia Salaria a strada urbana, interna alle varie cittadine che si susseguono,e considerando l’Ascoli -Mare a scorrimento veloce, sarebbe opportuno prolungare l’asse attrezzato del nucleo industriale sino ad unire tutte le zone artigianali e gli agglomerati industriali esistenti sino a Porto d’Ascoli.
Lo sviluppo lineare della città verso est, peraltro previsto nel piano Benevolo-Zani, ha di fatto emarginato il Centro Storico.
E’ necessario quindi espandere dal punto di vista dell’edilizia residenziale la città verso le altre direzioni e per quanto possibile verso ovest.
QUARTIERI PERIFERICI
A tal proposito i quartieri periferici della città (a parte bisogna valutare Monticelli e Centro Storico) devono poter meglio utilizzare le due circonvallazioni a sud e a nord.
Considerata la difficile situazione della viabilità soprattutto sulle strade che tagliano longitudinalmente la città come via Piceno Aprutina, via Napoli, via Bari, via E. Mari, viale Indipendenza e viale della Repubblica e per una migliore utilizzazione della Ascoli-Mare anche a servizio della città in qualità di circonvallazione sud e vista la presenza sulla Ascoli-Mare nel territorio ascolano di molti cavalcavia, già realizzati, che la attraversano e visto che la costruzione di un cavalcavia è da considerarsi la struttura più onerosa nella realizzazione di uno svincolo
Riteniamo che, sullo svincolo autostradale Ascoli-Mare nel tratto che attraversa il comune capoluogo debbano essere previsti altri tre svincoli oltre i due attualmente esistenti a Marino del Tronto e a Porta Cartara e precisamente ,utilizzando i cavalcavia esistenti , sulla Folignanese, in località Cecabiocche e sulla strada per Lisciano-S. Marco, permettendo cosi una entrata e una uscita dalla città a pettine da tutte le vie perpendicolari a Via Napoli e via Bari.
Si ritiene che a supporto di questi svincoli sia necessario prevedere il potenziamento della strada che da via Sassari sale a Cecabiocche e inoltre una parallela alla Piceno Aprutina che da via Sassari raggiunga passando dietro la Caserma, la Folignanese all’incirca all’altezza di Villa Alvitreti cosi legando all’autostrada le due zone artigianali de “lu Battente” e le zone industriale di Castagneti indipendentemente dalla Picena-Aprutina.
La circonvallazione nord deve invece risolvere l’isolamento di Fonte di Campo, Valle Venere e Valle Fiorana, possibili aree di sviluppo, oggi serviti dalla sola strettissima via Po, attraverso la realizzazione di un ponte all’altezza di Via Nazario Sauro ed eventualmente un altro collegamento sulla strada per Venagrande cosi da chiudere il cerchio.
MONTICELLI
Per il quartiere di Monticelli è scomparsa dalla programmazione la mai realizzata Lungofiume su cui doveva essere deviato, secondo il piano regolatore, il traffico di scorrimento e cioè di chi non abita a Monticelli, ma devono transitarci per raggiungere l’Ascoli-Mare o la Salaria e che oggi sovraccaricano l’asse centrale. L’asse centrale è caricato inoltre dalla presenza dell’Ospedale con notevole traffico in arrivo e in partenza.
La struttura ospedaliera inoltre determina un non indifferente problema di parcheggi che crea disagi agli abitanti del quartiere.
Ma quale può essere la soluzione alternativa alla Lungofiume?
Un asse viario sotterraneo, che serva anche l’Ospedale, realizzato di sotto all’attuale asse centrale?Dal punto di vista tecnico e geologico è possibile.
Una soluzione possibile e già individuata nella planimetria della variante urbanistica, è quella di spostare il traffico proveniente dallo stadio dall’altra parte del fiume con un ponte, che da Croce di Tolignano passa alla zona industriale di Castagneti, per essere in seguito immesso nel raccordo autostradale dell’Ascoli-Mare saltando completamente il quartiere di Monticelli.
Questa realizzazione potrebbe essere accompagnatala un altro piccolo ponte, non collegato alla grande viabilità del quartiere, magari esclusivamente pedonale, magari meccanizzato, che colleghi il Centro Commerciale de “Lu Battente” con l’area antistante all’Ospedale, o con l’Ospedale stesso, al fine di utilizzare i parcheggi del Centro Commerciale per raggiungere l’Ospedale ma anche per collegare direttamente gli abitanti di Monticelli con lo stesso Centro Commerciali e i servizi adiacenti e soprattutto per collegarsi con la futura stazione della Metropolitana (ora ferrovia Ascoli-Porto D’Ascoli). Non possiamo non prevedere per gli abitanti del quartiere più grande della città un collegamento con Metropolitana cosi che, per andare a lavorare o al centro o al mare, questi siano costretti a prendere l’auto per raggiungere la stazione più vicina della Metropolitana stessa.
CENTRO STORICO E CITTA’ VECCHIA
Per rendere sempre più possibile una maggior pedonalizzazione del Centro Storico
È necessario realizzare un maggior numero di spazi di sosta.
La figura della margherita con i suoi petali attaccati al cerchio centrale del fiore era l’immagine che spesso era richiamata per rendere visibile il tipo di circolazione ideale a servizio del centro storico. Con l’auto privata si può quasi arrivare a ridosso del centro pedonalizzato senza superarlo per poi tornare indietro e lungo questo tragitto ritrovare gli spazi di sosta.
Seguendo questo schema il petalo ad est del centro e di fatto costituito da Corso Vittorio Emanuele e Viale De Gasperi con possibili spazi di sosta pubblici e privati individuabili sotto il giardino Colucci , nel parcheggio del vecchio seminario e sotto lo Squarcia.
Più difficile è la situazione sul lato ovest ove via Dino Angelini da sola non riesce a svolgere il percorso in andata, quello di ritorno, gli spazi di sosta e le eventuali corsie preferenziali da individuare per i mezzi pubblici.
L’idea di un tunnel che colleghi lo svincolo di Porta Cartara con Via Dino Angelini e la realizzazione di un parcheggio dietro il Tribunale sotto la collina dell’Annunziata probabilmente risolverebbe gran parte di questi problemi. Questo tra l’altro permetterebbe di non intasare le strade della collina dell’Annunziata riservandole all’Università e ai residenti.
In questo contesto, con la diminuzione del traffico in via Ricci, si potrebbe anche risolvere il problema di riportare alla luce completamente il Teatro Romano con l’eliminazione dell’ultimo tratto della stessa via Ricci che passa all’interno dell’anfiteatro o facendola proseguire più in alto verso via Mameli passando sotto le mura ovvero ricollegandola prima, più ad est ,con via Dino Angelini.
A un visitatore disattento è difficile riconoscere oggi la vecchia città, inattaccabile, sorta alla confluenza di due fiumi con sponde altissime circondata da mura e fortificazioni e nell’unico punto accessibile, la collina dell’Annunziata, difesa anche dalla Fortezza Pia e con le caratteristiche porte d’accesso (Romana, Cartara, Torricella, Maggiore, Tufilla, Solestà).Queste strutture meriterebbero di essere valorizzate attraverso un progetto complessivo che passi attraverso la ristrutturazione, la ripulitura dalla vegetazione, una corretta illuminazione notturna ecc.
Le sponde del fiume Tronto potrebbero inoltre essere utilizzate come possibile penetrazione anche per le auto all’interno della città vecchia col reperimento di spazi di sosta e possibile risalita in vari punti del centro. Da valutare in questa direzione,la fattibilità di un collegamento fra l’uscita di Porta Torricella, passando sotto lo Squarcia, e la via Ariosto già esistente sotto i vecchi Mulini e Pastifici . Si potrebbe facilmente proseguire almeno sino a sotto S. Pietro in Castello per risalire a piazza S. Pietro Martire liberando dal traffico uno dei punti da sempre più difficili da superare nei piani del traffico della città che è quella intorno a S. Maria Intervineas, via Ceci ecc..
C’è anche da ricordare che il parcheggio esistente nell’area ex Gil, direttamente legato alla Circonvallazione Nord della città, era inizialmente previsto con un collegamento meccanizzato, a basso impatto ambientale, con Via Asiago e la zona di S. Maria Intervineas
La supposta galleria sotto l’Annunziata sino al Tribunale e il collegamento con le sponde del fiume Tronto permetterebbero al traffico di penetrare da Porta Torricella all’interno della città senza invadere il centro storico.
La necessità di favorire la ristrutturazione dell’intero centro storico a fini abitativi e nello stesso tempo quelle di mantenere all’interno le direzionalità possibili nonché di realizzare il cosiddetto centro commerciale a cielo aperto, richiede per i residenti, i titolari delle attività, posti auto e garages.
Nello stesso tempo la valorizzazione turistica che si auspica del nostro patrimonio artistico impone di liberare dalle auto le vie e le piazze di maggior valore architettonico e più caratteristici della città.
Riteniamo possibile quindi la costruzione di garage sotterranei privati, compatibilmente con il sottosuolo che nel centro storico è particolarmente ricco di reperti, mantenendo o valorizzando i giardini che vi sono in superficie.
Polo universitario:
La gran confusione e inefficienza del sindaco Celani ha portato ad uno stallo amministrativo sul progetto di polo universitario. Ancora oggi i quindici miliardi delle vecchie lire stanziati dalla Regione Marche sono inutilizzati con evidente nocumento per la collettività (si pensi solo alla diminuzione del potere d’acquisto). Ancora oggi è irrisolto il contenzioso con la Zona 13 per il pagamento complessivo dell’immobile ex Mazzoni. L’amministrazione Comunale fronteggia in questi giorni un nuovo parere negativo dal comitato di valutazione regionale. Siamo dell’avviso che i soldi vadano utilizzati per il completamento dell’ex Mazzoni e sulla scorta di disponibilità di edifici universitari che si liberano dall’attuazione del polo scolastico provinciale, si deve pensare all’utilizzo degli stessi edifici per l’Università di Ascoli.
Per quanto riguarda l’università è fondamentale rivisitare la politica universitaria che deve passare necessariamente con un raccordo sostanziale con le strategie del CUP.
L’Università secondo un nuovo approccio
L’Università rappresenta una vocazione sulla quale impegnarsi ed investire, che richiede peraltro un nuovo approccio rispetto a quello finora seguito, tenendo conto di varie problematiche. Non può sfuggire che finora l’attenzione rivolta a tale “variabile competitiva territoriale” è stata concentrata sulle opportunità che lo sviluppo edilizio può comportare; in altri termini, il dibattito ha riguardato soprattutto le “infrastrutture”, evidenziando un approccio “miope”, con “lenti molto parziali”; MA NON E’ IN QUESTO MODO CHE SI PUO’ ASSICURARE LO SVILUPPO DELL’UNIVERSITA’ NELLA NOSTRA AREA, NE’ OTTENERE DA QUESTA LE “RICADUTE” PER IL TERRITORIO. Gli aspetti sui quali intervenire devono essere quindi differenti da logiche “palazzinare”, riguardando invece i seguenti aspetti.
1) Impegnarsi per una MAGGIORE AUTONOMIA DELLE SEDI PRESENTI NEL TERRITORIO rispetto a quelle di appartenenza; l’obiettivo ambizioso è quello di realizzare un’UNIVERSITA’ del PICENO, non particolarmente semplice per l’eccessivo numero di Università già presenti nella nostra Regione e per la scarsità di risorse destinate dall’attuale Governo a tale istituzione. Un passaggio graduale potrebbe essere quello di chiedere comunque il riconoscimento di una UNIVERSITA’ del PICENO, lasciando dal punto di vista “giuridico” l’afferenza delle singole facoltà interessate alla sede attuale, ma creando un organismo di coordinamento che “le raggruppi”, individuando anche uno/più soggetti di riferimento.
2) Favorire lo sviluppo di UN CORPO DOCENTE LOCALE; infatti, l’Università si sviluppa in una determinata area se anche i docenti vi rimangono, interagiscono con il territorio e con i discenti, evitando “toccate e fughe”, relativamente allo svolgimento di lezioni ed alla realizzazione degli esami. Ciò potrebbe essere realizzato sia favorendo (con borse di dottorato, assegni di ricerca) la “nascita” di ricercatori dell’area, sia verificando la possibilità di richiamare “docenti” , che hanno già fatto carriera e che si trovano in altre sedi (se le condizioni lo consentono).
3) Innescare la NECESSARIA INTEGRAZIONE TRA UNIVERSITA’ e TERRITORIO; favorire le possibili interazioni tra le organizzazioni pubbliche e private del territorio con l’istituzione universitaria, su progetti “specifici”. Non ha molto senso assegnare incarichi su vari settori secondo logiche “nepotistiche” e/o “esterofile”, senza coinvolgere le risorse presenti nell’area.
Cultura: Distretto Culturale
La cultura può e deve rappresentare per la nostra città, peraltro per alcuni versi in crisi di ruolo, un elemento fondamentale per la sua rinascita e per il suo sviluppo, con una città come la nostra ricca di patrimonio storico, artistico e architettonico di elevato valore, un contesto ambientale di elevato pregio, ricche e complesse tradizioni antropiche, l’utilizzazione e la valorizzazione di queste risorse è opportuno farla con interventi di carattere sistemico, fatti in conformità a un intelligente progetto onde favorire la creazione di una massa critica e quindi realizzare le economie di scala altrimenti non possibili.
Una risposta efficace ai problemi posti dalla globalizzazione può essere fornita dall’intelligente utilizzazione delle risorse tipiche locali (glocalism), tra cui vanno comprese quelle culturali di fondamentale importanza nel nostro paese.
La situazione di Ascoli e del suo comprensorio, a riguardo, è particolarmente favorevole, essendo presenti in uno spazio limitato un patrimonio storico, artistico, architettonico e urbanistico di elevato valore, un contesto ambientale di rilevante pregio oltre a numerose complesse e antiche tradizioni antropiche.
La presenza di queste risorse non è sufficiente da sola ad avviare un robusto processo di sviluppo.
E' necessaria l'elaborazione di una strategia d’intervento che favorisca l'avvio di un sistema integrato di tutela, valorizzazione e utilizzo delle risorse presenti, senza basarsi solo su interventi di tipo puntuali e scoordinati.
Bisogna realizzare il Distretto Culturale, un progetto complesso e di nuova concezione, che pone le basi per uno sviluppo armonico del territorio, con ricadute positive nel campo dell'occupazione, specie giovanile.
Il progetto del Distretto Culturale comporta lo sviluppo di una filiera dei settori produttivi occorrenti per avviare il processo di valorizzazione delle risorse culturali locali: ricerca, progettazione, formazione, restauro urbano ed ambientale, artigianato, informatica, promozione e marketing, editoria, comunicazione, multimedialità, agroalimentare, enogastronomia, organizzazione di eventi, creazione di strutture per la fornitura di servizi nel campo culturale etc.
La realizzazione del Distretto Culturale favorirà finalmente l'effettivo sviluppo del Turismo di qualità e potrà contribuire efficacemente all'eventuale accoglimento della domanda d’iscrizione del Centro Storico di Ascoli nella Lista del Patrimonio Mondiale dell'Unesco.
Il Prof. Pietro A. Valentino, docente presso la Facoltà di Economia dell'Università “ La Sapienza” di Roma, e massimo esperto nel campo dei Distretti Culturali ritiene che in Italia sia ipotizzabile la realizzazione di circa 100 Distretti con la creazione di oltre 170 mila posti di lavoro. La realizzazione del Distretto di Ascoli consentirebbe, quindi, la creazione di non meno di 1500 posti di lavoro, cui andrebbero aggiunti quelli legati allo sviluppo del turismo di qualità.
Il lavoro prevede varie tappe. Tracciati prioritariamente i confini del Distretto, saranno poi individuate le risorse culturali esistenti, che comprendono , come è noto, il patrimonio storico , artistico, urbano ed architettonico, quello naturalistico e quello antropico, nel cui ambito vanno comprese le tradizioni, le feste , il folclore, l'artigianato, l'agro-alimentare, l'eno- gastronoma oltre a tutte quelle attività e manifestazioni di carattere culturale (Festival, rassegne varie, Quintana etc), organizzate durante tutto l'anno.
Fatta questa indagine preliminare, si tratterà di tracciare le forme di organizzazione del Distretto e le strategie di tutela, valorizzazione e fruizione delle risorse esistenti al fine di favorire la loro più efficiente utilizzazione e lo sviluppo armonico del territorio , consentendo la formazione di nuove professionalità e la creazione di nuovi posti di lavoro in particolare per i giovani.
Il primo approccio a queste complesse problematiche prevede, peraltro, l'attenta analisi dei numerosi progetti già realizzati sia all'estero e, più recentemente, in Italia.
La realizzazione di un Distretto Culturale non è in contrasto con quella del Distretto Culturale Avanzato che porta avanti intelligentemente il CUP, trattandosi, invece, di proposte sicuramente complementari.
Anzi è da riconoscersi che in un territorio più sviluppato, più tutelato, più ricco e con una migliore qualità della vita, com’è quello in cui è realizzato un Distretto Culturale Tradizionale, si creano le condizioni favorevoli ad attirare i talenti più dinamici e più aperti all'innovazione, che sono il fondamento indispensabile per la realizzazione del Distretto Culturale Avanzato o della Conoscenza.
Si tratta di credere che possa aprirsi per la nostra città e per il territorio una nuova prospettiva di sviluppo, che le tante ricchezze presenti e la sua ricca storia giustificano ampiamente.
La realizzazione del Distretto culturale consente di intervenire nella tutela, valorizzazione e fruizione delle risorse culturali del territorio con interventi di tipo sistemico e non puntuali.
Ciò consente la realizzazione di economie di scala che favoriscono la sopravvivenza di attività che in un sistema scoordinato ed episodico non potrebbero sopravvivere.
Altro elemento positivo è rappresentato dall'immagine complessiva che connota le attività e la realtà del territorio del distretto, che crea un vero e proprio valore aggiunto di rilevante importanza.
Il lavoro di realizzazione del progetto di fattibilità può prevedere quattro fasi:
La prima diretta alla individuazione degli interventi già effettuati o in corso di effettuazione in Italia e all'estero.
La seconda fase prevede la delimitazione dei confini del distretto e la successiva individuazione delle risorse culturali esistenti nel territorio di riferimento.
Com’è noto le risorse culturali sono rappresentate dal patrimonio storico artistico e architettonico, da quello naturalistico e da quello antropico, che comprende le feste, il folclore, le tradizioni, l'artigianato, il settore agroalimentare e quello enogastronomico, oltre alle manifestazioni presenti nel territorio stesso.
Questa indagine, complessa e faticosa, sarà effettuata con il coinvolgimento delle amministrazioni dei comuni compresi nei confini del Distretto.
Definite le risorse, si passerà alla terza fase che si proporrà di individuare la filiera produttiva attivabile nel territorio, svolgendo l'attività richieste dai tre elementi che formano la filosofia del distretto: tutela, valorizzazione e fruizione.
Cosi, per quanto riguarda la tutela, saranno favorite tutte quelle attività volte al recupero e al restauro urbano e ambientale.
A queste attività vanno aggiunte tutte quelle volte alla valorizzazione e quelle volte al godimento.
L'ultima fase intende individuare, anche sulla base delle esperienze fatte altrove, gli strumenti operativi, i sistemi di organizzazione, le forme di sostegno utilizzabili per avviare questo complesso processo.
Non dimentichiamo, inoltre, il problema dell’Università e del suo sviluppo. E’ indubbio che i corsi da attivare e favorire siano quelli organici e complementari a questa ipotesi di tutela e valorizzazione del territorio. Indiscutibilmente i corsi di Laurea dell’area della Facoltà di Architettura sono i più indicati per una città che abbia fatto queste scelte.
Il problema del Conservatorio di Musica ad Ascoli
La città di Ascoli vanta un’illustre tradizione musicale e coreutica che affonda le proprie radici nella gloriosa “filarmonica Ascolana” quest’ultima sorta nel lontano 1874, che in quasi trent’anni di proficua attività è riuscita a organizzare una scuola di canto, di strumenti ad arco e pianoforte, la banda cittadina e una propria orchestra per l’esecuzione di concerti e opere liriche. Va inoltre ricordato che la stessa è riuscita persino ad acquistare un teatro, ubicato in Via delle Torri, denominato teatro de “ I Filarmonici”.
Da tale istituzione trae origine nel 1956, come diretta filiazione, l’Istituto Musicale “Gaspare Spontini” che, nell’arco di oltre cinquant’anni ha progressivamente sviluppato la sua attività di promozione e diffusione della cultura musicale e coreutica in seno alla città e al suo territorio.
L’Istituto è divenuto, infatti, ben presto, faro e punto di riferimento della tradizione artistica e musicale, ed ha allargato sempre più il suo bacino di utenza sfruttando la sua favorevole posizione confinante con i paesi del vicino Abruzzo, della Vallata del Tronto e quelli della Comunità Montana del Tronto e della Laga.
A tal proposito giova ricordare che negli ultimi anni la media delle iscrizioni si è attestata attorno alle 200 unità, e questo fa dell’Istituto la prima scuola musicale del territorio Piceno . Nonostante ciò ancora oggi, non è Conservatorio.
Sarebbe opportuno, anche alla luce della riforma dei Conservatori, che sono equiparati all’Università, inserire l?istituto Spontini nel contesto universitario della nostra città facendolo statizzare o stipulando convenzioni con altri Conservatori (per esempio l’Aquila) affinché gli allievi dell’Istituto possano sostenere gli esami e diplomarsi ad Ascoli.
Attualmente il Consorzio per l’istituto musicale Spontini è ospitato presso un’ala dell’ex Ospedale Mazzoni in attesa di ristabilire la propria sede nel palazzo Pacifici, ristrutturato in funzione esclusiva dell’Istituto Musicale. Il progetto e i finanziamenti risalgono al 1996 (giunta Allevi).
Nelle quasi due legislature successive del Sindaco Celani i lavori non sono stati ancora ultimati.
Contestualmente alla nuova sede, che va a inserirsi in uno scenario architettonico-culturale a dir poco incantevole che certe poche città possono vantare (di fronte alla chiesa monumentale e al chiostro di San Francesco a due passi da Piazza del Popolo e dal Palazzo dei Capitani, a fianco del Teatro Ventidio Basso e vicinissimo all’Auditorium di San Francesco di Paola) andrebbe restituito il “Filarmonici” anch’esso in ristrutturazione da 10 anni e ancora oggi chiuso.
Tale teatro una volta restituito alla città potrebbe essere messo a disposizione non solo dello “Spontini” per lo svolgimento di concerti e saggi vari, ma anche di tutte le associazioni culturali affinché diventi una fucina per i vari gruppi teatrali e musicali cittadini.
Ciò consentirebbe di restituire al Teatro “Ventidio Basso “ la funzione di “Massimo” cittadino adibendolo solo a rappresentazioni di un certo rilievo. (stagione teatrali, opere liriche , concerti di musica classica , sinfonica ecc.
Tutto ciò andrebbe contestualizzato in un discorso di valorizzazione del nostro centro storico al fine di favorirne lo sviluppo dal punto di vista turistico-culturale per una città come Ascoli già naturalmente dotata di un invidiabile patrimonio artistico. Una rivalutazione in tal senso creerebbe opportunità occupazionali nel settore del terziario.
Sanità e sociale :
Programmazione partecipata degli interventi e dei servizi sociali per la definizione degli obiettivi attraverso una conoscenza e conseguente monitoraggio delle condizioni della popolazione e la situazione dei servizi sociali, attraverso un intervento del comune per migliorare le attività di coordinamento, programmazione e gestione degli interventi. Evidente l'importanza di strutture sociali e socio sanitarie a carattere residenziale e semi residenziale per una riqualificazione dei servizi con un riordino delle figure professionali sociali in accordo con le figure sanitarie.
I punti cardine si possono sintetizzare come segue:
· Considerare i giovani ed anziani come risorsa e quindi valorizzarli nel sociale, nel volontariato, in attività con le quali occupare tempo ed energie;
· Sgravi fiscali e revisione delle tariffe per le famiglie monoreddito concordando, con l’amministrazione provinciale le politiche del lavoro al fine di diminuire La disoccupazione;
· il benessere dei singoli cittadini interpretato anche come diritto alla salute e rivolto soprattutto alle fasce più deboli come donne sole, anziani, disabili fisici e psichici, bambini immigrati.
· il potenziamento delle politiche familiari inteso come intervento sui servizi diretti alla famiglia quindi promozione sviluppo delle relazioni familiari, sostegno alle madri che lavorano predisponendo ampie fasce orarie per asili nido e scuole materne, sostegno alle famiglie con anziani o disabili o a basso reddito
· Una programmazione sociale che si occupi di politiche industriali, di formazione, lavoro, istruzione, politiche giovanili e per la casa, tutela ambientale, abbattimento barriere architettoniche
· programmazione territoriale sia sociale che socio sanitaria per il potenziamento e l'integrazione dei servizi sul territorio
· potenziamento del” terzo settore " ovvero associazioni di volontariato che si occupano del sociale e che svolgono un ruolo importante nell'assistenza del cittadino
· Promozione dell’integrazione degli stranieri attraverso associazioni, scuole per lo studio della lingua e attività che favoriscano l’ambientamento soprattutto di minori e adolescenti, mappatura di spazi di aggregazione.
· Prevenzione del fenomeno della droga attraverso il coinvolgimento di scuola e famiglia (inutile il kit )
· Aiuto ai portatori di handicap attraverso l’organizzazione di strutture per disabili senza famiglia, potenziamento delle RSA e riqualificazione della residenzialità per disabili e anziani
Salute
Salute come diritto, da promuovere e tutelare secondo i seguenti principi:
· equità: ovvero pari opportunità di accesso e fruizione dei servizi sanitari
· solidarietà
· centralità del territorio
· cooperazione e non concorrenza tra soggetti erogatori
· appropriatezza delle prestazioni
· cittadino coprotagonista e utilizzatori dei servizi
· integrazione socio sanitaria per un uso razionale delle risorse
Interventi
· riqualificazione della rete ospedaliera
· riassetto delle strutture residenziali tra extra ospedaliere a forte indirizzo d’integrazione socio sanitario per i soggetti più fragili (anziani non autosufficienti, disabili fisici e psichici, tossicodipendenti)
· valorizzazione della rete dei medici di base pediatri
· potenziamento dell'assistenza domiciliare e degli strumenti di supporto famiglia (assegni servizi, informazione, eccetera.)
· potenziamento della prevenzione in ambienti di lavoro e non
· controllo alimentare p.c. valutazione del rischio
· ampliamento sistema residenziale post trauma
Scuola:
Le funzioni che il comune dovrebbe esercitare d’intesa con le Istituzioni scolastiche, in collaborazione con le Comunità Montane e la Provincia, riguardano:
Educazione degli Adulti
Orientamento scolastico e professionale
Supporto alle strategie di continuità verticale ed orizzontale
Attuazione delle pari opportunità d’istruzione
Prevenzione della dispersione scolastica ed educazione alla salute
E’ fondamentale che il Comune promuova, interagendo con le scuole, in una prospettiva di educazione permanente, iniziative riguardanti, tra l’altro, l’educazione ambientale, l’educazione interculturale, l’attivazione di aule didattiche e laboratori presso i musei e le istituzioni cittadine.
Al Comune è riconosciuto un ruolo fondamentale per testimoniare le esigenze formative della comunità locale e per sostenere l’integrazione dei soggetti e dei processi che partecipano alla formazione dei bambini e dei giovani. Nel frattempo la scuola è considerata un “fattore di sistema” strategico per lo sviluppo del territorio e della vita democratica della comunità locale.
Un Comune attento e partecipe favorirebbe senza dubbio il formarsi di una buona scuola. Nelle realtà scolastiche più qualificate si rileva, infatti, come il Comune e le scuole realizzino un’efficace collaborazione orientata a corrispondere ai bisogni formativi del territorio, ad affrontare le nuove sfide dell’istruzione e dell’educazione e a gestire nel modo migliore le limitate risorse finanziarie e organizzative a disposizione.
Dell’importanza di questo patto di collaborazione operativa tra scuola ed ente locale ne sono ben consapevoli il personale scolastico e le famiglie degli alunni, che identificano sempre di più nel Comune un interlocutore fondamentale per garantire la qualità dei processi scolastici e la realizzazione del diritto allo studio ma al contempo nella nostra realtà trova un Sindaco e un’amministrazione sordi ad ogni richiamo ed assenti nella compartecipazione dei processi formativi.
Per parlare della scuola oggi è necessario emendarsi da pregiudizi di tipo ideologico e politico e guardare la realtà. e non “ giocare” certo col futuro formativo del paese.
Il punto di partenza, ormai lo sanno tutti, è la concreta ed effettiva situazione di “arretratezza e inadeguatezza “, misurata direttamente sulle conoscenze e competenze medie degli studenti, e , indirettamente su una serie di altri elementi che , viceversa, non vanno imputati ai ragazzi, ma al contesto formativo e, soprattutto, alla incapacità dello stato di organizzare il sistema scolastico,farlo funzionare, controllarlo e intervenire per correggerlo nei punti critici.
Questi sono i veri punti di partenza e su di essi bisogna sviluppare una riflessione “onesta e severa “ insieme. Altrimenti si cade nella solita “melassa ideologica” o nell’interesse di parte ,
Ad oggi appare evidente che il Comune di Ascoli ma anche le associazioni territoriali non hanno collaborato in modo significativo con le scuole del territorio per la elaborazione del Piano dell’Offerta Formativa limitandosi ,il comune, a programmare interventi estemporanei che certo on fanno parte di un progetto complessivo e integrato con la filosofia del POF di ogni scuola , ma che si limita ad accogliere proposte di singoli operatori tesi solo a realizzare iniziative che nulla hanno di strutturale e che certo non concorrono alla formazione dell’uomo e del cittadino.
Appare evidente che il Comune è ancora legato al modello di erogatore di servizi di supporto e non di cogestore di un procedimento progettuale, mentre le scuole nel momento progettuale, vivono il rapporto con l’Ente locale non in modo paritario, ma di sostanziale dipendenza per quanto attiene ai finanziamenti e alle strutture (mensa, trasporti, manutenzione degli edifici, gestione degli impianti sportivi ecc.).
Ancora oggi è evidentissimo che il mondo della Scuola e il mondo del lavoro sono realtà separate e che le associazioni operanti sul territorio sono consultate saltuariamente e, spesso , non se ne conoscono nemmeno le potenzialità.
E’ fondamentale che l’integrazione avvenga prima di tutto all’interno della Scuola attraverso l’istituzione di classi aperte e di laboratori, e che le assemblee, con la partecipazione degli enti locali, debbano costituire occasioni significative di crescita e di avvicinamento di mondi separati ma interdipendenti. L’importanza della Scuola si capirà solo se l’integrazione metterà intorno allo stesso tavolo tutti i soggetti coinvolti, per conoscere e discutere dei problemi scolastici ed arrivare a soluzioni condivise.
E’ indispensabile pervenire a momenti concreti di coprogettazione tra Scuole ed Enti locali.
E’ indispensabile costruire un nuovo tipo di rapporto con le Istituzioni Scolastiche da instaurarsi mediante l’istituzione di momenti formalizzanti per l’elaborazione e la cogestione di progetti utili all’intera comunità. L’ampliamento e la differenziazione dell’offerta formativa vanno viste sempre in rapporto allo sviluppo del territorio e alla crescita sociale e civile della comunità scolastica e territoriale.
E’ bene ribadire che la Scuola dell’autonomia è anche la “scuola” del Comune e della Provincia, in relazione alle specifiche competenze. All’Ente locale spetta la programmazione, promozione e gestione amministrativa dell’offerta formativa sul territorio a questo è indispensabile tendere vista l’assoluta mancanza progettuale di questa amministrazione.
Istituzioni scolastiche ed Enti locali dovranno tendere a una collaborazione sempre più stretta nella gestione della domanda formativa e nel confronto con tutte le risorse formative presenti sul territorio, nella consapevolezza che gli enti locali, rispetto alla scuola, hanno una capacità di lettura del territorio molto più ampia e oggettiva e una conoscenza più diretta ed analitica di tutti i soggetti che possono relazionarsi con la scuola.
Offerta formativa qualificata, sostegno all’autonomia scolastica e integrazione dei processi formativi sono le tre funzioni che gli enti locali e le istituzioni scolastiche devono svolgere insieme, attraverso un dialogo continuo e costruttivo, nell’interesse di un servizio pubblico di qualità sul quale è importante investire maggiormente.
Il comune, ma gli enti locali tutti, devono essere consapevoli che la Scuola dell’autonomia deve tendere a realizzare un servizio scolastico ricco e flessibile, ottimizzando l’uso di risorse e strutture e coordinandosi con il contesto territoriale per realizzare percorsi integrati tra i diversi sistemi formativi . Il comune deve fare da volano a quelle scuole che tendono a restare radicate al concetto di una scuola come servizio, che reclama servizi e strutture, e che non avvertono la necessità di aprirsi all’esterno e valutare l’impatto che le offerte formative hanno sul territorio.
E’ importante lavorare perché la scuola si apra al territorio, sia capace di entrare in rete con altre scuole, di stringere rapporti con soggetti esterni, di uscire dallo spazio angusto della propria scuola e di diventare luogo di produzione di attività culturali da porre al servizio del proprio contesto territoriale e, nello stesso tempo, capace di offrire agli studenti tutte le opportunità formative di cui il territorio dispone.
Per far ciò è importante che i componenti ( scuole ed Enti locali), all’interno del nuovo sistema di istruzione e formazione , svolgano le proprie funzioni con efficacia , efficienza ed economicità e possiedano cultura , professionalità e risorse (finanziarie, strumentali , umane) e comunque essere capaci , nel rispetto reciproco, dei propri ambiti di competenza e delle funzioni specifiche , di individuare campi di azione che richiedono lavoro in comune , condividendone obiettivi, scelte , decisioni nell’interesse della comunità scolastica e territoriale.
Il confronto, la ricerca continua del dialogo, la negoziazione e la condivisione delle operazioni da compiere e dei risultati da conseguire, rappresentano le condizioni necessarie perché si realizzi l’effettiva integrazione tra tutti i soggetti territoriali coinvolti nei processi formativi.
Su questi punti e su come essi possono parametrarsi nelle scuole di Ascoli è indispensabile appena saremo al governo della città attraverso una Conferenza Annuale Programmatica della scuola aprire un dibattito pubblico sostenuto da tutti, in primis dall’amministrazione locale e dalle forze sociali e sindacali, dai singoli dirigenti scolastici ,e attivamente partecipato dai docenti , studenti e genitori per far si che tutti in maniera sinergica scelgano la via perché l’amministrazione svolga con l’apporto di tutte le componenti quel ruolo fondamentale orientato a corrispondere ai bisogni formativi del territorio , ad affrontare le nuove sfide dell’istruzione e dell’educazione e a gestire nel modo migliore le limitate risorse finanziarie. E’ importante operare tutti insieme per rendere meno aleatorio il diritto dei giovani ascolani ad una scuola effettivamente capace di aprire ad futuro migliore.
E’ importante che ci si riunisca tutti in difesa dell’istruzione pubblica e non mercificata.
La scuola deve recuperare un grande ruolo educativo e tornare a essere uno strumento di convivenza civile e d’interazione tra culture diverse. Una scuola che dia più possibilità di apprendimento, più socialità, che sia sintonizzata con i processi sempre più complicati della società. Una scuola insomma che dia futuro.
A questo deve tendere la nuova politica scolastica del Comune fino ad oggi assente da tutte le scelte strategiche e formative dei cittadini attraverso la scuola.
Linee Programmatiche
Partito Democratico – Unione Comunale – Ascoli Piceno
Questo lavoro ha solo funzione di stimolo rispetto alla discussione che nel partito si sta aprendo per la definizione del programma amministrativo delle prossime elezioni. Queste poche pagine vanno perciò considerate come un intervento di apertura alla discussione predetta.
La commissione su mandato del coordinatore dell’unione comunale ha affrontato il tema delle linee d’indirizzo programmatiche propedeutiche alla formulazione e stesura del programma in vista delle elezioni amministrative del 2009, da portare alla discussione dell’assemblea.
La commissione ha inteso individuare punti di forza che dovranno costituire la spina dorsale del programma amministrativo. La prima riflessione da affrontare nell’assemblea riguarda l’opportunità o meno di ripartire dai temi programmatici, ad oggi inattuati, da un’amministrazione a dire poco imbarazzante e inconcludente che nulla ha prodotto in termini di scelte e infrastrutture imbrigliate da procedure fasulle e opportunistiche che hanno impedito di arrivare a soluzioni definitive e stabili tali da far crescere la città che invece ha subito negli otto anni di amministrazione Celani un depauperamento culturale e sociale e che ha privato al città di quell’autorevolezza che è propria di un capoluogo di provincia.
Non esiste ancora oggi un’idea di sistema della città che invece è fondamentale avere essendo propedeutica ad ogni ipotesi di programma amministrativo . Nell’analisi della situazione e nel raffronto con quanto non realizzato la commissione, ha individuato punti nodali divenuti oggi “emergenze”:
1) Università
2) Piano regolatore e Infrastrutture; Sostenibilità
3) Centro Storico
4) Viabilità e Sosta
5) Problema SGL Carbon
6) Energia e Rifiuti
7) Lavoro e disoccupazione
8) Servizi alle famiglie
9) Giovani
10) Ambiente
11) Innovazione tecnologica (Città Digitale)
12) Cultura: distretto culturale
Il contesto di riferimento
La Regione Marche si caratterizza per un generale rallentamento nello sviluppo; anche nei settori nei quali si riscontra una crescita, questa è inferiore al dato medio delle principali aree del Centro e del Nord-est. La crescita dell’occupazione nel terziario (dato che esprime un certo livello di modernizzazione) è più limitata, se confrontata con i dati del centro Italia. All’interno della Regione, la provincia di Ascoli Piceno è quella che si caratterizza per le maggiori difficoltà; l’analisi del tasso di disoccupazione consente di verificare come siano consistenti le differenze tra Pesaro Urbino (tasso di disoccupazione pari al 7,3%) ed Ascoli Piceno (tasso di disoccupazione pari al 5,7%). Secondo l’Osservatorio Regionale sul Mercato del Lavoro (Rapporto Annuale 2008), sono circa 1.900 i lavoratori collocati in mobilità ad Ancona e ad Ascoli Piceno (risultano essere pari a circa 1.300 per le provincie di Macerata e di Pesaro Urbino).
In tale contesto NON POSITIVO, la posizione della Città di Ascoli Piceno (capoluogo di una nuova provincia di dimensioni più piccole) è particolarmente preoccupante.
La perdita di identità
La vocazione industriale che aveva caratterizzato l’economia e lo sviluppo della cittadina negli anni ’60, con l’attrazione d’investitori esterni all’area (anche multinazionali) tramite la Cassa per il Mezzogiorno, SEMBRA ORMAI PERSA! Il processo di allontanamento di tali imprese è evidente e ben poco è stato fatto –almeno in termini preventivi- per evitare tale eventualità. Al tempo stesso è entrato in crisi anche l’indotto collegato a tali aziende, in modo particolare quelle imprese che non sono riuscite a trovare un proprio mercato autonomo. Peraltro, tale situazione era stata più volte prevista e la Città non è riuscita a realizzare un necessario processo di riconversione, assumendo un atteggiamento passivo e non proattivo, attendendo invece che la crisi si presentasse nella sua gravità più ampia.
Ma l’evoluzione o meglio l’involuzione economica della Città di Ascoli Piceno va letta in stretta connessione ai dati socio-demografici, rilevando così un processo negativo anche da questo punto di vista. Il lavoro (un tempo comunque “sicuro”) risultato del processo d’industrializzazione delineato ha consentito un certo livello di benessere, ma ha riguardato nella maggior parte dei casi “un’attività operativa”. Non può sfuggire che, in piccolo, la Città di Ascoli Piceno ha funzionato come una sorta di serbatoio di manodopera –relativamente qualificata- almeno in una prima fase, per tali aziende, avendo queste la “testa” (e quindi gli organi dirigenziali –con esclusione del direttore di stabilimento) nelle sedi centrali.
Il risultato è stato negativo anche dal punto di vista dei processi imprenditoriali: è mancato lo stimolo che va riscontrato in altre aree verso la creazione di nuove attività.
Il mancato sviluppo di varie istituzioni (si pensi, solo per esempio, all’Università ed al Conservatorio) sembra il risultato di un processo voluto (e non casuale) da parte dei poteri più conservatori che hanno così bloccato e controllato la Città nei suoi vari aspetti, senza consentire quella crescita che la stessa avrebbe meritato e potuto, se adeguatamente gestita.
La città non si è preparata per le nuove generazioni
Ma l’aspetto più negativo è che la Città di Ascoli Piceno non ha predisposto il proprio territorio per le nuove generazioni (in particolare, per i “propri figli” che hanno studiato ed hanno acquisito competenze in vari settori) e che quindi richiedono opportunità adeguate. L’assenza di una strategia di sviluppo territoriale ha così determinato “l’allontanamento obbligato di tanti giovani”, che non hanno trovato interessi nell’area oggetto di analisi; la problematica della “fuga di cervelli” trova così un effettivo riscontro nella nostra Città. Al tempo stesso produce un fenomeno particolarmente pericoloso, noto agli studiosi di demografia, determinando un progressivo invecchiamento medio della popolazione. Non è del tutto irragionevole che la proiettoria individuata continui nei prossimi dieci anni, con la presenza di una Città sempre “più invecchiata” e sempre “più povera”, SE NON VERRANNO REALIZZATI INTERVENTI SPECIFICI.
E’ evidente in tal senso la responsabilità dell’Amministrazione precedente che – almeno nei fatti, a differenza delle molte parole- non è intervenuta in alcun modo su tali attività.
Ma qual è la nuova identità?
Alla perdita di un’identità “industriale”, caratterizzata dalla grande dimensione aziendale (in realtà “più subita” che “voluta”), non si è sostituita con chiarezza una nuova identità. Riguardo quest’ aspetto, è possibile sottolineare che le azioni finora attuate dall’Amministrazione Comunale negli ultimi dieci anni sono di tipo prevalentemente tattico, spesso non coerenti tra loro, caratterizzate da alcun tipo di pianificazione. E’ evidente l’assenza di una strategia; a tal proposito si può evidenziare che numerose manifestazioni organizzate e/o azioni intraprese non hanno un “filo conduttore” comune e sono limitate “al singolo fatto”. Manca, in sostanza, un continuum logico d’interventi, verso un determinato obiettivo.
E’ importante pensare ad Ascoli come città territorio. Il sistema industriale, quello della mobilità e dei trasporti il rapporto con i territori circostanti, le attività turistiche e commerciali, la qualità della vita nei centri urbani delle città circostanti, sono destinati ad integrarsi e a condizionarsi reciprocamente.
Costruire una piattaforma di dialogo fra soggetti che operano nello stesso campo appare oggi un’esigenza irrinunciabile se non si vuole correre il rischio di un crescente isolamento e una conseguente autoreferenzialità delle proprie attività.
In questo tempo caratterizzato da fattori dominanti opposti come la formazione di reti e flussi globali e dalla crescente omologazione di modelli culturali e comportamentali, l’incontro e il confronto delle idee, lo scambio e la cooperazione tra i diversi soggetti delle città rappresentano, perciò, un potente strumento di crescita.
Si deve approfittare di queste novità e cercare di indirizzare i cambiamenti vivendoli come opportunità di progresso e non come ostacolo allo sviluppo.
E’ importante contrastare le diffidenze e lo sterile campanilismo di chi crede di poter salvare il proprio benessere difendendo l’esistente e rifiutando le sfide che pone l’inevitabile apertura degli orizzonti fisici tra le comunità.
L' amministrazione sarà chiamata ad operare per creare forti sinergie tra le città, sottoscrivendo un’alleanza strategica per lo sviluppo economico, strutturale e culturale tra Ascoli e le città viciniori capace di ideare e realizzare progetti comuni in settori dell’amministrazione , delle attività produttive, della cultura , dei servizi, del sistema formativo.
E’ importante impegnarsi a:
1) Costituire una rete organizzata di relazioni tra le città e procedure di consultazione sulle scelte politiche strategiche nell’ambito del rapporto con la Regione, il governo e l’Unione Europea, per assumere un ruolo comune di rappresentanza a tutela degli interessi territoriali nelle istituzioni e nelle reti tra città.
2) A intraprendere azioni comuni sul tema della pace e della cooperazione internazionale
3) A costituire uno specifico gruppo di lavoro con lo scopo di proporre una conferenza di progetto che dovrà definire i piani di lavoro comuni da sviluppare e varare le agende delle amministrazioni coinvolte.
4) A creare gruppi di lavoro tematici con lo scopo di disciplinare in modo omogeneo, ove possibile, le attività di interesse collettivo a favorire lo scambio di buone pratiche in particolare per quanto riguarda le politiche sociali, con specifico riferimento ai processi di invecchiamento della popolazione, alle conseguenze di questo fenomeno nell’organizzazione della vita cittadina e alle scelte delle amministrazioni a sostegno degli anziani.
5) A realizzare, in via prioritaria ma non esaustiva, iniziative a partire da :
· Comunicazione : ideazione e realizzazione di campagne comunicative di comune interesse; scambio di informazione e programmazione , per quanto di competenza , delle attività culturali , promozionale e fieristica delle città aderenti, costituzione di reciproche antenne per la produzione e diffusione delle attività culturali , museali espositive e turistiche, ideazione, progettazione e realizzazione di esperienze di e-goverment , t-goverment e di utilizzo delle nuove tecnologie per la partecipazione dei cittadini
· Cultura : sviluppare il concetto di complementarietà delle città con le quali si fa sistema 0in ambito culturale, attraverso un progetto di conoscenza, discussione, progettazione, promozione e produzione dell’attività, coordinamento delle iniziative per evitare dannose sovrapposizioni ; stretta collaborazione tra le istituzioni culturali, con la supervisione delle amministrazioni ed eventuale apertura di nuove sedi operative; realizzazioni di network ideativi/produttivi fra i circuiti artistici e culturali delle città in sinergia ; studio delle forme e delle modalità di un’eventuale integrazione del sistema mussale ed espositivo e dei loro servizi/prodotti; scambio di esperienze e studio sull’organizzazione e sullo sviluppo di eventuali prodotti di gestione dei sistemi bibliotecari.
· Educazione e scuola : scambio di esperienze e collaborazione per il rafforzamento delle iniziative educative per l’infanzia e per la scuola dell’obbligo, in particolare per consolidare e sviluppare i servizi , migliorare la comunicazione e lo scambio di esperienze tra gli educatori, attivare nuovi interventi e programmi per la qualità educativa
· Europa : collaborazione nell’ambito delle Reti europee per valorizzare e rafforzare il ruolo delle rispettive amministrazioni comunali all’interno delle associazioni comunitarie e internazionali di città ; sviluppo di proposte progettuali comuni, da presentare per il co-finanziamento nell’ambito di programmi messi a disposizione delle istituzioni comunitarie.
· Formazione : progettazione, finanziamento e realizzazione di moduli formativi nel campo del welfare e dell’intermediazione culturale
· Inquinamento e ambiente : Analizzare le problematiche della gestione dei sistemi di rilevamento ambientale e delle politiche di riduzione delle varie forme di inquinamento ambientale ( atmosferico, acustico, luminoso ed elettromagnetico) al fine di verificare le esperienze più efficaci e incisive. Confrontare le forme di comunicazione con i cittadini in rapporto alle loro sensibilità sui diversi temi ambientali. Sviluppare un confronto sulle gestione del verde pubblico ( parchi e alberature) , e sul modello di gestione promuovendo sinergie e scambio di pratiche migliori ed esperienze.
· Modelli organizzativi e gestione dei servizi : Analisi dei modelli e dei bisogni organizzativi delle amministrazioni in sistema per individuare e diffondere le buone pratiche ; identificazione delle necessità informatiche per un’eventuale sperimentazione , personalizzazione e acquisto di software.
· Politiche di pari opportunità e delle differenze . Valorizzare le esperienze locali già in essere e in particolare promuovere sinergie tra le istituzioni e le realtà associative e di movimento fuori dalle istituzioni, favorendo le relazioni e lo scambio di buone pratiche. Importante favorire quelle attività che promuovono la cultura del rispetto, dell’accoglienza e dello scambio, per favorire il dialogo delle differenze e tutelare i diritti in ambito sociale, culturale e lavorativo nell’ottica del superamento delle discriminazioni basate sull’identità di genere.
· Sistema commerciale produttivo e turistico.importante valorizzare e promuovere le botteghe storiche , dell’artigianato artistico, e delle produzioni tipiche .studio di specifiche azioni di collaborazione e azioni promozionali sul sistema turistico ( in collaborazione con le Regioni, le Provincie e le Comunità montane).
· Trasporti. E’ necessario facilitare la mobilità all’interno e tra le città viciniori facendo convergere le formule tariffarie e gli standard di servizio dei trasporti pubblici; render validi, ove possibile, gli stessi titoli di viaggio nelle città viciniori; studiare e sviluppare soluzioni tecnologiche comuni per il controllo e la limitazione del traffico privato nei centri storici. Favorire la mobilità ciclabile e gli interventi in funzione di una riduzione della mobilità su gomma. Diffondere il modello della mobilità elettrica “zero emissioni”
· Urbanistica, Territorio, partecipazione. Necessaria la costruzione di un modello di urbanistica partecipata a partire dalla discussione sul Piano regolatore Generale , studio di politiche e avvio di sperimentazioni legislative sui temi degli orari della città e del territorio circostante, della sicurezza e del degrado ; avvio di uno studio sulla costruzione di un percorso partecipativo sul bilancio a cominciare dal bilancio di genere.
6) a favorire i rapporti tra le Università Marchigiane .
7) a Sviluppare le possibili sinergie, attraverso il loro coinvolgimento , tra le istituzioni gli enti e le aziende partecipate presenti sui territori .
8) a favorire il dialogo e la cooperazione dell’associazionismo e del volontariato operante sui territori attraverso al progettualità delle amministrazioni e l’istituzione di sedi di confronto tra le diverse realtà.
L’idea di città che vogliamo deve prendere forza dal confronto e dalla relazione continua con i cittadini e le organizzazioni. La città deve assurgere a capoluogo della nuova provincia riprendendo ad essere interlocutore attivo e propositivo capace di valorizzare gli interessi reali della collettività e riassumere autorevolezza nel rapporto con gli enti di riferimento ( Provincia e Regione) e le altre realtà territoriali.
In un periodo di collasso economico come quello che si sta attraversando occorre costruire importanti elementi di collegamento con le istituzioni nazionali ed europee in modo da attrarre risorse e raggiungere necessarie opportunità di sviluppo.
Lo sviluppo urbanistico della città deve essere concepito come un sistema che nel mentre frena ondate speculative, non ferma per questo la possibilità di crescita. Importante realizzare una pianificazione ragionata, partecipativa condivisa che porti all’approvazione del piano regolatore generale fermo ormai da nove anni.
Il nuovo PRG dovrà essere un piano possibile e basato su una regolazione d’impronta sistemica:
Il sistema Ascoli ed il suo territorio.
Tutto il territorio comunale dovrà essere interessato dalle scelte che non potranno non tener conto delle frazioni ma anche dei comuni limitrofi e dell’intera provincia.
Il PRG dovrà essere basato su scelte strategiche che indirizzino le potenzialità disponibili in un processo che garantisca una rivitalizzazione sociale ed economica coerente con la sostenibilità ambientale; dovrà essere la sintesi tra un sistema economico in grave crisi, un sistema sociale sempre più complesso ed un ambiente difficile da tutelare.
Gli obiettivi da perseguire che dovranno essere integrati da politiche programmatorie specifiche possono essere riassunti in:
· Organizzazione di una base conoscitiva dello stato attuale (infrastrutturale, demografico, ambientale, sociale, economico ecc) dalla cui analisi emergano sia le criticità sia le potenzialità rispetto alle risorse presenti nel territorio;
· Un Piano Regolatore redatto mediante la metodologia della Valutazione Ambientale Strategica ovvero un piano partecipato e condiviso che coniughi la tensione tra sviluppo e identità, tra locale e territorio, tra attori pubblici e privati e che non sia un modello rigido.
· Centralità del quadro della pianificazione organizzato con indicazioni programmatiche precise rispetto ai grandi temi della città ed ai nodi strategici con particolare riferimento alle infrastrutture, al reperimento di aree a standard (verde, parcheggi, attrezzature sportive, sociali ecc) alla riqualificazione dei quartieri periferici, alla valorizzazione delle frazioni ed alla accessibilità.
· Riorganizzazione del sistema della viabilità, della mobilità, del trasporto pubblico, dei percorsi ciclabili e pedonali e dei parcheggi pubblici.
· Ricostruzione del dialogo tra l’ambiente urbano e il paesaggio le cui categorie costitutive (colline, frontone san Marco, sponde Tronto e castellano, monte Ascensione, monte Vettore) dal punto di vista orografico, morfologico e di visuale prospettica hanno contribuito a creare l’attuale immagine urbana.
· Il centro storico non solo visto in rapporto alle altre parti di città ma baricentro di un sistema integrato di strumenti di programmazione come un Piano di Recupero, un piano del commercio, un piano di abbattimento delle barriere architettoniche, un piano dell’arredo urbano, un piano del traffico che abbiano come obiettivo comune la sua rivitalizzazione senza la paura di nuovi interventi se necessari, funzionali e finalizzati all’interesse pubblico.
· Sopperire alla mancanza di spazi comuni nelle periferie con la previsione di aree verdi, di parcheggi, di spazi per il tempo libero differenziando quelli di valenza di quartiere da quelli di valenza comunale per creare un assetto che soddisfi le esigenze a scala urbana.
· Le frazioni sono nodi strategici devono essere dotate di appositi piani attuativi con i quali provvedere a sanare le carenze di servizi e di collegamenti, stabilire interventi di riqualificazione e di nuova espansione privilegiando la qualità per invertire il fenomeno della migrazione verso il capoluogo.
· Reperire aree per realizzare edifici per l’edilizia residenziale pubblica che non siano “specializzate” ma siano individuate in aree di espansione residenziale.
· Individuare in tutte le zone omogenee, incluso il centro storico, immobili da destinare a edilizia residenziale pubblica al fine di incoraggiare l’integrazione sociale.
· Affrontare in modo complessivo le operazioni di trasformazione e di riqualificazione delle aree a maggior sofferenza infrastrutturale perseguendo l’obiettivo dell’interesse pubblico anche mediante strumenti perequativi.
· Incentivazione dell’uso della bioedilizia e della autonomia energetica per le nuove costruzioni ma anche per le ristrutturazioni.
· In merito alla problematica dei rifiuti ed alla produzione di energia vanno ipotizzate soluzioni alternative verificandone l’interesse pubblico e la sostenibilità ambientale mediante l’applicazione delle metodologie di Valutazione Ambientale Strategica e di Valutazione di Impatto Ambientale senza preclusioni e preconcetti spesso determinati dalla non conoscenza.
· No ad un ambientalismo che nega a priori gli interventi necessari per la città si ad una verifica rigorosa degli impatti ambientali e della sostenibilità delle scelte.
· Evitare lo sviluppo verso est che acutizzerebbe il fenomeno della perdita di identità della città e che causerebbe specie se verso Campolungo un aggravio di traffico sull’asse centrale di Monticelli determinato dall’aumento di carico insediativo. Ascoli non è una città lineare. Le nuove aree di espansione residenziale devono essere individuate evitando di sfrangiare l’attuale forma della città invadendo in maniera indiscriminata le zone agricole.
· Dopo la fase di trasposizione degli ambiti di tutela delle categorie costitutive del paesaggio stabiliti dal Piano Paesistico Ambientale Regionale privilegiare le aree franche o esenti dagli stessi e già infrastrutturate per individuare le nuove aree di espansione evitando eccessivi consumi di suoli lontani dall’attuale edificazione.
· Attuazione del PRG nelle zone di completamento anche mediante piani attuativi finalizzati al recupero delle zone periferiche a maggiore sofferenza senza escludere aprioristicamente l’intervento dei privati se finalizzato all’interesse pubblico.
All’interno del PRG non si può prescindere dalla soluzione SGL Carbon, vera emergenza lavorativa e ambientale della città la cui soluzione deve subire un’accelerazione in termini di scelte ripartendo dal lavoro svolto sino ad oggi da Provincia e Regione e Comune anche se il comune di Ascoli latita attratto com’è dalla sola visione urbanistica del problema tanto da aver tenuto “nascosto” per 11 mesi la prima relazione di sintesi dello studio di fattibilità per la riconversione della SGL Carbon . Ci si augurava che questo percorso, avviato tra le Istituzioni, poteva permettere a questa città di superare quel “blocco cognitivo” che l’ha colpita sul caso Carbon: purtroppo niente di tutto ciò. Siamo ancora all’impasse totale e alla vanificazione degli sforzi fin qui prodotti.
Della riconversione dell’area Carbon ormai si parla da troppo tempo. Tante sono state le strumentalizzazioni create a diversi livelli e dai vari soggetti. La ormai improcrastinabile riconversione dell’area Carbon ci deve costringere a fare un grande salto di qualità in termini di idee programmatiche , di lungimiranza , di unità di intenti, di collaborazione tra Enti e parti sociali, di volontà e di azione politica , amministrativa e sociale. E’ necessario superare quella fase del cosiddetto “pensiero magico” secondo il quale basta la sola enunciazione del problema per la soluzione dello stesso. E’ un “pensiero” che ha fatto presa in città da molti anni causando anche molti danni.
Se esiste una sola possibilità di soluzione del problema Carbon essa passa attraverso la grande capacità politica, amministrativa e sociale di questo territorio di far diventare questo problema un caso nazionale ed europeo: individuando priorità, metodologia e tempi necessari e conseguenti (con gli adeguati finanziamenti anche europei).
Ci sono dei passaggi obbligati e indifferibili:
1. Il ricollocamento di tutti i lavoratori e la creazione di nuovi posti di lavoro
2. La responsabilizzazione dell’azienda sulla bonifica e il riutilizzo dell’area
3. Il progetto complessivo di sviluppo sostenibile futuro dell’area, come obiettivo strategico della crescita occupazionale, economica e sociale della città.
Tra il 1905 e il 1917 fu presa, per la città, una decisione storica, ben precisa e forte. Si insedio la SICE che dal 1920 ha significato il motore propulsore dell’intera economia del territorio ascolano.
Ha creato enormi ricchezze ma anche inquinamento e insalubrità dell’ambiente.
Oggi è diventata ingombrante e incompatibile con la città che l’ha vista nascere.
Ha prodotto inquinamento e molti, troppi, sono stati i morti all’interno e all’esterno della fabbrica.
E’ tempo che se ne vada !!
Oggi la riconversione dell’area e dello stabilimento Carbon deve essere il volano per l’intera economia di Ascoli, è la più grande, forse unica, opportunità che Ascoli ha per il suo sviluppo e il suo futuro per il prossimo secolo.
Ogni ipotesi di utilizzo deve dare lavoro e sviluppo per i prossimi cento anni.
La centralità dell’intervento, come peraltro si evince dallo studio del CFR, dovrà essere costituita dal Polo Scientifico-Tecnologico, occorre definire perché ancora oggi non è chiarita da parte delle amministrazioni Pubbliche coinvolte (Comune, Provincia, Regione, Università, Confindustria e Camera di Commercio) la natura e la vocazione di tale polo (non può, infatti, essere generalista ma vocato ad alcuni settori di ricerca e di produzione innovativa).
Per essere concreti occorre realizzare un Polo di ricerca energetico europeo, un centro studi all’avanguardia nella ricerca di fonti di energia rinnovabile e non inquinante, di formazione universitaria e di innovazione tecnologica sul controllo , monitoraggio e bonifiche dei territori industriali inquinati e sui suoi riutilizzi sostenibili. Un Polo d’eccellenza di studi teorici e sperimentali che richiami i migliori studenti e professori di tutta Europa. Coinvolgendo Università italiane e straniere interessate alle nuove tecnologie di costruzioni e dell’uso di materiali innovativi per una Urbanistica ambientale sostenibile e con la realizzazione di impianti di energia rinnovabile ( Bio-tecnologie, bio-ingegneristica, casa domotica, ecc , ecc)
Prevedere un Concorso di Idee nazionale per la parte che riguarda la realizzazione del tessuto urbano caratterizzati da destinazioni d’uso miste: residenza, commercio, terziario, ricettivo.
In conclusione da un luogo che ha dato lavoro per un secolo a tutta la comunità ascolana e picena, si deve pensare alla riconversione di quell’area, o parte di essa, che possa ridare lavoro qualificato per altri decenni a tutto il territorio.
Da ultimo non si può trascurare che la soluzione del problema SGL Carbon diventa elemento importante della direzionalità della città e quindi va considerata anche come problema di viabilità da affrontare e risolvere in modo che interagisca con il piano del Centro direzionale ancora oggi peraltro in qualche modo vigente.
Infrastrutture: Ascoli Città Capoluogo
Il ruolo di capoluogo che la città di Ascoli vuole continuare a svolgere passa anche attraverso la realizzazione delle infrastrutture che devono essere realizzate.
Il rapporto inesistente con le vicine province di Teramo e Fermo è determinato dalla mancanza di un collegamento diretto che tra l’altro riequilibri il territorio verso l’interno nei confronti di una costa ormai intasata dalla presenza della ferrovia oltre che dall’autostrada la qual cosa incide anche negativamente nei confronti della sua stessa vocazione turistica.
Quest’asse viario, foriero di sviluppo, deve avere le caratteristiche di superstrada a quattro corsie (Mezzina) o essere rappresentato dall’arretramento dell’autostrada stessa, collegando il fermano con l’autostrada Roma –Teramo passando per il comune di Ascoli P..
Il riequilibrio del territorio verso monte rende indispensabile il completamento della sistemazione della Salaria nei tratti non ancora appaltati, nella strettoia di Mozzano, nell’attraversamento di Roccafluvione e di Acquasanta Terme.
Insieme ai trafori di Croce di Casale e di Forca Canapine, queste infrastrutture farebbero di Ascoli un importante nodo non autostradale che collega l’Umbria, il Lazio, l’interno delle Marche con la costa o il vicino Abruzzo valorizzando e sviluppando le strutture logistiche già presenti in Ascoli e nella Vallata del Tronto
A tal proposito riteniamo non più procrastinabile l’elettrificazione della ferrovia Ascoli –Porto D’Ascoli e la realizzazione della cosiddetta metropolitana a cielo aperto ai fini di un’offerta turistica moderna, più ampia e variegata.
Il trasporto passeggeri non dovrebbe contrapporsi al mantenimento del trasporto merci almeno sino all’ex stazione di Maltignano a servizio degli agglomerati industriali.
Da questo punto la metropolitana potrebbe proseguire con il vecchio tragitto penetrando all’interno della città mentre sarebbe opportuno individuare nella pianificazione della stessa come, una futura ferrovia Ascoli –Roma (Adriatico –Tirreno), potrebbe superare la città per poi continuare fiancheggiando la Salaria. La ferrovia, raggiunto il reatino troverebbe i suoi collegamenti con le reti già esistenti oltre che del Lazio , anche dell’Abruzzo e dell’Umbria .
Lungo la Vallata del Tronto verso la costa, declassata la vecchia Salaria a strada urbana, interna alle varie cittadine che si susseguono,e considerando l’Ascoli -Mare a scorrimento veloce, sarebbe opportuno prolungare l’asse attrezzato del nucleo industriale sino ad unire tutte le zone artigianali e gli agglomerati industriali esistenti sino a Porto d’Ascoli.
Lo sviluppo lineare della città verso est, peraltro previsto nel piano Benevolo-Zani, ha di fatto emarginato il Centro Storico.
E’ necessario quindi espandere dal punto di vista dell’edilizia residenziale la città verso le altre direzioni e per quanto possibile verso ovest.
QUARTIERI PERIFERICI
A tal proposito i quartieri periferici della città (a parte bisogna valutare Monticelli e Centro Storico) devono poter meglio utilizzare le due circonvallazioni a sud e a nord.
Considerata la difficile situazione della viabilità soprattutto sulle strade che tagliano longitudinalmente la città come via Piceno Aprutina, via Napoli, via Bari, via E. Mari, viale Indipendenza e viale della Repubblica e per una migliore utilizzazione della Ascoli-Mare anche a servizio della città in qualità di circonvallazione sud e vista la presenza sulla Ascoli-Mare nel territorio ascolano di molti cavalcavia, già realizzati, che la attraversano e visto che la costruzione di un cavalcavia è da considerarsi la struttura più onerosa nella realizzazione di uno svincolo
Riteniamo che, sullo svincolo autostradale Ascoli-Mare nel tratto che attraversa il comune capoluogo debbano essere previsti altri tre svincoli oltre i due attualmente esistenti a Marino del Tronto e a Porta Cartara e precisamente ,utilizzando i cavalcavia esistenti , sulla Folignanese, in località Cecabiocche e sulla strada per Lisciano-S. Marco, permettendo cosi una entrata e una uscita dalla città a pettine da tutte le vie perpendicolari a Via Napoli e via Bari.
Si ritiene che a supporto di questi svincoli sia necessario prevedere il potenziamento della strada che da via Sassari sale a Cecabiocche e inoltre una parallela alla Piceno Aprutina che da via Sassari raggiunga passando dietro la Caserma, la Folignanese all’incirca all’altezza di Villa Alvitreti cosi legando all’autostrada le due zone artigianali de “lu Battente” e le zone industriale di Castagneti indipendentemente dalla Picena-Aprutina.
La circonvallazione nord deve invece risolvere l’isolamento di Fonte di Campo, Valle Venere e Valle Fiorana, possibili aree di sviluppo, oggi serviti dalla sola strettissima via Po, attraverso la realizzazione di un ponte all’altezza di Via Nazario Sauro ed eventualmente un altro collegamento sulla strada per Venagrande cosi da chiudere il cerchio.
MONTICELLI
Per il quartiere di Monticelli è scomparsa dalla programmazione la mai realizzata Lungofiume su cui doveva essere deviato, secondo il piano regolatore, il traffico di scorrimento e cioè di chi non abita a Monticelli, ma devono transitarci per raggiungere l’Ascoli-Mare o la Salaria e che oggi sovraccaricano l’asse centrale. L’asse centrale è caricato inoltre dalla presenza dell’Ospedale con notevole traffico in arrivo e in partenza.
La struttura ospedaliera inoltre determina un non indifferente problema di parcheggi che crea disagi agli abitanti del quartiere.
Ma quale può essere la soluzione alternativa alla Lungofiume?
Un asse viario sotterraneo, che serva anche l’Ospedale, realizzato di sotto all’attuale asse centrale?Dal punto di vista tecnico e geologico è possibile.
Una soluzione possibile e già individuata nella planimetria della variante urbanistica, è quella di spostare il traffico proveniente dallo stadio dall’altra parte del fiume con un ponte, che da Croce di Tolignano passa alla zona industriale di Castagneti, per essere in seguito immesso nel raccordo autostradale dell’Ascoli-Mare saltando completamente il quartiere di Monticelli.
Questa realizzazione potrebbe essere accompagnatala un altro piccolo ponte, non collegato alla grande viabilità del quartiere, magari esclusivamente pedonale, magari meccanizzato, che colleghi il Centro Commerciale de “Lu Battente” con l’area antistante all’Ospedale, o con l’Ospedale stesso, al fine di utilizzare i parcheggi del Centro Commerciale per raggiungere l’Ospedale ma anche per collegare direttamente gli abitanti di Monticelli con lo stesso Centro Commerciali e i servizi adiacenti e soprattutto per collegarsi con la futura stazione della Metropolitana (ora ferrovia Ascoli-Porto D’Ascoli). Non possiamo non prevedere per gli abitanti del quartiere più grande della città un collegamento con Metropolitana cosi che, per andare a lavorare o al centro o al mare, questi siano costretti a prendere l’auto per raggiungere la stazione più vicina della Metropolitana stessa.
CENTRO STORICO E CITTA’ VECCHIA
Per rendere sempre più possibile una maggior pedonalizzazione del Centro Storico
È necessario realizzare un maggior numero di spazi di sosta.
La figura della margherita con i suoi petali attaccati al cerchio centrale del fiore era l’immagine che spesso era richiamata per rendere visibile il tipo di circolazione ideale a servizio del centro storico. Con l’auto privata si può quasi arrivare a ridosso del centro pedonalizzato senza superarlo per poi tornare indietro e lungo questo tragitto ritrovare gli spazi di sosta.
Seguendo questo schema il petalo ad est del centro e di fatto costituito da Corso Vittorio Emanuele e Viale De Gasperi con possibili spazi di sosta pubblici e privati individuabili sotto il giardino Colucci , nel parcheggio del vecchio seminario e sotto lo Squarcia.
Più difficile è la situazione sul lato ovest ove via Dino Angelini da sola non riesce a svolgere il percorso in andata, quello di ritorno, gli spazi di sosta e le eventuali corsie preferenziali da individuare per i mezzi pubblici.
L’idea di un tunnel che colleghi lo svincolo di Porta Cartara con Via Dino Angelini e la realizzazione di un parcheggio dietro il Tribunale sotto la collina dell’Annunziata probabilmente risolverebbe gran parte di questi problemi. Questo tra l’altro permetterebbe di non intasare le strade della collina dell’Annunziata riservandole all’Università e ai residenti.
In questo contesto, con la diminuzione del traffico in via Ricci, si potrebbe anche risolvere il problema di riportare alla luce completamente il Teatro Romano con l’eliminazione dell’ultimo tratto della stessa via Ricci che passa all’interno dell’anfiteatro o facendola proseguire più in alto verso via Mameli passando sotto le mura ovvero ricollegandola prima, più ad est ,con via Dino Angelini.
A un visitatore disattento è difficile riconoscere oggi la vecchia città, inattaccabile, sorta alla confluenza di due fiumi con sponde altissime circondata da mura e fortificazioni e nell’unico punto accessibile, la collina dell’Annunziata, difesa anche dalla Fortezza Pia e con le caratteristiche porte d’accesso (Romana, Cartara, Torricella, Maggiore, Tufilla, Solestà).Queste strutture meriterebbero di essere valorizzate attraverso un progetto complessivo che passi attraverso la ristrutturazione, la ripulitura dalla vegetazione, una corretta illuminazione notturna ecc.
Le sponde del fiume Tronto potrebbero inoltre essere utilizzate come possibile penetrazione anche per le auto all’interno della città vecchia col reperimento di spazi di sosta e possibile risalita in vari punti del centro. Da valutare in questa direzione,la fattibilità di un collegamento fra l’uscita di Porta Torricella, passando sotto lo Squarcia, e la via Ariosto già esistente sotto i vecchi Mulini e Pastifici . Si potrebbe facilmente proseguire almeno sino a sotto S. Pietro in Castello per risalire a piazza S. Pietro Martire liberando dal traffico uno dei punti da sempre più difficili da superare nei piani del traffico della città che è quella intorno a S. Maria Intervineas, via Ceci ecc..
C’è anche da ricordare che il parcheggio esistente nell’area ex Gil, direttamente legato alla Circonvallazione Nord della città, era inizialmente previsto con un collegamento meccanizzato, a basso impatto ambientale, con Via Asiago e la zona di S. Maria Intervineas
La supposta galleria sotto l’Annunziata sino al Tribunale e il collegamento con le sponde del fiume Tronto permetterebbero al traffico di penetrare da Porta Torricella all’interno della città senza invadere il centro storico.
La necessità di favorire la ristrutturazione dell’intero centro storico a fini abitativi e nello stesso tempo quelle di mantenere all’interno le direzionalità possibili nonché di realizzare il cosiddetto centro commerciale a cielo aperto, richiede per i residenti, i titolari delle attività, posti auto e garages.
Nello stesso tempo la valorizzazione turistica che si auspica del nostro patrimonio artistico impone di liberare dalle auto le vie e le piazze di maggior valore architettonico e più caratteristici della città.
Riteniamo possibile quindi la costruzione di garage sotterranei privati, compatibilmente con il sottosuolo che nel centro storico è particolarmente ricco di reperti, mantenendo o valorizzando i giardini che vi sono in superficie.
Polo universitario:
La gran confusione e inefficienza del sindaco Celani ha portato ad uno stallo amministrativo sul progetto di polo universitario. Ancora oggi i quindici miliardi delle vecchie lire stanziati dalla Regione Marche sono inutilizzati con evidente nocumento per la collettività (si pensi solo alla diminuzione del potere d’acquisto). Ancora oggi è irrisolto il contenzioso con la Zona 13 per il pagamento complessivo dell’immobile ex Mazzoni. L’amministrazione Comunale fronteggia in questi giorni un nuovo parere negativo dal comitato di valutazione regionale. Siamo dell’avviso che i soldi vadano utilizzati per il completamento dell’ex Mazzoni e sulla scorta di disponibilità di edifici universitari che si liberano dall’attuazione del polo scolastico provinciale, si deve pensare all’utilizzo degli stessi edifici per l’Università di Ascoli.
Per quanto riguarda l’università è fondamentale rivisitare la politica universitaria che deve passare necessariamente con un raccordo sostanziale con le strategie del CUP.
L’Università secondo un nuovo approccio
L’Università rappresenta una vocazione sulla quale impegnarsi ed investire, che richiede peraltro un nuovo approccio rispetto a quello finora seguito, tenendo conto di varie problematiche. Non può sfuggire che finora l’attenzione rivolta a tale “variabile competitiva territoriale” è stata concentrata sulle opportunità che lo sviluppo edilizio può comportare; in altri termini, il dibattito ha riguardato soprattutto le “infrastrutture”, evidenziando un approccio “miope”, con “lenti molto parziali”; MA NON E’ IN QUESTO MODO CHE SI PUO’ ASSICURARE LO SVILUPPO DELL’UNIVERSITA’ NELLA NOSTRA AREA, NE’ OTTENERE DA QUESTA LE “RICADUTE” PER IL TERRITORIO. Gli aspetti sui quali intervenire devono essere quindi differenti da logiche “palazzinare”, riguardando invece i seguenti aspetti.
1) Impegnarsi per una MAGGIORE AUTONOMIA DELLE SEDI PRESENTI NEL TERRITORIO rispetto a quelle di appartenenza; l’obiettivo ambizioso è quello di realizzare un’UNIVERSITA’ del PICENO, non particolarmente semplice per l’eccessivo numero di Università già presenti nella nostra Regione e per la scarsità di risorse destinate dall’attuale Governo a tale istituzione. Un passaggio graduale potrebbe essere quello di chiedere comunque il riconoscimento di una UNIVERSITA’ del PICENO, lasciando dal punto di vista “giuridico” l’afferenza delle singole facoltà interessate alla sede attuale, ma creando un organismo di coordinamento che “le raggruppi”, individuando anche uno/più soggetti di riferimento.
2) Favorire lo sviluppo di UN CORPO DOCENTE LOCALE; infatti, l’Università si sviluppa in una determinata area se anche i docenti vi rimangono, interagiscono con il territorio e con i discenti, evitando “toccate e fughe”, relativamente allo svolgimento di lezioni ed alla realizzazione degli esami. Ciò potrebbe essere realizzato sia favorendo (con borse di dottorato, assegni di ricerca) la “nascita” di ricercatori dell’area, sia verificando la possibilità di richiamare “docenti” , che hanno già fatto carriera e che si trovano in altre sedi (se le condizioni lo consentono).
3) Innescare la NECESSARIA INTEGRAZIONE TRA UNIVERSITA’ e TERRITORIO; favorire le possibili interazioni tra le organizzazioni pubbliche e private del territorio con l’istituzione universitaria, su progetti “specifici”. Non ha molto senso assegnare incarichi su vari settori secondo logiche “nepotistiche” e/o “esterofile”, senza coinvolgere le risorse presenti nell’area.
Cultura: Distretto Culturale
La cultura può e deve rappresentare per la nostra città, peraltro per alcuni versi in crisi di ruolo, un elemento fondamentale per la sua rinascita e per il suo sviluppo, con una città come la nostra ricca di patrimonio storico, artistico e architettonico di elevato valore, un contesto ambientale di elevato pregio, ricche e complesse tradizioni antropiche, l’utilizzazione e la valorizzazione di queste risorse è opportuno farla con interventi di carattere sistemico, fatti in conformità a un intelligente progetto onde favorire la creazione di una massa critica e quindi realizzare le economie di scala altrimenti non possibili.
Una risposta efficace ai problemi posti dalla globalizzazione può essere fornita dall’intelligente utilizzazione delle risorse tipiche locali (glocalism), tra cui vanno comprese quelle culturali di fondamentale importanza nel nostro paese.
La situazione di Ascoli e del suo comprensorio, a riguardo, è particolarmente favorevole, essendo presenti in uno spazio limitato un patrimonio storico, artistico, architettonico e urbanistico di elevato valore, un contesto ambientale di rilevante pregio oltre a numerose complesse e antiche tradizioni antropiche.
La presenza di queste risorse non è sufficiente da sola ad avviare un robusto processo di sviluppo.
E' necessaria l'elaborazione di una strategia d’intervento che favorisca l'avvio di un sistema integrato di tutela, valorizzazione e utilizzo delle risorse presenti, senza basarsi solo su interventi di tipo puntuali e scoordinati.
Bisogna realizzare il Distretto Culturale, un progetto complesso e di nuova concezione, che pone le basi per uno sviluppo armonico del territorio, con ricadute positive nel campo dell'occupazione, specie giovanile.
Il progetto del Distretto Culturale comporta lo sviluppo di una filiera dei settori produttivi occorrenti per avviare il processo di valorizzazione delle risorse culturali locali: ricerca, progettazione, formazione, restauro urbano ed ambientale, artigianato, informatica, promozione e marketing, editoria, comunicazione, multimedialità, agroalimentare, enogastronomia, organizzazione di eventi, creazione di strutture per la fornitura di servizi nel campo culturale etc.
La realizzazione del Distretto Culturale favorirà finalmente l'effettivo sviluppo del Turismo di qualità e potrà contribuire efficacemente all'eventuale accoglimento della domanda d’iscrizione del Centro Storico di Ascoli nella Lista del Patrimonio Mondiale dell'Unesco.
Il Prof. Pietro A. Valentino, docente presso la Facoltà di Economia dell'Università “ La Sapienza” di Roma, e massimo esperto nel campo dei Distretti Culturali ritiene che in Italia sia ipotizzabile la realizzazione di circa 100 Distretti con la creazione di oltre 170 mila posti di lavoro. La realizzazione del Distretto di Ascoli consentirebbe, quindi, la creazione di non meno di 1500 posti di lavoro, cui andrebbero aggiunti quelli legati allo sviluppo del turismo di qualità.
Il lavoro prevede varie tappe. Tracciati prioritariamente i confini del Distretto, saranno poi individuate le risorse culturali esistenti, che comprendono , come è noto, il patrimonio storico , artistico, urbano ed architettonico, quello naturalistico e quello antropico, nel cui ambito vanno comprese le tradizioni, le feste , il folclore, l'artigianato, l'agro-alimentare, l'eno- gastronoma oltre a tutte quelle attività e manifestazioni di carattere culturale (Festival, rassegne varie, Quintana etc), organizzate durante tutto l'anno.
Fatta questa indagine preliminare, si tratterà di tracciare le forme di organizzazione del Distretto e le strategie di tutela, valorizzazione e fruizione delle risorse esistenti al fine di favorire la loro più efficiente utilizzazione e lo sviluppo armonico del territorio , consentendo la formazione di nuove professionalità e la creazione di nuovi posti di lavoro in particolare per i giovani.
Il primo approccio a queste complesse problematiche prevede, peraltro, l'attenta analisi dei numerosi progetti già realizzati sia all'estero e, più recentemente, in Italia.
La realizzazione di un Distretto Culturale non è in contrasto con quella del Distretto Culturale Avanzato che porta avanti intelligentemente il CUP, trattandosi, invece, di proposte sicuramente complementari.
Anzi è da riconoscersi che in un territorio più sviluppato, più tutelato, più ricco e con una migliore qualità della vita, com’è quello in cui è realizzato un Distretto Culturale Tradizionale, si creano le condizioni favorevoli ad attirare i talenti più dinamici e più aperti all'innovazione, che sono il fondamento indispensabile per la realizzazione del Distretto Culturale Avanzato o della Conoscenza.
Si tratta di credere che possa aprirsi per la nostra città e per il territorio una nuova prospettiva di sviluppo, che le tante ricchezze presenti e la sua ricca storia giustificano ampiamente.
La realizzazione del Distretto culturale consente di intervenire nella tutela, valorizzazione e fruizione delle risorse culturali del territorio con interventi di tipo sistemico e non puntuali.
Ciò consente la realizzazione di economie di scala che favoriscono la sopravvivenza di attività che in un sistema scoordinato ed episodico non potrebbero sopravvivere.
Altro elemento positivo è rappresentato dall'immagine complessiva che connota le attività e la realtà del territorio del distretto, che crea un vero e proprio valore aggiunto di rilevante importanza.
Il lavoro di realizzazione del progetto di fattibilità può prevedere quattro fasi:
La prima diretta alla individuazione degli interventi già effettuati o in corso di effettuazione in Italia e all'estero.
La seconda fase prevede la delimitazione dei confini del distretto e la successiva individuazione delle risorse culturali esistenti nel territorio di riferimento.
Com’è noto le risorse culturali sono rappresentate dal patrimonio storico artistico e architettonico, da quello naturalistico e da quello antropico, che comprende le feste, il folclore, le tradizioni, l'artigianato, il settore agroalimentare e quello enogastronomico, oltre alle manifestazioni presenti nel territorio stesso.
Questa indagine, complessa e faticosa, sarà effettuata con il coinvolgimento delle amministrazioni dei comuni compresi nei confini del Distretto.
Definite le risorse, si passerà alla terza fase che si proporrà di individuare la filiera produttiva attivabile nel territorio, svolgendo l'attività richieste dai tre elementi che formano la filosofia del distretto: tutela, valorizzazione e fruizione.
Cosi, per quanto riguarda la tutela, saranno favorite tutte quelle attività volte al recupero e al restauro urbano e ambientale.
A queste attività vanno aggiunte tutte quelle volte alla valorizzazione e quelle volte al godimento.
L'ultima fase intende individuare, anche sulla base delle esperienze fatte altrove, gli strumenti operativi, i sistemi di organizzazione, le forme di sostegno utilizzabili per avviare questo complesso processo.
Non dimentichiamo, inoltre, il problema dell’Università e del suo sviluppo. E’ indubbio che i corsi da attivare e favorire siano quelli organici e complementari a questa ipotesi di tutela e valorizzazione del territorio. Indiscutibilmente i corsi di Laurea dell’area della Facoltà di Architettura sono i più indicati per una città che abbia fatto queste scelte.
Il problema del Conservatorio di Musica ad Ascoli
La città di Ascoli vanta un’illustre tradizione musicale e coreutica che affonda le proprie radici nella gloriosa “filarmonica Ascolana” quest’ultima sorta nel lontano 1874, che in quasi trent’anni di proficua attività è riuscita a organizzare una scuola di canto, di strumenti ad arco e pianoforte, la banda cittadina e una propria orchestra per l’esecuzione di concerti e opere liriche. Va inoltre ricordato che la stessa è riuscita persino ad acquistare un teatro, ubicato in Via delle Torri, denominato teatro de “ I Filarmonici”.
Da tale istituzione trae origine nel 1956, come diretta filiazione, l’Istituto Musicale “Gaspare Spontini” che, nell’arco di oltre cinquant’anni ha progressivamente sviluppato la sua attività di promozione e diffusione della cultura musicale e coreutica in seno alla città e al suo territorio.
L’Istituto è divenuto, infatti, ben presto, faro e punto di riferimento della tradizione artistica e musicale, ed ha allargato sempre più il suo bacino di utenza sfruttando la sua favorevole posizione confinante con i paesi del vicino Abruzzo, della Vallata del Tronto e quelli della Comunità Montana del Tronto e della Laga.
A tal proposito giova ricordare che negli ultimi anni la media delle iscrizioni si è attestata attorno alle 200 unità, e questo fa dell’Istituto la prima scuola musicale del territorio Piceno . Nonostante ciò ancora oggi, non è Conservatorio.
Sarebbe opportuno, anche alla luce della riforma dei Conservatori, che sono equiparati all’Università, inserire l?istituto Spontini nel contesto universitario della nostra città facendolo statizzare o stipulando convenzioni con altri Conservatori (per esempio l’Aquila) affinché gli allievi dell’Istituto possano sostenere gli esami e diplomarsi ad Ascoli.
Attualmente il Consorzio per l’istituto musicale Spontini è ospitato presso un’ala dell’ex Ospedale Mazzoni in attesa di ristabilire la propria sede nel palazzo Pacifici, ristrutturato in funzione esclusiva dell’Istituto Musicale. Il progetto e i finanziamenti risalgono al 1996 (giunta Allevi).
Nelle quasi due legislature successive del Sindaco Celani i lavori non sono stati ancora ultimati.
Contestualmente alla nuova sede, che va a inserirsi in uno scenario architettonico-culturale a dir poco incantevole che certe poche città possono vantare (di fronte alla chiesa monumentale e al chiostro di San Francesco a due passi da Piazza del Popolo e dal Palazzo dei Capitani, a fianco del Teatro Ventidio Basso e vicinissimo all’Auditorium di San Francesco di Paola) andrebbe restituito il “Filarmonici” anch’esso in ristrutturazione da 10 anni e ancora oggi chiuso.
Tale teatro una volta restituito alla città potrebbe essere messo a disposizione non solo dello “Spontini” per lo svolgimento di concerti e saggi vari, ma anche di tutte le associazioni culturali affinché diventi una fucina per i vari gruppi teatrali e musicali cittadini.
Ciò consentirebbe di restituire al Teatro “Ventidio Basso “ la funzione di “Massimo” cittadino adibendolo solo a rappresentazioni di un certo rilievo. (stagione teatrali, opere liriche , concerti di musica classica , sinfonica ecc.
Tutto ciò andrebbe contestualizzato in un discorso di valorizzazione del nostro centro storico al fine di favorirne lo sviluppo dal punto di vista turistico-culturale per una città come Ascoli già naturalmente dotata di un invidiabile patrimonio artistico. Una rivalutazione in tal senso creerebbe opportunità occupazionali nel settore del terziario.
Sanità e sociale :
Programmazione partecipata degli interventi e dei servizi sociali per la definizione degli obiettivi attraverso una conoscenza e conseguente monitoraggio delle condizioni della popolazione e la situazione dei servizi sociali, attraverso un intervento del comune per migliorare le attività di coordinamento, programmazione e gestione degli interventi. Evidente l'importanza di strutture sociali e socio sanitarie a carattere residenziale e semi residenziale per una riqualificazione dei servizi con un riordino delle figure professionali sociali in accordo con le figure sanitarie.
I punti cardine si possono sintetizzare come segue:
· Considerare i giovani ed anziani come risorsa e quindi valorizzarli nel sociale, nel volontariato, in attività con le quali occupare tempo ed energie;
· Sgravi fiscali e revisione delle tariffe per le famiglie monoreddito concordando, con l’amministrazione provinciale le politiche del lavoro al fine di diminuire La disoccupazione;
· il benessere dei singoli cittadini interpretato anche come diritto alla salute e rivolto soprattutto alle fasce più deboli come donne sole, anziani, disabili fisici e psichici, bambini immigrati.
· il potenziamento delle politiche familiari inteso come intervento sui servizi diretti alla famiglia quindi promozione sviluppo delle relazioni familiari, sostegno alle madri che lavorano predisponendo ampie fasce orarie per asili nido e scuole materne, sostegno alle famiglie con anziani o disabili o a basso reddito
· Una programmazione sociale che si occupi di politiche industriali, di formazione, lavoro, istruzione, politiche giovanili e per la casa, tutela ambientale, abbattimento barriere architettoniche
· programmazione territoriale sia sociale che socio sanitaria per il potenziamento e l'integrazione dei servizi sul territorio
· potenziamento del” terzo settore " ovvero associazioni di volontariato che si occupano del sociale e che svolgono un ruolo importante nell'assistenza del cittadino
· Promozione dell’integrazione degli stranieri attraverso associazioni, scuole per lo studio della lingua e attività che favoriscano l’ambientamento soprattutto di minori e adolescenti, mappatura di spazi di aggregazione.
· Prevenzione del fenomeno della droga attraverso il coinvolgimento di scuola e famiglia (inutile il kit )
· Aiuto ai portatori di handicap attraverso l’organizzazione di strutture per disabili senza famiglia, potenziamento delle RSA e riqualificazione della residenzialità per disabili e anziani
Salute
Salute come diritto, da promuovere e tutelare secondo i seguenti principi:
· equità: ovvero pari opportunità di accesso e fruizione dei servizi sanitari
· solidarietà
· centralità del territorio
· cooperazione e non concorrenza tra soggetti erogatori
· appropriatezza delle prestazioni
· cittadino coprotagonista e utilizzatori dei servizi
· integrazione socio sanitaria per un uso razionale delle risorse
Interventi
· riqualificazione della rete ospedaliera
· riassetto delle strutture residenziali tra extra ospedaliere a forte indirizzo d’integrazione socio sanitario per i soggetti più fragili (anziani non autosufficienti, disabili fisici e psichici, tossicodipendenti)
· valorizzazione della rete dei medici di base pediatri
· potenziamento dell'assistenza domiciliare e degli strumenti di supporto famiglia (assegni servizi, informazione, eccetera.)
· potenziamento della prevenzione in ambienti di lavoro e non
· controllo alimentare p.c. valutazione del rischio
· ampliamento sistema residenziale post trauma
Scuola:
Le funzioni che il comune dovrebbe esercitare d’intesa con le Istituzioni scolastiche, in collaborazione con le Comunità Montane e la Provincia, riguardano:
Educazione degli Adulti
Orientamento scolastico e professionale
Supporto alle strategie di continuità verticale ed orizzontale
Attuazione delle pari opportunità d’istruzione
Prevenzione della dispersione scolastica ed educazione alla salute
E’ fondamentale che il Comune promuova, interagendo con le scuole, in una prospettiva di educazione permanente, iniziative riguardanti, tra l’altro, l’educazione ambientale, l’educazione interculturale, l’attivazione di aule didattiche e laboratori presso i musei e le istituzioni cittadine.
Al Comune è riconosciuto un ruolo fondamentale per testimoniare le esigenze formative della comunità locale e per sostenere l’integrazione dei soggetti e dei processi che partecipano alla formazione dei bambini e dei giovani. Nel frattempo la scuola è considerata un “fattore di sistema” strategico per lo sviluppo del territorio e della vita democratica della comunità locale.
Un Comune attento e partecipe favorirebbe senza dubbio il formarsi di una buona scuola. Nelle realtà scolastiche più qualificate si rileva, infatti, come il Comune e le scuole realizzino un’efficace collaborazione orientata a corrispondere ai bisogni formativi del territorio, ad affrontare le nuove sfide dell’istruzione e dell’educazione e a gestire nel modo migliore le limitate risorse finanziarie e organizzative a disposizione.
Dell’importanza di questo patto di collaborazione operativa tra scuola ed ente locale ne sono ben consapevoli il personale scolastico e le famiglie degli alunni, che identificano sempre di più nel Comune un interlocutore fondamentale per garantire la qualità dei processi scolastici e la realizzazione del diritto allo studio ma al contempo nella nostra realtà trova un Sindaco e un’amministrazione sordi ad ogni richiamo ed assenti nella compartecipazione dei processi formativi.
Per parlare della scuola oggi è necessario emendarsi da pregiudizi di tipo ideologico e politico e guardare la realtà. e non “ giocare” certo col futuro formativo del paese.
Il punto di partenza, ormai lo sanno tutti, è la concreta ed effettiva situazione di “arretratezza e inadeguatezza “, misurata direttamente sulle conoscenze e competenze medie degli studenti, e , indirettamente su una serie di altri elementi che , viceversa, non vanno imputati ai ragazzi, ma al contesto formativo e, soprattutto, alla incapacità dello stato di organizzare il sistema scolastico,farlo funzionare, controllarlo e intervenire per correggerlo nei punti critici.
Questi sono i veri punti di partenza e su di essi bisogna sviluppare una riflessione “onesta e severa “ insieme. Altrimenti si cade nella solita “melassa ideologica” o nell’interesse di parte ,
Ad oggi appare evidente che il Comune di Ascoli ma anche le associazioni territoriali non hanno collaborato in modo significativo con le scuole del territorio per la elaborazione del Piano dell’Offerta Formativa limitandosi ,il comune, a programmare interventi estemporanei che certo on fanno parte di un progetto complessivo e integrato con la filosofia del POF di ogni scuola , ma che si limita ad accogliere proposte di singoli operatori tesi solo a realizzare iniziative che nulla hanno di strutturale e che certo non concorrono alla formazione dell’uomo e del cittadino.
Appare evidente che il Comune è ancora legato al modello di erogatore di servizi di supporto e non di cogestore di un procedimento progettuale, mentre le scuole nel momento progettuale, vivono il rapporto con l’Ente locale non in modo paritario, ma di sostanziale dipendenza per quanto attiene ai finanziamenti e alle strutture (mensa, trasporti, manutenzione degli edifici, gestione degli impianti sportivi ecc.).
Ancora oggi è evidentissimo che il mondo della Scuola e il mondo del lavoro sono realtà separate e che le associazioni operanti sul territorio sono consultate saltuariamente e, spesso , non se ne conoscono nemmeno le potenzialità.
E’ fondamentale che l’integrazione avvenga prima di tutto all’interno della Scuola attraverso l’istituzione di classi aperte e di laboratori, e che le assemblee, con la partecipazione degli enti locali, debbano costituire occasioni significative di crescita e di avvicinamento di mondi separati ma interdipendenti. L’importanza della Scuola si capirà solo se l’integrazione metterà intorno allo stesso tavolo tutti i soggetti coinvolti, per conoscere e discutere dei problemi scolastici ed arrivare a soluzioni condivise.
E’ indispensabile pervenire a momenti concreti di coprogettazione tra Scuole ed Enti locali.
E’ indispensabile costruire un nuovo tipo di rapporto con le Istituzioni Scolastiche da instaurarsi mediante l’istituzione di momenti formalizzanti per l’elaborazione e la cogestione di progetti utili all’intera comunità. L’ampliamento e la differenziazione dell’offerta formativa vanno viste sempre in rapporto allo sviluppo del territorio e alla crescita sociale e civile della comunità scolastica e territoriale.
E’ bene ribadire che la Scuola dell’autonomia è anche la “scuola” del Comune e della Provincia, in relazione alle specifiche competenze. All’Ente locale spetta la programmazione, promozione e gestione amministrativa dell’offerta formativa sul territorio a questo è indispensabile tendere vista l’assoluta mancanza progettuale di questa amministrazione.
Istituzioni scolastiche ed Enti locali dovranno tendere a una collaborazione sempre più stretta nella gestione della domanda formativa e nel confronto con tutte le risorse formative presenti sul territorio, nella consapevolezza che gli enti locali, rispetto alla scuola, hanno una capacità di lettura del territorio molto più ampia e oggettiva e una conoscenza più diretta ed analitica di tutti i soggetti che possono relazionarsi con la scuola.
Offerta formativa qualificata, sostegno all’autonomia scolastica e integrazione dei processi formativi sono le tre funzioni che gli enti locali e le istituzioni scolastiche devono svolgere insieme, attraverso un dialogo continuo e costruttivo, nell’interesse di un servizio pubblico di qualità sul quale è importante investire maggiormente.
Il comune, ma gli enti locali tutti, devono essere consapevoli che la Scuola dell’autonomia deve tendere a realizzare un servizio scolastico ricco e flessibile, ottimizzando l’uso di risorse e strutture e coordinandosi con il contesto territoriale per realizzare percorsi integrati tra i diversi sistemi formativi . Il comune deve fare da volano a quelle scuole che tendono a restare radicate al concetto di una scuola come servizio, che reclama servizi e strutture, e che non avvertono la necessità di aprirsi all’esterno e valutare l’impatto che le offerte formative hanno sul territorio.
E’ importante lavorare perché la scuola si apra al territorio, sia capace di entrare in rete con altre scuole, di stringere rapporti con soggetti esterni, di uscire dallo spazio angusto della propria scuola e di diventare luogo di produzione di attività culturali da porre al servizio del proprio contesto territoriale e, nello stesso tempo, capace di offrire agli studenti tutte le opportunità formative di cui il territorio dispone.
Per far ciò è importante che i componenti ( scuole ed Enti locali), all’interno del nuovo sistema di istruzione e formazione , svolgano le proprie funzioni con efficacia , efficienza ed economicità e possiedano cultura , professionalità e risorse (finanziarie, strumentali , umane) e comunque essere capaci , nel rispetto reciproco, dei propri ambiti di competenza e delle funzioni specifiche , di individuare campi di azione che richiedono lavoro in comune , condividendone obiettivi, scelte , decisioni nell’interesse della comunità scolastica e territoriale.
Il confronto, la ricerca continua del dialogo, la negoziazione e la condivisione delle operazioni da compiere e dei risultati da conseguire, rappresentano le condizioni necessarie perché si realizzi l’effettiva integrazione tra tutti i soggetti territoriali coinvolti nei processi formativi.
Su questi punti e su come essi possono parametrarsi nelle scuole di Ascoli è indispensabile appena saremo al governo della città attraverso una Conferenza Annuale Programmatica della scuola aprire un dibattito pubblico sostenuto da tutti, in primis dall’amministrazione locale e dalle forze sociali e sindacali, dai singoli dirigenti scolastici ,e attivamente partecipato dai docenti , studenti e genitori per far si che tutti in maniera sinergica scelgano la via perché l’amministrazione svolga con l’apporto di tutte le componenti quel ruolo fondamentale orientato a corrispondere ai bisogni formativi del territorio , ad affrontare le nuove sfide dell’istruzione e dell’educazione e a gestire nel modo migliore le limitate risorse finanziarie. E’ importante operare tutti insieme per rendere meno aleatorio il diritto dei giovani ascolani ad una scuola effettivamente capace di aprire ad futuro migliore.
E’ importante che ci si riunisca tutti in difesa dell’istruzione pubblica e non mercificata.
La scuola deve recuperare un grande ruolo educativo e tornare a essere uno strumento di convivenza civile e d’interazione tra culture diverse. Una scuola che dia più possibilità di apprendimento, più socialità, che sia sintonizzata con i processi sempre più complicati della società. Una scuola insomma che dia futuro.
A questo deve tendere la nuova politica scolastica del Comune fino ad oggi assente da tutte le scelte strategiche e formative dei cittadini attraverso la scuola.
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