Signor Presidente, Signori Consiglieri,
a lei e a voi tutti gli auguri di un proficuo lavoro per il bene di tutta la nostra comunità. Naturalmente, oggi, il primo ringraziamento va ai cittadini delle Marche che hanno consolidato il loro rapporto di fiducia con le Istituzioni.
Subito dopo il pensiero va a tutti i cittadini che non si sono recati alle urne e che divengono la nostra prima preoccupazione, affinché si possa riprendere al più presto un dialogo, dentro i problemi della nostra regione. Un ringraziamento caloroso va al personale della Regione che ha dimostrato la sua efficienza e la sua professionalità, gestendo autorevolmente le elezioni regionali, dimostrando ancora una volta al resto del Paese, come anche nella pubblica amministrazione ci siano figure capaci di gestire processi organizzativi molto complessi.
Senza alcuna retorica, sono orgoglioso per le professionalità che risiedono nella burocrazia regionale e credo che a queste persone che dimostrano generosità ed impegno dovremo tutti riconoscere non solo più status, ma anche rispetto e considerazione.
Il risultato delle urne ha premiato la coalizione di Centrosinistra riformista ed è il riconoscimento più autorevole, senza alcuna possibilità di dubbio, in quanto espresso direttamente da tutti i Marchigiani sul buon governo della Regione che intendiamo continuare anche in questa legislatura.
Un risultato che, pur atteso, non era così scontato soprattutto nella dimensione in cui si è verificato.
Trascorso il periodo del confronto elettorale in cui da candidato mi sono presentato al giudizio degli elettori, torno ad essere il Presidente di tutti i Marchigiani: l’impegno è continuare a prestare attenzione nell’azione di governo a tutte le proposte e le sollecitazioni: anche a quelle che arriveranno dai banchi dell’opposizione e dalle molteplici voci della comunità regionale, per costruire insieme le Marche più forti, più sicure e più belle.
Torniamo, dunque, al lavoro e ripartiamo dal buon governo di questi cinque anni, consolidato dai fatti e dall’ampio mandato di fiducia ricevuto dai cittadini.
La nostra, infatti, è una coalizione di Centrosinistra riformista che ha scelto la via di abbreviare le distanze tra il dire e il fare, di essere dentro i problemi rifiutando ogni ritualità e il narcisismo autoreferenziale che oggi è la prima malattia della politica italiana.
Lo abbiamo già detto a confronto con i cittadini. Lo confermiamo oggi in modo solenne, in quest’aula, quale nostro impegno prioritario: prima di tutto ci sono i problemi dei cittadini, e primo tra tutti il lavoro, la protezione dei lavoratori, delle loro famiglie e del loro reddito. Sostenendo le piccole imprese del nostro artigianato, dell’industria e quelle nuove che si svilupperanno nell’agricoltura, nel commercio, nell’ambiente, nella cultura e nel turismo, nella cooperazione. Continueremo a farlo nelle difficoltà che ancora ci attendono, perché la crisi internazionale ancora morde, ma anche con la fiducia che deriva dal modo e dai risultati con cui le Marche l’hanno finora affrontata.
Non dobbiamo dimenticare, infatti, che la crisi internazionale che dal 2008 ha investito in modo simultaneo ogni area del mondo, ha spiazzato tutti, non solo per le sue dimensioni, ma anche per i suoi contorni indefiniti e incerti. Si è trattato di una crisi generalizzata, trasversale e profonda, difficilmente collocabile in logiche settoriali e territoriali, che ha colpito diffusamente.
Gli effetti si sono fatti sentire, a tutti i livelli: non dimentichiamoci che il Pil del Paese nel 2009 è arretrato di oltre -5%.
Pur scosse e anche ferite in quella che è la loro caratteristica fondamentale - il lavoro, l’imprenditorialità e la coesione sociale - le Marche hanno retto sostanzialmente, e comunque molto meglio di altri sistemi regionali del Paese, apparentemente più solidi e strutturati.
Pur avendo attraversato il lungo tunnel della crisi internazionale, le Marche oggi sono la regione che in base a dati Istat:
-registra la più altra crescita del PIL nel decennio;
-in tutto il 2009 ha sostanzialmente difeso la propria base occupazionale (655 mila occupati) rispetto al 2008 (657 mila), a fronte di una perdita di -380 mila posti di lavoro nello stesso periodo su scala nazionale;
-conferma il primato della vocazione produttiva;
-ha la più elevata imprenditorialità, in termini di numero di imprese attive rispetto alla popolazione;
-ha una crescita della cassa integrazione elevata, ma inferiore alla media nazionale;
-presenta tutte le proprie province tra le prime 10 nella classifica del benessere interno lordo;
-ha una incidenza della povertà pari alla metà della media nazionale.
Tali risultati sono stati raggiunti grazie all’inesauribile capacità che tutti i Marchigiani da sempre hanno di stringersi e fare sistema, soprattutto nei momenti più difficili: dalle imprese alle famiglie, dalle istituzioni locali, Regione in primis, alle rappresentanze economiche e sociali, nessuno si è chiamato fuori dall’impegno corale che ha visto protagonisti i tanti e diversi attori del territorio.
Oltre ai risultati raggiunti, in termini di tenuta dei livelli di crescita e coesione sociale, molteplici sono i segnali e gli indicatori che ci spingono a proseguire nella strategia regionale intrapresa per difendere il lavoro e rilanciare l’economia.
In una recente ricerca del Censis sulle Marche, ad esempio, si rileva che malgrado la sensazione di affanno che il territorio sta vivendo, vi è al tempo stesso la convinzione diffusa che la regione stia reagendo sostanzialmente bene, e comunque meglio di altre realtà territoriali: la pensa così il 72,4% degli attori locali, che attribuisce il merito al ruolo di supporto svolto dalle Amministrazioni locali (28,6%), alla vitalità e dinamicità dell’imprenditorialità marchigiana (27,6%) o al ruolo di altri fattori (16,2%). Un ruolo centrale nel contrasto alla crisi è riconosciuto all’Istituzione regionale: l’azione anticrisi svolta dalla Regione è quella che riscuote il maggiore apprezzamento nelle valutazioni dei testimoni privilegiati (il 76,6% la valuta positivamente e tra questi il 16,8% molto positivamente), prima ancora dell’operato del Governo centrale (giudicato positivamente dal 33%), delle Province (71,8%), dei Comuni (64,7%). Il maggiore consenso verso l’intervento regionale viene espresso dalle associazioni sindacali e datoriali (il 24,3% valuta molto positivamente l’operato della regione e il 56,8% positivamente), così come dai sindaci e dai rappresentanti provinciali (12,9% molto positivamente e il 74,2% positivi.
Tuttavia, non dobbiamo abbassare la guardia, perché se anche le aspettative siano in fase di miglioramento, una eventuale ripresa si preannuncia lenta e richiede un deciso accompagnamento da parte di tutte le Istituzioni.
Per questo nel nostro programma di governo continuano a rivestire un ruolo centrale e prioritario le azioni per la tutela dei diritti del lavoro e sul lavoro, per lo sviluppo e la nuova imprenditorialità.
Consolideremo l’articolata batteria di strumenti di protezione del lavoro e delle piccole imprese che abbiamo già messo in campo, soprattutto per la difesa del reddito e l’accesso al credito, anche con nuovi interventi per tutelare le maggiori fragilità sociali di fronte alla crisi.
Ma incentiveremo anche nuovi investimenti e progetti imprenditoriali delle piccole e medie imprese - ad esempio in ricerca, innovazione, sicurezza, risparmio energetico e produzione di energia da fonti rinnovabili - per favorire la nascita di nuove attività e il rilancio dell’economia, contrastando ogni forma di delocalizzazione che impoverisca le Marche.
Sul tema dello sviluppo andranno create, ancor più che in passato, le condizioni affinché le imprese, che ora in una fase di globalizzazione spinta rischiano di diventare come le piante del deserto che trasportate dal vento si fermano solo laddove trovano l’acqua, vengano e restino nelle Marche attraverso condizioni loro favorevoli.
Sarebbe tuttavia riduttivo guardare a quello che è successo, in chiave di sola resistenza. A ben vedere, la crisi internazionale ha stimolato o accelerato in alcuni casi un processo di metamorfosi del sistema marchigiano che era atteso da tempo.
Le Marche hanno resistito meglio di altre regioni, perché sono state in grado di mettersi in discussione e di cambiare, anche sulla base degli stimoli e della progettualità attivata dalla Regione, insieme alla filiera istituzionale, economica e sociale.
I Marchigiani ancora una volta hanno fatto leva in un momento di difficoltà come quello attuale su quello che forse rappresenta il tratto identitario più profondo: il saper trasformare gli svantaggi in opportunità (così è stato storicamente con la mezzadria), per fare dei propri limiti un volano di miglioramento e di successo.
Quello che è in atto nel modello marchigiano è un cambiamento di fase decisivo, una trasformazione che va in direzione del superamento di quelli che sono alcuni dei suoi limiti strutturali: l’esasperato individualismo, la scarsa propensione all’innovazione, la centralità unica della dimensione produttiva rispetto a forme di nuova economia, basate sulla distribuzione, sulla conoscenza, sull’ambiente e l’energia, sulla cultura e il turismo.
In altri termini, il sistema marchigiano ha funzionato, e da questo vogliamo ripartire, riconoscendo i fattori che ne costituiscono il dna: il carattere di responsabilità e impegno dei cittadini, prima di tutto, ma anche il valore del lavoro e dell’imprenditorialità, la vocazione manifatturiera, la qualità della vita e del territorio, la coesione sociale delle comunità locali, le piccole dimensioni.
Ma sono altrettanto forti le indicazioni che provengono in direzione di un’innovazione dello stesso modello, all’interno del quale si intravedono i segnali di un’accelerazione nel processo di terziarizzazione, di una maggiore diversificazione dell’economia, di un rapporto nuovo con l’ambiente e il territorio, della valorizzazione delle risorse turistiche e culturali, dell’emergere di nuove logiche collaborative e progettuali per attrarre risorse e investimenti che non saranno più automatici.
In definitiva, è in corso un nuova spinta all’innovazione, che la Regione ha già alimentato con determinazione nella scorsa legislatura e vuole continuare a sostenere attivamente anche nei prossimi anni, quale strumento decisivo per costruire insieme “la storia del nostro futuro”.
“Restare fedeli a se stessi, senza diventare replicanti di se stessi”: è il processo di trasformazione che le Marche attendevano da tempo, destinato presumibilmente ad impattare sulla società e l’economia della regione in misura molto maggiore di quanto sia avvenuto nell’attuale congiuntura.
Per questi motivi nel nostro programma di governo, oltre ai temi del lavoro e della crescita imprenditoriale, c’è un’attenzione privilegiata anche al welfare di qualità; alla sicurezza sociale e di comunità; alla tutela del paesaggio e alla promozione dell’ambiente quale fattore di sviluppo; all’integrazione delle risorse turistiche, culturali e territoriali; alla crescita infrastrutturale. Senza dimenticare la semplificazione della macchina amministrativa, per ridurre ulteriormente la spese improduttive e velocizzare le decisioni.
Così come sono centrali gli interventi per un welfare di qualità e la sicurezza sociale e di comunità, con il forte riconoscimento dei diritti fondamentali della persona e della famiglia: salute, educazione, formazione, integrità.
Sul versante della salute, dopo il consolidamento, nel corso della legislatura, del sistema sanitario regionale grazie al riequilibrio dei conti, inizia ora la fase dello sviluppo, con il rilancio degli investimenti e dei servizi. Una particolare attenzione sarà dedicata al potenziamento del territorio e di tutte le reti, come quelle delle farmacie e dei medici di famiglia, che possono favorire l’integrazione socio-sanitaria, l’appropriatezza delle risposte e la riduzione delle liste di attesa.
Tra i diritti fondamentali della persona, la scuola con il suo ruolo strategico: andremo soprattutto ad intercettare risorse europee per far fronte ai pesanti tagli decisi dal Governo. La formazione dovrà essere ancora di più orientata e focalizzata sui reali fabbisogni del mondo del lavoro, per offrire non false speranze, ma reali prospettive ai nostri giovani, soprattutto nelle attività economiche più innovative.
Rafforzeremo l’azione della Regione, nel rispetto delle nostre competenze, per la promozione della sicurezza di comunità e dell’ordine pubblico.
Quanto all’ambiente dovremo sempre più rapportarci con l’Ue: cambiamenti climatici, biodiversità, energie rinnovabili saranno al centro dell’attenzione. La green economy, le energie rinnovabili, sono tra le principali priorità del nostro programma di governo, per creare nuove prospettive di sviluppo nella piena tutela dell’ambiente. Enormi sono le potenzialità occupazionali nel campo dell’imprenditoria “verde”: si parla di 25.000 nuovi posti di lavoro potenziali per le Marche. Con effetti benefici anche per l’agricoltura e le politiche per la montagna, fondamentali in una regione come le Marche. Sul versante energetico puntiamo su piccoli impianti di rinnovabili diffusi, non impattanti sul territorio.
Un’altra spinta potente ai processi di sviluppo e diversificazione dell’economia regionale potranno venire anche dall’integrazione delle risorse turistiche, culturali, territoriali e rurali. Confermiamo tale priorità anche nella nuova legislatura, soprattutto per valorizzare la qualità del “brand Marche”. Abbiamo uno straordinario patrimonio di risorse di qualità - turistiche, culturali, paesaggistiche e rurali - che possiamo e dobbiamo saper valorizzare per incrementarne la nostra “riconoscibilità” su scala nazionale e internazionale: è in questo modo che produrremo valore per tutta la comunità marchigiana. In questa direzione proseguiremo ancore più intensamente la strada avviata nella scorsa legislatura.
La politica finanziaria e fiscale sarà un’altra condizione per favorire nuovi processi di sviluppo e coesione sociale: dopo la riduzione del debito e della pressione fiscale, proseguiremo nel consolidamento dell’equilibrio dei conti e nel trend di dell’abbassamento delle tasse, naturalmente compatibilmente con l’evoluzione del contesto nazionale, a cui farò più esplicito riferimento in seguito. Avere “conti in ordine” come le Marche è un segno di buona amministrazione che oggi pochissime Regioni possono vantare in Italia.
Inoltre, non c’è sviluppo senza infrastrutture. Dopo anni di immobilismo abbiamo messo in cantiere opere per 5 miliardi di euro: ora l’imperativo è accelerare affinché siano rispettati i tempi di realizzazione.
Valorizzeremo anche l’imprenditorialità locale. Sperimenteremo nuove forme di collaborazione pubblico-privata per utilizzare le linee ferroviarie secondarie, è la nostra strategia per far fronte alle esigenze di mobilità interna particolarmente necessaria in un sistema a economia diffusa e di policentrismo urbano.
Le sfide che ci attendono sono impegnative, ci aspettano ancora anni duri, ma noi siamo preparati per affrontarli, siamo temprati e pronti ad uscire dal tunnel delle difficoltà della congiuntura e proseguire il nostro sentiero di crescita.
VINCOLI E OPPORTUNITA’ DEL CONTESTO NAZIONALE
Affrontiamo queste sfide consapevoli che la nostra azione di governo sarà fortemente condizionata anche dall’evoluzione dello scenario finanziario e istituzionale nazionale. L’auspicio è che vincoli esterni non introducano incompatibilità economiche capaci di frenare gli investimenti per lo sviluppo e la coesione sociale della comunità marchigiana.
In questo campo, confermo l’invito già rivolto a Erminio Marinelli, quale leader dell’opposizione, di svolgere una funzione attiva di tramite con il Governo nazionale, per la salvaguardia degli interessi delle Marche.
Non entro in dettagli operativi. Delineo però alcune partite nei rapporti con il Governo nazionale che saranno cruciali già a partire dalle prossime settimane, perché capaci di condizionare pesantemente l’iniziativa regionale:
-il Patto per la salute 2010-2012 prevede un aumento delle risorse finanziarie, ma in misura notevolmente inferiore rispetto all’incremento medio del precedente triennio; almeno per gli anni 2011 e 2012 l’ammontare del Fondo sanitario nazionale va significativamente elevato rimettendolo in linea con le insopprimibili esigenze legate al diritto alla salute dei cittadini:
-le politiche per la tutela del lavoro e il rilancio dello sviluppo hanno bisogno anche degli accordi di programma e dei progetti speciali che la Regione Marche ha proposto al Governo; abbiamo avuto un importante segnale positivo di collaborazione nelle scorse settimane, ma ancora ci sono progetti che attendono risposte, come ad esempio nel Piceno l’Accordo di programma Val Vibrata e l’iniziativa SGL Carbon;
-il patto di stabilità interno obbliga la Regione ad attestare le proprie spese su livelli di gran lunga inferiori agli stanziamenti in bilancio, anche quelli totalmente coperti con risorse proprie; un analogo effetto “depressivo” si produce nell’intero sistema dei Comuni e delle autonomie locali;
-la gestione di una rilevante entrata statale come i Fondi Fas continua ad essere bloccata, ormai da oltre un anno, dalla mancata certezza delle effettive disponibilità delle risorse previste (225 milioni), nonostante la Regione abbia già predisposto i programmi operativi di spesa addirittura anticipando le risorse a carico del bilancio regionale;
-la prospettiva imminente dei provvedimenti attuativi del federalismo fiscale deve costituire l’occasione per affermare l’autonomia di entrata e di spesa e la responsabilizzazione amministrativa e finanziaria ad ogni livello di governo, in un’ottica di lealtà istituzionale, di concorso di tutte le amministrazioni pubbliche al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica, e di premialità delle Regioni virtuose, come le Marche, che presentano “conti in ordine” ed equilibri finanziari certificati.
IL GOVERNO REGIONALE
La squadra di governo che oggi presentiamo ha i requisiti giusti per conseguire le priorità indicate ed attuare il nostro programma di governo di legislatura: Antonio Canzian, Sandro Donati, Sara Giannini, Pietro Marcolini, Luca Marconi, Almerino Mezzolani, Serenella Moroder, Marco Luchetti, Paolo Petrini (Vicepresidente), Luigi Viventi.
Questa Giunta Regionale nasce in coerenza con il giudizio espresso dai cittadini con loro voto: il criterio dei criteri che fa aggio su tutti gli altri e che risponde ad ogni valutazione strumentale, di parte o di carattere polemico.
Sono certo che tutti gli Assessori esprimano un elevato livello di competenza e di esperienza e saranno all’altezza dei compiti che li attendono. A loro auguro buon lavoro.
Tutti i territori provinciali sono rappresentati, in modo equilibrato, nel rispetto del nostro modello “policentrico” di organizzazione civile, sociale ed economica: un impegno che proseguiamo e portiamo avanti dalla passata legislatura, perché ogni cittadino di ciascun territorio delle Marche abbia gli stessi diritti e le stesse opportunità.
E’ stato anche considerato il criterio della rappresentanza delle liste che hanno ottenuto il maggior numero di consensi. Ma il valore della coesione della coalizione è irrinunciabile: per questo troveremo sempre le modalità per valorizzare ogni componente che ha partecipato alla costruzione e all’affermazione del nostro progetto.
L’impegno solenne cui è chiamato questo gruppo di persone, in spirito di squadra e senza alcun personalismo, è dettato dal programma di governo, cui ciascuno è chiamato ad offrire il massimo impegno: totale impegno e generosità di comportamento. Su cui, puntualmente, ogni anno ci sarà una verifica ed una valutazione.
PROGRAMMA DI GOVERNO
Il programma di governo che oggi presentiamo è frutto della convergenza di partiti politici, movimenti e liste civiche, ma anche delle forze vitali della comunità marchigiana
Si basa su un preciso e solido sistema di valori, in cui noi tutti ci riconosciamo.
L’azione di governo della Regione Marche è improntata al rispetto dei valori della Costituzione Repubblicana.
La Regione Marche assicura un governo istituzionale e una governance territoriale lungimirante, volta a promuovere l’interesse comune e a tutelare il cittadino.
La Regione Marche realizza una democrazia rappresentativa e promuove forme di partecipazione dei cittadini e di vita pubblica, sostiene e preserva la qualità della vita dei suoi cittadini e ne promuove il benessere socio-economico in accordo con i principi europei di economia sociale di mercato e di sviluppo sostenibile.
La Regione Marche partecipa al processo di costruzione dell’Europa dei popoli e attraverso essa contribuisce alla costruzione di un mondo di Pace, dove Libertà, Giustizia, Uguaglianza e Solidarietà siano il fondamento dell’agire comune. In questa direzione proseguiremo l’azione di cooperazione su scala internazionale per promuovere condizioni di pace e sviluppo, e consolideremo i rapporti con la comunità dei marchigiani all’estero, che avrà nella “Giornata delle Marche”, il 10 dicembre di ogni anno, il momento più significativo di ricaduta.
All’Unione Europea chiederemo anche il progressivo riconoscimento della Comunità dell’Adriatico, che ha come essenziali punti di riferimento la Segreteria dell’Iniziativa Adriatico-Ionio; Adrion, il coordinamento delle Università dell’Adriatico; i Forum delle città e delle Camere di Commercio dell’Adriatico, che hanno tutti la loro sede nella città di Ancona.
L’allargamento degli orizzonti geografici che sono riferimento della nostra attività ci obbliga a pensare le nostre azioni a partire da nuovi contesti territoriali.
Da qui la necessità di alimentare il progetto Centro-Italia, da inserire come priorità strategica nella nostra agenda politico-istituzionale fin dall’inizio della nuova legislatura.
I tempi sono maturi perché le Regioni dell’area centrale del Paese e le Istituzioni che le rappresentano, sviluppino e adottino un comune e nuovo quadro di alleanze strategiche.
E’ l’idea degli Stati Generali del Centro-Italia.
Un protagonismo nuovo del Centro-Italia, per dare una voce ad un’area sempre più stretta tra le rivendicazioni egoistiche, e spesso rancorose, del Nord e del Mezzogiorno.
Molteplici sono le motivazioni di tale strategia:
-sono forti le somiglianze e le complementarietà delle comunità regionali del Centro-Italia, basti pensare alla qualità della vita, alla crescita e alla vitalità delle micro e piccole imprese, alla presenza di risorse ambientali e culturali, alla attitudine per il “buon vivere” che caratterizza la gran parte degli abitanti, alla tradizione di buon governo che contraddistingue gli Enti locali;
-inoltre, l’approfondimento autentico sul federalismo fiscale - quello basato su fatti concreti, procedure sostanziali e cifre ben definite - inizia solo ora, richiede un sistema ampio di alleanze istituzionali, per definire attraverso i decreti attuativi un quadro di certezze sulla copertura dei diritti essenziali dei cittadini e di perequazione solidale tra territori;
-infine, al di là del dibattito teorico sul federalismo, finora, di fatto, si è assistito ad un processo di verticalizzazione delle scelte istituzionali che anche in futuro rischia di penalizzare i territori che non fanno massa critica su scala interregionale, che non presentano in maniera unitaria e coesa le proprie istanze, soprattutto in un contesto nazionale di risorse scarse o calanti;
Dunque, una “coalizione” del Centro-Italia serve a tutti: al sistema Paese contro ogni possibile spinta centrifuga, e quale cerniera funzionale e unitiva tra sistemi territoriali altrimenti distanti e separati, e serve alle singole regioni che la compongono, per consolidare i rispettivi sentieri di crescita e coesione sociale nel nuovo contesto istituzionale di un federalismo sempre più concreto e operativo.
Entriamo ora nel merito delle azioni operative.
PRIMA DI TUTTO I DIRITTI DEL LAVORO E LA SICUREZZA DEL LAVORO E SUL LAVORO
-In questa nuova fase di recessione internazionale, la coesione sociale si crea soprattutto con la protezione ed il sostegno del lavoro, dei lavoratori e del loro reddito, attraverso il consolidamento degli strumenti regionali sia di tutela che di promozione attiva e dotandosi anche di nuovi strumenti regionali a sostegno di una ripresa con occupazione, con misure che aiutino la resistenza ed il rilancio della base occupazionale, con contratti di solidarietà, ammortizzatori sociali per le piccole imprese, aiuti alle assunzioni, progetti formativi, agevolazioni per i lavoratori in difficoltà, sostegni alle nuove imprese, soprattutto giovanili e femminili.
-Sostegno al reddito per i lavoratori in mobilità e in CIGS e finanziamento della Cassa integrazione guadagni in deroga per le PMI.
-Accordi di programma per tutti i territori ed i settori in difficoltà.
-Sostegno alla formazione diffusa quale leva fondamentale per l’occupabilità e la qualità del lavoro.
-Sostegno alla nuova imprenditorialità in tutti i settori.
-Sostegno alle iniziative cooperative di lavoratori in difficoltà e al terzo settore.
-Prosecuzione del trend di riduzione degli infortuni sul lavoro con nuove politiche di sicurezza e prevenzione.
-Consolidare l’area di protezione sociale con lo strumento normativo del reddito sociale a sostegno di quote deboli della popolazione (disoccupazione di lungo periodo, precarietà, povertà, ma anche sostegno a studenti meritevoli con basso reddito familiare, ecc.).
SVILUPPO, IMPRESE E NUOVA IMPRENDITORIALITA’
-Il sistema imprenditoriale e produttivo regionale, basato sulle PMI, produce reddito e benessere e va pertanto sostenuto, assegnando priorità ai progetti a favore delle PMI di innovazione, ricerca e trasferimento tecnologico, sostegno finanziario, investimento, aggregazione e costituzione di reti, spin-off, collaborazione con l’Università, semplificazione amministrativa, apertura internazionale.
-Potenziamento delle misure volte a sostenere il credito delle PMI.
-Abolizione progressiva dell’addizionale regionale residua sull’IRAP.
-Progetti di rafforzamento della competitività territoriale e internazionale del sistemi locali regionali.
-Politiche specifiche per il sostegno diretto e l’avvio di micro e piccole imprese artigianali, industriali, commerciali, turistiche, cooperative, agricole.
-Sviluppo del “distretto del mare” e della pesca.
-Contrasto deciso delle operazioni di delocalizzazione attuando e potenziando le normative regionali.
-Polo tecnologico della “domotica” come processo di innovazione che attraversa tutti i settori dell’economia e tutti i territori.
-Valorizzazione di qualità, produzioni e identità delle Marche in Italia, in Europa e nel Mondo, per incrementare “reputazione” e attrattività, soprattutto turistica, della nostra regione, diffondendo il Marchestyle.
-Creazione di un unico Ente regionale per le Fiere e il marketing strategico e territoriale.
-Nuove forme e strumenti di intervento pubblico regionale per rafforzare le attività di sostegno creditizio-finanziario e di animazione dello sviluppo del sistema economico.
INNOVARE E DIVERSIFICARE: INTEGRAZIONE TURISMO-CULTURA-AMBIENTE-AGRICOLTURA DI QUALITA’
-Nuove forme di economia capaci di affiancarsi alla specializzazione manifatturiera delle Marche: integrazione dei settori quale secondo motore di sviluppo regionale, con il coordinamento dei progetti di sviluppo delle risorse rurali, territoriali, culturali e turistiche.
-Sviluppo diffuso di nuove forme di economia verde (green economy), capaci di produrre nuova occupazione di qualità.
-Sostegno alle filiere rurali di qualità locali e diffusione dei marchi di qualità.
-Potenziamento dei servizi del terziario professionale, turistico e del commercio, con particolare riguardo alla logistica e al sistema di distribuzione di prodotti e servizi.
-Progetti integrati di valorizzazione di beni e risorse culturali.
AMBIENTE E PAESAGGIO PER LA QUALITA’ DELLA VITA
-Promozione del “senso di integrità del creato” quale forma essenziale di responsabilità morale per il rispetto della vita, della biodiversità, con politiche integrate di tutela e valorizzazione dell’ambiente.
-Una parte essenziale della nuova economia e occupazione marchigiana del sapere (grigia) e dell’ambiente (verde) avrà origine proprio dalle azioni di tutela e valorizzazione del territorio e del paesaggio , con la lotta all’inquinamento, la difesa del suolo e della costa, il contrasto del dissesto idrogeologico, il monitoraggio del rischio sismico, la valorizzazione delle aree naturali protette e la manutenzione della montagna, uno sviluppo energetico sostenibile, l’adeguamento integrato degli strumenti paesaggistici e urbanistici per la salvaguardia delle aree più sensibili e per evitare nuovo consumo di suolo.
-Promuovere e tutelare la gestione pubblica dei beni primari, quali ad esempio l’acqua.
-Progetto Appennino e potenziamento delle politiche per la montagna.
-Consolidare l’integrazione ambientale delle politiche settoriali regionali e svilupparne la centralità. Potenziare gli incentivi per la crescita delle energie rinnovabili sviluppando le previsioni del PEAR, anche attraverso una maggior dotazione finanziaria ed un piano di allocazione degli impianti, con consultazione delle comunità locali.
-Tendenziale equilibrio di autosufficienza energetica su scala provinciale.
-La Regione continuerà con grande determinazione ad attuare il PEAR, seguendo l’approccio rigoroso di rispetto delle norme di compatibilità ambientale e di rifiuto di ogni forma di ulteriore inquinamento.
-Impegno finalizzato al riequilibrio energetico territoriale, con particolare attenzione a ciascuna comunità provinciale.
-Progetti di valorizzazione di risorse ed eccellenze territoriali delle Marche su scala nazionale e internazionale, anche quali nuovi fonti di crescita occupazionale.
UN WELFARE DI QUALITA’: DIRITTO ALLA SALUTE E INTEGRAZIONE SOCIO-SANITARIA
-Nuovo Piano socio-sanitario integrato per un sistema di welfare di qualità, con il consolidamento del percorso virtuoso, in termini di qualità e risultati, realizzato dal sistema socio-sanitario marchigiano, basato su appropriatezza e qualificazione delle prestazioni, protezione diffusa delle fragilità sociali e delle fasce più deboli della popolazione, attivazione di progetti di eccellenza, diffusione di nuove tecnologie (es. medicina molecolare), assistenza territoriale, nuovi investimenti sanitari, riduzione della mobilità passiva, equilibrio dei conti, riduzione dei costi amministrativi a vantaggio dei servizi ai cittadini.
-Valorizzazione del personale medico specialistico, di medicina generale e del personale infermieristico quale cardine del sistema socio-sanitario regionale.
-Ulteriore potenziamento delle politiche di integrazione socio-sanitaria e a favore dei servizi territoriali (distretti), anche con la semplificazione del sistema degli ambiti sociali.
-Dimezzamento delle liste d’attesa con il coinvolgimento degli operatori, il miglior utilizzo di strutture e tecnologie, l’operatività del progetto di CUP regionale.
-Valorizzazione del volontariato nel sistema di welfare e protezione sociale regionale.
-Potenziamento dei servizi di assistenza alla “non autosufficienza”.
-Processo di semplificazione del modello di governance della sanità, con il potenziamento del ruolo di programmazione della Regione e la valorizzazione delle funzioni operative dei territori, attraverso il rafforzamento delle attività di coordinamento di Area Vasta, la responsabilizzazione delle Conferenze dei Sindaci e delle Conferenze Provinciali delle Autonomie locali.
-L’ASUR è Ente di coordinamento ed indirizzo centrale.
-Scelta dei dirigenti e dei primari attraverso selezioni meritocratiche.
-Impegno straordinario per la riduzione delle liste di attesa anche attraverso una gestione più dinamica dell’intramenia e dell’extramenia.
-Prescrizione di farmaci e prestazioni sanitarie in forma elettronica diretta da parte dei medici di famiglia.
-Avvio degli investimenti per la realizzazione di nuove strutture sanitarie e socio-sanitarie.
FAMIGLIA, GIOVANI E LONGEVITA’ ATTIVA
-Progetto integrato di longevità attiva, per consolidare la centralità degli anziani nell’azione di governo, per fronteggiare le crescenti esigenze di protezione della terza età, soprattutto per la non-autosufficienza, per porre l’anziano come nuovo protagonista della vita sociale.
-Completamento del progetto di Agenzia nazionale per l’invecchiamento.
-Aiuto concreto alle famiglie e ai cittadini con il potenziamento dei servizi per la prima infanzia, tenendo conto della numerosità dei figli che frequentano il sistema scolastico inferiore; ulteriore potenziamento del diritto allo studio nella scuola dell’obbligo e per l’università.
-Potenziamento delle politiche per le pari opportunità e per la conciliazione dei tempi di vita e lavoro delle donne.
-Progetto-casa per estendere il diritto all’abitazione.
-Sostegno economico e fiscale per la famiglia naturale (acquisto di casa, facilitazioni giovani coppie, ecc.); introduzione sperimentale di forme di quoziente familiare nella fiscalità regionale.
-Istituzione dell’Assessorato alla famiglia.
-Rilancio della funzioni della Consulta per la famiglie.
-Nel rispetto delle competenze delle autonomi locali impegno per il finanziamento degli oratori parrocchiali e di altri i centri di aggregazione giovanile.
-Sostegno alle attività sportive e potenziamento delle strutture relative, soprattutto a vantaggio dei giovani.
DAL FARE AL SAPERE CON CULTURA E CONOSCENZA
-E’ necessario un grande progetto culturale di diffusione delle “conoscenze”, mettendo in rete tutti i soggetti interessati, a partire dal sistema universitario regionale, per puntare sul merito, investire in formazione quale fattore chiave per un’occupazione di qualità e per offrire nuove opportunità ai nostri giovani, rafforzando le politiche per il diritto allo studio, potenziando il sistema scolastico ed educativo, elevando la capacità di produrre innovazione di sistema soprattutto a favore delle piccole imprese, con iniziative di diversificazione dell’economia.
-Compiere uno sforzo ulteriore per mettere in valore le risorse e le abilità umane della nostra regione: pubblico e privato per finanziare l’industrializzazione del sapere.
-Politiche premiali del merito e politiche d’inclusione sociale nei sistemi scolastici e universitari regionali.
-Rilancio e valorizzazione degli Istituti tecnici, ed attivazione di nuovi Istituti.
-Riaffermazione del ruolo insostituibile e prioritario della scuola pubblica, cui aggiungere un corretto e proficuo rapporto di collaborazione e sostegno con quella paritaria.
INFRASTRUTTURE A SOSTEGNO DELLA MOBILITA’ E DELLO SVILUPPO
-Impegno deciso al completamento del programma regionale delle infrastrutture strategiche, basato su sistemi viari Nord-Sud e di attraversamento degli Appennini (a partire dalla Fano-Grosseto).
-Potenziamento delle reti ferroviarie quali cardini del sistema logistico regionale (raddoppio Orte-Falconara, alta velocità sul tratto adriatico) e metropolitane di superficie.
-Potenziamento dei sistemi logistici integrati Porto-Aeroporto-Interporto.
-Valorizzazione del sistema della portualità per l’attrattività turistica e l’apertura a Est.
-Sviluppo di reti immateriali a banda larga.
-Sostegno agli investimenti infrastrutturali degli Enti locali secondo i principi della legge 46/92.
-Potenziamento del sistema del trasporto pubblico locale valorizzando l’imprenditorialità locale.
-Sostegno alla società Quadrilatero per la realizzazione di progetti infrastrutturali regionali.
-Ricerca di finanziamenti europei ed internazionali per potenziare anche in rapporto di joint-venture e project-financing il nostro sistema infrastrutturale.
SICUREZZA PERSONALE E DI SISTEMA
-Tutela integrata dei cittadini rispetto sia a ogni fenomeno criminale, sia a ogni evento calamitoso che possa incidere sulla incolumità della popolazione.
-Potenziamento del sistema di protezione civile e valorizzazione del ruolo dei soggetti sociali e istituzionali che lo compongono.
SEMPLIFICAZIONE, PROGRAMMAZIONE E MENO BUROCRAZIA
-Un Ente più snello ed efficace che recupera appieno le proprie funzioni di programmatorie-legislative.
-Riduzione dei costi della burocrazia, con lotta agli sprechi, taglio di enti inutili, semplificazione legislativa, ulteriore riduzione di consulenze, spese amministrative e dei “costi della politica”, per liberare risorse aggiuntive per gli impieghi a favore di cittadini, famiglie e imprese.
-Integrazione di principi di sussidiarietà nelle politiche regionali, valorizzando i corpi intermedi e la collaborazione tra Enti locali.
-Prosecuzione e potenziamento degli strumenti di programmazione in specie sociale ed economica, incluso eventualmente un nuovo Programma di sviluppo regionale, per il quale i parametri debbono essere diversi da quelli del PIL tradizionalmente intesi, cioè anche di natura qualitativa come il BIL. Definizione di un nuovo Piano Paesaggistico Regionale, recependo anche i c.d. codici Urbani e Rutelli e nuova legge urbanistica, come strumento attuativo, che innanzitutto impedisca ulteriore consumo del suolo.
FINANZA PUBBLICA EQUA NEL FEDERALISMO SOSTENIBILE
-Consolidamento del trend di riduzione della pressione fiscale e dell’indebitamento regionale, in un quadro di sostenibilità legato all’evoluzione dei meccanismi applicativi del federalismo fiscale.
-Salvaguardia dei servizi ai cittadini e contrasto ai tagli dei trasferimenti statali.
-Prosecuzione del contrasto dell’evasione e dell’azione di qualificazione della struttura e della spesa del bilancio regionale.
-Garanzia dello stesso livello di impegno della Regione, in termini di spesa e servizi, in ogni territorio delle Marche, dal Sud al Nord: tutti debbono avere uguali diritti e le stesse opportunità di crescita.
-Promozione e salvaguardia di criteri di efficienza, appropriatezza ed economicità nell’erogazione dei servizi a cittadini, famiglie e imprese, anche con la collaborazione tra soggetti pubblici e privati nei servizi di pubblica utilità.
FILIERA SOCIALE E ISTITUZIONALE, NAZIONALE E INTERNAZIONALE
-Potenziamento della filiera sociale e istituzionale, perché è attraverso la partecipazione, l’ascolto e la condivisione progettuale che parte dal basso che si rende possibile realizzare un’azione di governo incisiva attraverso nuove forme di governance con le comunità e le istituzioni locali (concertazione e coesione).
-Progettualità strategica unitaria tra le Regioni del Centro Italia, per un modello “terzo” basato su coesione, qualità sociale, sviluppo e responsabilità, alternativo al dualismo rancoroso oggi prevalente nel Paese, che ha natura rivendicativa e che mina l’unità del Paese.
-Ulteriore potenziamento del ruolo delle Marche nelle sedi di rappresentanza nazionali, europee ed internazionali, a partire dall’Adriatico e dal Mediterraneo, per rafforzare l’immagine della Regione e la sua capacità di attrazione di nuovi investimenti e risorse finanziarie, per sviluppare politiche di pace, cooperazione e integrazione tra i popoli.
Questo è il nostro Progetto di Governo per questa legislatura.
Ad esso dedicheremo tutte le nostre energie .
Per noi non esisteranno altri obiettivi di parte, di categoria, o di interesse territoriale o settoriale.
A questa finalità, rispettosa dei principi di dialogo e tolleranza, chiediamo che siano indirizzate le ambizioni di tutti, sia qui dentro che nella comunità regionale.
Questo mi chiedo e chiedo a voi tutti.
Lo chiedo ai gruppi politici, alle categorie economiche, alle forze sociali, alle organizzazioni dei cittadini e del volontariato, e a tutti i soggetti istituzionali.
Ricerchiamo la realizzazione degli interessi legittimi di ciascuno, mettendo in gioco le nostre migliori energie, sfidandoci reciprocamente nell’impegno alla crescita generale e al benessere di tutta la comunità marchigiana, cercando sempre di comprendere, e facendosi carico - quando è possibile - delle ragioni altrui.
E’ il nostro Progetto di Governo per questa legislatura. Lo porremo - come sempre è avvenuto - a confronto con i cittadini, e ad essi chiederemo costantemente un giudizio, per approfondire o correggere la nostra rotta.
Infatti, non abbiamo altra finalità che il benessere della nostra comunità. Fare le Marche, più forti, più sicure, più belle.
Grazie a tutti quelli che si uniranno a noi per realizzare concretamente questo progetto.
lunedì 19 aprile 2010
venerdì 2 aprile 2010
Bersani abbiamo perso
Caro Bersani,
per quel poco che ho imparato, affacciandomi appena, sul baratro della politica-politica, dovrei dire che è andata bene. Scusa ma non ci riesco. Sono, nonostante l’età, una principiante. Quindi mi applico una grande «P» sulla schiena e provo a dire la verità: abbiamo perso. Abbiamo perso perché non abbiamo vinto. E di questo avevano bisogno gli italiani: che vincesse il centrosinistra. Non era difficile: il Pdl marciava scomposto, eroso dai conflitti interni, a credibilità ridotta per i pasticci e gli scandali (ci sarà pure un tot di gente onesta che si scandalizza e si disamora dei ladri e dei puttanieri!). Il Lazio aveva una candidata forte, una che, nonostante 40 anni di politica-politica, non era né sputtanata né inerte. La Puglia pure aveva un candidato forte. Nicky e Emma: due forze della natura e della cultura. Una autocandidata e poi accettata. L’altro imposto. Era un buon cavallo anche la Bresso: l’atteggiamento sprezzante verso Beppe Grillo, l’ha pagato lei. Povera Mercedes. Dove Grillo è stato considerato un alleato e non un rompicoglioni folcloristico si è vinto. Dove Grillo è stato escluso si è perso. Perché, caro Bersani, la presunzione rende stupidi. Grillo è il punto di riferimento di un’ ampia area di dissenso verso il Governo e sfiducia verso la partitocrazia (tutta, pd incluso). Non sono degli idioti qualunquisti. Hanno delle ottime condivisibli ragioni per prendere la via del «vaffa’...». Occorre ascoltarli. Come occorre ascoltare tutti quegli operai del nord che hanno votato Lega. Lo dico a te, Bersani, perché sei cresciuto in un partito che sapeva bene chi rappresentava e perché. Piantatela di corteggiare il centro. Non è lì la maggioranza degli italiani. La maggioranza degli italiani è sull’orlo di una crisi di nervi. Di identità. Di appartenenza. Dovete andare a prenderli uno per uno. Prima che sia troppo tardi.
Lidia Ravera
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